Giulio Romano. Arte e Desiderio

Nell’ambito degli eventi organizzati dalla città di Mantova per l’anno dedicato a Giulio Romano una mostra a Palazzo Te sviluppa la tematica dell’erotismo protagonista di tante sue opere.

Baldassarre Castiglione, diplomatico presso il Papato, è incaricato dal marchese Federico II Gonzaga di fare scouting tra gli artisti romani alla ricerca di un giovane da inserire a corte, all’altezza di predecessori del calibro di Andrea Mantegna e Leon Battista Alberti. Egli individua nella cerchia di Raffaello Giulio Romano, forse il più talentuoso degli allievi, colui che alla morte del maestro ne eredita la bottega e la direzione dei cantieri. Nel 1524 Giulio Romano giunge a Mantova, cenacolo culturale tra i più prestigiosi d’Europa, accolto con gran tripudio.
Uno dei primi incarichi assegnatogli da Federico II consiste nel riassetto della facciata della palazzina annessa alle scuderie, posta al di là del ponte di San Sebastiano, nel luogo del Tejeto. Soddisfatto del lavoro il marchese gli chiede di aggiungere nuove ali all’edificio, creando una villa dedicata all’ozio e al piacere dove ospitare Isabella Boschetti, la sua favorita. Gli affreschi ideati da Giulio Romano per le sale interne di Palazzo Te si suddividono in due serie nettamente distinte: il primo ciclo, a sfondo ludico, include il Salone dei Cavalli, la Sala di Psiche, le Camere del Sole, dei Venti o dello Zodiaco e quella delle Aquile. Il secondo filone celebra invece la gloria di Carlo V in visita a Mantova nel 1530: in tale occasione l’imperatore eleva il titolo nobiliare di Federico II a duca, rafforzando il ruolo dei Gonzaga quali suoi vicari sul territorio. Afferiscono a questa serie le pitture per la Loggia di Davide, le Camere degli Stucchi e dell’Imperatore e la sala dei Giganti,  tutte allegorie storiche o mitologiche del potere di Carlo V, sancito anche dalle recenti vittorie in terra italiana sulla Lega di Cognac.
Dalla Sala di Amore e Psiche ha origine la mostra Arte e Desiderio a cura di Barbara Furlotti, Guido Rebecchini e Linda Wolk-Simon, un progetto che vanta l’allestimento firmato dallo studio Lissoni Associati. L’esposizione fa parte del palinsesto di eventi ideati per l’anno dedicato a Giulio Romano a Mantova e, come la parallela “con nuova e stravagante maniera” in corso a Palazzo Ducale, è visitabile fino al 6 gennaio 2020. Arte e Desiderio è la prima di una serie di iniziative che, nelle intenzioni degli organizzatori, sviluppa i temi narrativi presenti a Palazzo Te, opera centrale della carriera di Giulio Romano in cui arte e architettura si fondono anche grazie all’ambiente – naturale o costruito – che fa da sfondo a molti degli affreschi.
Nel complesso di un apparato decorativo che allieti la corte, la Sala di Amore e Psiche (1526/28) è destinata a celebrare la sensualità del corpo femminile e il piacere del gioco amoroso: non a caso sul soffitto compare la salamandra emblema di Federico II avvolta da un cartiglio che dichiara “quod huic deest me torquet” (ciò che le manca, tormenta me). L’anfibio dal sangue freddo è ritenuto dalla credenza popolare immune al fuoco, sia quello reale sia quello metaforico della passione amorosa. Il motto del nobile signore potrebbe dunque essere un valido sottotitolo alla mostra ospitata in quel luogo di piacere che è Palazzo Te.
Arte e Desiderio si articola in 6 sezioni concepite per approfondire la relazione tra il tema erotico nella Roma classica e le invenzioni figurative cinquecentesche, non sempre tollerate dalle istituzioni. I visitatori all’inizio del percorso sono accolti proprio da una di quelle Veneri che il terreno di Roma restituisce generosamente in occasione di scavi, una scultura antica donata dall’artista a Federico II per la sua preziosa collezione.

