Gramsci gay

Mauro Lamantia veste i panni di Antonio Gramsci nella pièce di Iacopo Gardelli intesa a restituire il pensiero dell’intellettuale e politico italiano utilizzando quello stesso approccio concreto, preciso e trasparente, sorretto da fatti ed esempi storici che ne contraddistingue gli scritti.

Al Teatro Elfo Puccini di Milano sino a domenica 21 aprile è in scena Gramsci gay, la pièce di Iacopo Gardelli vincitrice nel 2022 della borsa teatrale Anna Pancirolli e del bando Teatro… Voce della società giovanile.
Gardelli, grazie all’incisiva interpretazione offerta da Mauro Lamantia diretto da Matteo Gatta, presenta al pubblico un ritratto di Antonio Gramsci eseguito all’indomani dello sciopero delle lancette dell’aprile 1920. Lamantia, quando si abbassano le luci in sala, fa il suo ingresso e, senza preamboli, prende a sfogarsi con il pubblico in platea per la disfatta subita dagli operai delle fabbriche torinesi in sciopero cui, con il trascorrere dei giorni, si sono uniti quelli del resto del Piemonte e i braccianti agricoli. L’indignazione per la reazione di PSI e GCL, incapaci di supportare adeguatamente lo sciopero, si trasforma in rabbia nel descrivere l’orrore dinanzi al violento intervento armato dello Stato, un’azione eccessiva per reprimere cittadini mobilitati per far valere i propri diritti a migliori condizioni di lavoro. Un’azione eccessiva da intendersi quale funesta avvisaglia della progressiva affermazione del fascismo e dei suoi metodi di governo.
Lamantia con gli occhiali dalla montatura in filo metallico, i capelli vaporosi e l’abito in cui sembra perdersi dentro rende perfettamente l’idea di Gramsci, un uomo dalla corporatura esile e gracile ma dotato di grandi doti intellettive e senso civico. L’impulso a difendere i diritti delle fasce più povere e, quindi, deboli della popolazione nasce in Gramsci già negli anni della giovinezza, quando ancora bambino e nonostante i problemi di salute è costretto a lavorare per contribuire al modesto bilancio famigliare. Le ristrettezze economiche ostacolano pure il suo desiderio di proseguire gli studi, obbligandolo inizialmente a studiare da autodidatta mentre coetanei meno brillanti vedono spalancarsi le porte del ginnasio solo in virtù del proprio stato sociale. Gramsci trova nei testi di Marx – e nella loro applicazione in Russia, dove portano alla caduta dello zar – lo stimolo per spendersi in Italia ad abbattere l’egemonia di pochi privilegiati sui molti e, nel 1921, alla fondazione del Partito Comunista Italiano.
Vittima delle repressioni del governo fascista, Antonio Gramsci viene arrestato a Roma l’8 novembre 1926, processato sommariamente nonostante goda dell’immunità parlamentare e condannato a vent’anni di pena. Nell’arco della prigionia Gramsci trascorre cinque anni, dal 1928 al 1933, a Turi dove inizia la stesura dei Quaderni dal carcere, recuperati dopo la sua morte e custoditi a Mosca sino al 1948 quando Giulio Einaudi ne inizia la pubblicazione. Gardelli mutua proprio dai Quaderni dal carcere alcune delle immagini utilizzate da Gramsci per rendere intellegibile alle masse il proprio pensiero e, più in generale, gli ideali alla base della filosofia marxista.
L’autore confida “in un passaggio dello spettacolo era necessario esplicitare meglio il rapporto marxiano fra struttura e sovra-struttura. Ho cercato a lungo, inutilmente, una metafora efficace che potesse aiutare lo spettatore a seguire il filo del discorso. Fidandomi di Gramsci, ho ripercorso buona parte dei Quaderni in cerca di aiuto – e l’ho trovato”.
Iacopo Gardelli con Gramsci gay restituisce vigore e tridimensionalità a una figura fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese, oggi sbiadita – se non dimenticata – tra i libri di storia anche per colpa di un sistema scolastico che dedica maggior attenzione alle guerre puniche che ai fatti del Novecento. La seconda parte dello spettacolo vede infatti protagonista Nino Russo, un giovane di Turi reo di aver imbrattato il murales dedicato a Gramsci realizzato sulle mura del carcere cittadino.
Nino Russo non comprende la gravità del proprio gesto, uno sfregio compiuto per noia e malessere interiore contro un bene pubblico. Egli nemmeno sa chi sia Antonio Gramsci e quel “gay” vergato sopra il murales per lui è un insulto qualunque a colui che crede uno dei tanti politici inutili e insignificanti d’Italia. È la voce fuori campo di Mattia Sartoni che in commissariato gli spiega quanto lontano dalla realtà sia il suo pensiero, permettendogli con questa lezione di prendere consapevolezza della storia e, di rimando, del proprio presente.
Ottimo il lavoro svolto da Matteo Gatta con Mauro Lamantia nel rendere coinvolgente un pezzo importante di storia italiana: quando il personaggio di Antonio Gramsci si rivolge al pubblico come si trattasse di un gruppo di operai e sindacalisti è impossibile ignorarlo, sentendosi, oggi come un secolo fa, chiamati in causa a difendere attivamente i nostri diritti di cittadini.
L’augurio è che Gramsci gay possa essere proposto alle scuole per aiutare i giovani, partendo dal recente passato, a costruire un futuro in cui non si ripetano certi errori.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini Sala Bausch
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 21 aprile 2024
orari: martedì, mercoledì, giovedì e sabato 19.30
venerdì 21.00, domenica 15.30
www.elfo.org

Gramsci gay
di Iacopo Gardelli
regia Matteo Gatta
con Mauro Lamantia
costumi e scenografia Gaia Crespi
tecnica e voce Mattia Sartoni
produzione Studio Doiz
vincitore della borsa teatrale Anna Pancirolli 2022
vincitore del bando Teatro… Voce della società giovanile 2022
durata 1 ora