Silvana Editoriale dà alle stampe il fitto carteggio tra l’architetto Gio Ponti e l’arcivescovo Guglielmo Motolese, il committente della concattedrale di Taranto. Lettera dopo lettera si segue l’evoluzione dell’idea progettuale e i mille problemi incontrati in fase di realizzazione.
Vittorio De Marco nel 1989 cura La vela di Gio Ponti, la prima monografia basata su fonti inedite dedicata alla concattedrale di Taranto. Per l’occasione l’arcivescovo Guglielmo Motolese gli mette a disposizione i documenti d’archivio, inclusa la corrispondenza intrattenuta per quindici anni con l’architetto autore di quello che oggi è un elemento iconico della città.
Trent’anni dopo, in occasione del cinquantennale della consacrazione dell’edificio alla Gran Madre di Dio, De Marco riprende in mano quelle lettere e le pubblica, accompagnate da un ampio testo introduttivo, in Gio Ponti e la concattedrale di Taranto. Lettere al committente Guglielmo Motolese (1964-1979). È un volume interessante su più fronti, che restituisce un ritratto di Ponti tanto dal punto di vista professionale quanto umano perchè, come lo stesso Vittorio De Marco spiega, “si tratta di un epistolario quasi a senso unico perché la maggior parte delle lettere sono scritte da Ponti; le risposte del committente, che l’architetto definiva “concise, dirette, perfette”, avevano una cadenza più sporadica” (pag. 6).
La prima lettera risale al 21 marzo 1964 quanto Ponti ringrazia Guglielmo Motolese per avergli esposto le proprie idee per la nuova cattedrale e avergli fornito indicazioni per visitare esempi significativi di architettura di quella terra. L’ultima lettera è del 30 maggio 1979, l’ha spedita Gio Ponti all’arcivescovo per aggiornarlo su alcuni problemi tecnici; il 16 settembre di quell’anno il progettista muore nella sua Milano.
L’idea della nuova concattedrale risale a un paio di anni prima dell’inizio del rapporto epistolare, quando Motolese viene proclamato arcivescovo di Taranto (11 febbraio 1962). L’IIAL – Istituto Internazionale di Arte Liturgica rivolge inizialmente l’invito a Pier Luigi Nervi e, quando costui rinuncia, opta per Gio Ponti, autore di svariate chiese nel dopoguerra. IIAL, in base agli accordi, supporterebbe il progettista in veste di consulente per gli aspetti liturgici ma, anche in seguito all’intercessione di Motolese che accoglie le proteste di Ponti per eccesiva ingerenza, riperimetra progressivamente il proprio ruolo, intervenendo dapprima solo sulle decorazioni interne e successivamente abbandonando anche tale ambito.
Al di là dell’incontestabile valore documentale, l’epistolario ricostruisce l’approccio di Gio Ponti all’opera – che considera la più impegnativa ma anche la più gratificante della propria lunga carriera – ripercorrendone cronologicamente l’itinerario progettuale ma pure intellettuale e spirituale. Egli sviluppa l’idea di una chiesa materiale quale casa di Dio per l’uomo, parte integrante del territorio dove agisce e non lontana dai fedeli. Nasce così un progetto di scala urbana, di cui la chiesa ne è il fulcro, con la grande vela che svetta alta verso il cielo, destinata a ospitare le campane e sorreggere la croce.
“La chiesa è di oggi perché pensata in una ispirazione di oggi e perché autentica nella sua invenzione espressiva. Ma nei volumi l’ho voluta tale da non poter far pensare che ad una chiesa (nonché attuabile con santa parsimonia di mezzi)” spiega nella terza lettera datata 26 marzo 1964 (pag. 40). L’edificio sacro, come descrive a Mottolese, si specchia in una sequenza di tre vasche d’acqua che ne amplificano l’immagine e, con essa, il potere evocativo; un giardino protegge i percorsi di accesso di bambini e anziani, evitando loro strade trafficate; nel complesso trovano spazio asilo, scuola, museo, centro sociale e poi, oltre il giardino, case popolari che non siano troppo alte per non celare la vela.
Man mano le idee prendono forma sul tecnigrafo le lettere raccontano del progettista che si confronta con la tipologia e la simbologia religiosa ma pure con il ruolo sociale della chiesa e dell’architettura. Quando invece il progetto entra in cantiere l’uomo cede definitivamente il passo al professionista alle prese con continui inconvenienti di cantiere. Inconvenienti che influiscono sulle tempistiche e sul budget, problemi che si manifestano anche negli anni successivi alla consacrazione contribuendo, in un certo senso, a tener vivo il rapporto tra Ponti e Motolese.
La gestione del rapporto con il cliente per un architetto è sempre un aspetto del lavoro estremamente impegnativo, forse più della progettazione e della direzione lavori. Ogni comunicazione, dalla stesura dell’offerta iniziale alle più amene richieste di pubblicazione dell’opera finita, è un’autentica prova di diplomazia che, per nessun motivo deve compromettere il rapporto di fiducia tra le parti. È indubbiamente vero, come ci teneva a ricordare Vittorio Gregotti, che l’architetto, forte della formazione ricevuta e dell’esperienza accumulata, è un professionista chiamato ad assumere precise responsabilità e, nel caso, a guidare il cliente nella scelta migliore. Purtroppo, non è sempre semplice convincere l’interlocutore della validità delle proprie scelte, esporgli problematiche inattese o, peggio, comunicare aumenti di tempi e costi. In tal senso il volume a cura di Vittorio De Marco è un modello prezioso cui attingere per eleganza e autorevolezza nel modo di porsi.
Un modo di porsi che, come evidenziano le fotografie degli originali poste in appendice al volume, è, anche a livello grafico, estremamente raffinato ed estroso. Siano esse missive dattiloscritte o vergate a mano, i testi sono sovente accompagnati dagli schizzi a china per rendere più comprensibile un’idea oppure da decorazioni eseguite con pennarelli colorati o disegni sfumati con le dita. Un modo di porsi forse superato eppure ancora fonte di spunti preziosi.
Silvana Costa
Gio Ponti e la concattedrale di Taranto
Lettere al committente Guglielmo Motolese (1964-1979)
a cura di Vittorio De Marco
Silvana Editoriale, 2020
17 x 24 cm, 416 pagine, 150 illustrazioni, brossura con alette
prezzo 26,00 Euro
www.silvanaeditoriale.it