Fin dai tempi di Wagner si tenta di materializzare il sogno di performance composte da più tecniche artistiche. Questo sogno si sta materializzando a poco a poco nella nostra era ove, alle arti più antiche, se ne uniscono altre, decisamente contemporanee, che prendono piede grazie alle nuove tecnologie.
Questo genere di spettacoli spesso impiega molto impegno a livello temporale, fisico, intellettuale e, soprattutto, economico. Eppure, qualcuno vi è riuscito anche con un semplice appello su Facebook (ovviamente, non solamente con quello).
Egon, nuova produzione di Versiliadanza, è un condensato di quanto descritto fin qui. Un lavoro ideato e realizzato dal danzatore/coreografo storico della Compagnia, Leonardo Diana, che nasce da alcune suggestioni originate dai quadri di Egon Schiele e Gustav Klimt. Entrambi austriaci, entrambi esponenti delle avanguardie artistiche (la Secessione viennese), entrambi portati a ritrarre i corpi in maniera del tutto personale e/o distorta – eppure diversi nello stile e nelle tematiche. Più vicino al simbolismo il secondo, mentre di chiara matrice espressionista il primo. Ma, come suggerisce il titolo dello spettacolo, è senz’altro Schiele il principale ispiratore del coreografo. Sia come artista sia, soprattutto, come uomo.
Le tre danzatrici in scena sono in qualche modo seguite dallo sguardo e guidate dai movimenti dell’unico danzatore (lo stesso Diana). Ogni elemento della scena è mirato a delineare e definire il rapporto partecipativo o defilato dell’uomo con le donne.
L’animo maschile scopre, cerca di conoscere, riconoscere e disconoscere quello femminile attraverso tortuose ma pacate vie. Nel contempo, gli animi femminili sembrano bramare un maschio sfuggente, non venendo comunque meno alla propria consapevolezza libidica, materna, fisica e psichica. Un riflesso dell’esistenza di Schiele, ma anche del tempo storico da lui vissuto.
Le tre danzatrici e il ballerino ripropongono i corpi torti e avvinghiati comuni ai ritratti di Klimt e Schiele. Le coreografie li costruiscono o li evocano. C’è un evidente richiamo alle pose femminili dei quadri di Egon. Le musiche evocano le atmosfere e i sentimenti turbati dell’artista, mentre le proiezioni partecipano direttamente al disegno coreografico. Le immagini, in particolare, costruiscono “nuovi quadri” in movimento. L’esteriorità si unisce all’interiorità di anime turbate, indecise, bisognose di contatto libidico e, al contempo, materno – elemento, questo, tipico delle filosofie e degli studi psicanalitici che si stavano affermando in quel periodo.
Dal nostro punto di vista è assai difficile parlare di uno spettacolo di tali fattezze: una incastonatura di elementi fusi in una danza che esprime l’indicibile, in grado – con le giuste conoscenze da parte dello spettatore – di produrre un effetto quasi magico. Uno spettacolo, ancora non perfetto nella sua unitarietà, anche a causa dell’oggettiva difficoltà dell’impresa, e principalmente sul versante delle interpreti femminili, dato che – al di là della coreografia in senso stretto – sarebbe necessario, forse, un lavoro a livello espressivo più maturo.
Caris Ienco
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111r – Firenze
venerdì 27 ottobre, ore 21.00
www.teatroflorida.itEGON
Introspettiva da Klimt a Schiele
coreografia Leonardo Diana
con Barbara Carulli, Valentina Sechi, Naomi Segazzi e Leonardo Diana
video PROFORMA (Nicola Buttari e Martino Chiti)
musiche Andrea Serrapiglio e Luca Serrapiglio
drammaturgia Filippo Figone e Leonardo Diana
light design Gabriele Termine
scenografia Eva Sgrò
spazialità sonora Luigi Agostini
produzione Versiliadanza