La prima sezione, allestita nella Camera dell’Imperatore, ricorda la formazione di Giulio Romano Nella bottega di Raffaello recando all’attenzione del pubblico due casi: la Stufetta del Cardinal Bernardo Dovizi Bibbiena nel Palazzo Apostolico (1516) e la Loggia di Amore e Psiche alla Villa Farnesina (1518), entrambe a Roma.
La Stufetta del Cardinale è un piccolo ambiente, una sorta di bagno, adornato con le avventure amorose di Venere descritte da Ovidio, rappresentate alla maniera delle antiche dimore romane. Un tema forse inappropriato per gli alloggi di un alto prelato e per tale motivo relegato in un settore intimo della residenza, dove solo lui e persone fidate hanno accesso.
Villa Farnesina è una delle prime ville suburbane della città, costruita su progetto di Baldassarre Peruzzi per il banchiere senese Agostino Chigi. Al centro della volta dell’importante loggia sui giardini spiccano le raffigurazioni del Concilio degli dei e del Convito nuziale mentre attorno si sviluppano episodi delle vicende dei due innamorati. Si tratta degli stessi tema e schema narrativo poi riproposti da Giulio Romano a Mantova, con i due banchetti – quello riservato agli dei e il rustico sulle pareti Sud e Ovest – e la novella di Apuleio articolata negli ottagoni a soffitto e nelle lunette sottostanti.

Superata dopo svariati minuti di contemplazione la Camera dei Giganti – che per l’occasione sfoggia un nuovo progetto di illuminazione – ci si immette in una serie di camerini decorati con semplici grottesche. Da qui riprende la mostra evocando il volume I Modi (1524), una raccolta di sonetti di Pietro Aretino illustratati da Giulio Romano, stampata da Marcantonio Raimondi. Le autorità, turbate dalla sconcezza della rappresentazione, dispongono quasi immediatamente la confisca delle copie in circolazione e la distruzione delle matrici. L’operazione della gendarmeria papale non può tuttavia impedire la riproduzione privata delle tavole sotto forma di disegni, sculture e maioliche, trasformando una goliardata in un nuovo filone commerciale di successo. Le incisioni rispettano formalmente i requisiti del classicismo raffaellesco ma si spogliano del velo mitologico e amoroso per illustrare, con una certa brutalità caricaturale, posizioni erotiche acrobatiche e fantasiose. A rivendicare le lontane origini del genere sono presenti un bassorilievo da Pompei (50 d.C. circa) e una serie di Spintriae, tessere della prima metà del I secolo d.C. create in occasione di trionfi militari e raffiguranti da un lato un numero romano e dall’altro ritratti di imperatori, scene allegoriche o, come nella variante esposta, espliciti incontri erotici.

Arte e Seduzione mette a confronto La Fornarina (1520 nella copia eseguita da Raffaellino del Colle), prototipo della bellezza ideale secondo Raffaello, con il Ritratto di cortigiana (1521/22) di Giulio Romano. Entrambe le opere associano la sensualità femminile alla nudità, a guisa di Venere nelle rappresentazioni di epoca classica, ma con un atteggiamento diametralmente opposto tra loro. La Fornarina volge pudicamente lo sguardo altrove, quasi imbarazzata nell’esporre il corpo a sguardo altrui, mentre la cortigiana ostenta orgogliosa i preziosi gioielli simbolo dello status sociale raggiunto e fissa la persona in arrivo rivolgendogli un cenno di saluto, eloquente invito a entrare nel suo boudoir. Guardare ed essere guardati è un gesto ricorrente nelle creazioni di Giulio Romano e allude al ruolo partecipe dell’osservatore che stabilisce un legame intimo con i personaggi immortalati.

Nella sala dedicata a Gli amori degli dei incisioni e disegni dimostrano come per gli artisti del Cinquecento bastasse mascherare la scena erotica da episodio mitologico per aggirare la scure della censura. A esempio di questo stratagemma i curatori hanno scelto Amori degli dei, la serie commissionata a Rosso Fiorentino e Perino del Vaga dallo stampatore Baviera – che in precedenza aveva collaborato con Raffaello – e Giove e Giunone sul letto nuziale (1531), il bozzetto per uno dei 6 arazzi chiesti da Andrea Doria a Perino del Vaga per il suo palazzo genovese. A questa serie, dedicata agli amori del sovrano dell’Olimpo, afferisce anche il cartone per Giove e Danae giunto dal Musée du Louvre e visibile nella sezione seguente.

Si giunge così a Gli amanti, sezione imperniata sul pezzo più atteso di tutta l’esposizione: il monumentale dipinto – 163x 337 cm – dal titolo omonimo, realizzato a Roma da Giulio Romano nel 1524 e recato con sé a Mantova quale dono per Federico II. L’opera rappresenta due giovani su un letto nel momento dei preliminari amorosi; da dietro la porta della stanza spunta una donna anziana intenta a spiare le loro azioni. Ogni dettaglio del quadro è investito di una complessa simbologia che tutt’ora divide la critica al pari dell’identità dei protagonisti. Gli amanti è il dono con cui l’artista vuole dimostrare a Federico II di aver ben compreso come la sua missione sia intrattenere gioiosamente la corte, relegando le storie di sofferenza e martirii alle sole pale d’altare. Se si ritorna a osservare le sale affrescate di Palazzo Te, soffermandosi con attenzione sui dettagli espressivi, ci si scopre infatti a giocare con gli sguardi dei cavalli, a sorridere di certi volti caricaturali e gesti ieratici o a indovinare cosa faccia brillare lo sguardo malizioso delle dee.
Un tono ludico che, insieme a soggetto e cronologia, accomuna Gli amanti alle altre due grandi opere esposte nella sala: il già citato Giove e Danae e l’arazzo La visione di Aglauro della camera nuziale di Erse (1540 circa) di Giovanni Battista Lodi da Cremona, proveniente dal Metropolitan Museum of Art di New York e ispirato a un’opera concepita da Raffaello per la camera da letto di Chigi alla Villa Farnesina.

Toccato l’apice della meraviglia il visitatore accede all’ultima sezione, intitolata Le passioni di Giove con cui i curatori riflettono sulla diffusione dell’erotismo nell’arte. Un viaggio ideale che dall’antichità, passando per le eleganti composizioni di Raffaello, giunge alle lussuriose visioni manieriste di Giulio Romano, prototipo di uno stile che prende velocemente piede in tutta Europa grazie alla diffusione delle riproduzioni a mezzo stampa. In questa sala si contempla Leda e il cigno, un’opera perduta di Michelangelo considerata un capolavoro di sensualità dai contemporanei, qui presente nella riproduzione a carboncino di Rosso Fiorentino; il cartone originale è eseguito per Alfonso I d’Este, signore di Ferrara e zio di Federico II. Ai suoi piedi è posta la cinquecentesca statua del Cupido dormiente a evocazione della scultura di identico soggetto, opera anch’essa di Michelangelo, conservata da Isabella d’Este nella sua camera delle meraviglie. Lo sguardo si sposta quindi su Giove e Danae (1530/32) del Correggio, la tela parte di una serie di 4 sugli amori di Giove commissionate da Federico II quale dono per Carlo V; il pittore durante il soggiorno a Milano deve aver sicuramente ammirato il lavoro di Leonardo a giudicare dai corpi resi con una freschezza, una morbidezza e una dolcezza assolutamente sconosciute a Giulio Romano.

Giulio Romano a Mantova. Arte e Desiderio è una mostra sicuramente di dimensioni più contenute rispetto a quella in corso a Palazzo Ducale ma è decisamente più varia e ritmata. A Palazzo Te nelle sale espositive i disegni e le stampe si combinano con fotografie, sculture, cartoni, arazzi e dipinti; il manufatto antico si confronta con il manierista a dimostrazione di come costituisca per Giulio Romano il punto di partenza per una complessa riflessione tematica e stilistica e mai un mero oggetto da copiare.

Silvana Costa

La mostra continua:
Palazzo Te
viale Te 13 – Mantova
fino a lunedì 6 gennaio 2020
orari – ora legale: lunedì 13.00-19.30
martedì  – domenica 9.00-19.30
ora solare: lunedì 13.00-18.30
martedì – domenica 9.00-18-30
chiuso il 25 dicembre
www.fondazionepalazzote.it

Giulio Romano a Mantova
Arte e Desiderio
a cura di Barbara Furlotti, Guido Rebecchini, Linda Wolk-Simon
progetto espositivo Lissoni Associati – Piero Lissoni, Gianni Fiore
progetto grafico Studio Sonnoli – Leonardo Sonnoli, Irene Bacchi
promossa da Comune di Mantova, Fondazione Palazzo Te, Museo Civico di Palazzo Te
organizzata e prodotta in partenariato con la casa editrice Electa
www.giulioromanomantova.it

Catalogo:
Giulio Romano a Mantova
Arte e Desiderio
a cura di Barbara Furlotti, Guido Rebecchini, Linda Wolk-Simon
Electa, 2019
24 x 31 cm, 224 pagine, brossura con alette
prezzo: 35,00 Euro
www.electa.it