Harraga

Giulio Piscitelli 3Forma Meravigli celebra il lavoro sulle migrazioni compiuto da Giulio Piscitelli, vincitore della tredicesima edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, istituito dal GRIN – Gruppo Redattori Iconografici Nazionale.

All’ingresso di Harraga, la mostra fotografica in corso a Forma Meravigli, veniamo accolti da tre splendide immagini che sintetizzano l’attenzione pluriennale di Giulio Piscitelli ai grandi flussi di persone in fuga dall’Africa e dall’Asia. In questi anni, dalle pagine dei giornali, gli scatti di Piscitelli hanno saputo toccare gli animi e informare il mondo sul dramma in corso, tuttavia la prima cosa che colpisce guardandoli è lo straordinario equilibrio compositivo unito alla vividezza dei colori. La nostra è forse una constatazione cinica eppure i photo editor sanno che è con l’incisività dell’immagine che si cattura l’attenzione dei lettori, immagine che, ovviamente, deve essere appropriata al taglio dell’articolo e alla testata. Non a caso, all’intuizione progettuale di Piscitelli, sviluppata a partire dal 2011 – quando ancora si parla poco di immigrazione – e in continua implementazione, è stato assegnato per il 2016 il Premio intitolato ad Amilcare G. Ponchielli, il primo photo editor italiano. La giuria, presieduta da Luca Dini direttore di Vanity Fair, conta tra i suoi membri anche Luca Rotondo, vincitore della precedente edizione
Il progetto di ricerca intrapreso da Giulio Piscitelli nasce quasi casualmente, nel 2010, a Rosarno, immortalando gli scontri tra i raccoglitori d’arance e le forze dell’ordine, trasformatisi in breve tempo in una vera e propria caccia all’uomo di colore. Guidato da curiosità giornalistica, il reporter decide di indagare da dove vengano quei braccianti, come siano arrivati in Italia e in quali condizioni vivano e, ben presto, comprende di trovarsi dinnanzi a una realtà estremamente complessa, che si espande in molteplici direzioni, tutte da esplorare.
Nel 2011 si reca in Tunisia per fare foto in uno dei più grossi campi profughi sito alle porte dell’Europa: qui, trovandosi in competizione con fotografi di alta caratura, comprende la necessità di realizzare un servizio esclusivo, che induca i giornali ad acquistare il suo reportage tra i tanti disponibili. Grazie a contatti nati sul posto, Piscitelli convince un gruppo di contrabbandieri ad imbarcarlo con i profughi, a suo rischio e pericolo, per la traversata del Mediterraneo. A giudicare dalle immagini esposte, è questa solo la prima di una lunga serie di spedizioni in cui mette a repentaglio la vita: tra le sue mani, la macchina fotografica diviene uno strumento per uscire dall’ignoranza, per conoscere queste persone che vivono ormai in mezzo a noi, per crescere sia culturalmente sia umanamente. Così ragionando è possibile comprendere la scelta di Piscitelli di alternare i viaggi all’estero con l’indagine delle piccole realtà italiane. Non si tratta di eventi eclatanti, da prima pagina, ma di tante piccole storie che rappresentano il fenomeno migratorio; storie che vedono coinvolte le seconde generazioni di immigrati; storie legate alle crisi dei luoghi in cui accadono; storie di sfruttamento e violenza.
Harraga, in dialetto algerino e marocchino, indica i migranti che viaggiano senza documenti, persone come Hassan Mekki, trentatreenne sudanese percosso violentemente, nel novembre 2012 in Grecia, da persone legate al partito nazifascista Alba Dorata. Privo di documenti, Hassan si ritrova anche privo di diritti civili e non può denunciare i suoi aguzzini senza incorrere nell’arresto.
A Forma Meravigli è in mostra una percentuale significativa dell’opera di Giulio Piscitelli e possiamo immaginare l’impegnativa cernita compiuta da Giulia Tornari – la curatrice – in tandem con l’autore stesso. Il percorso di visita si snoda attraverso tre sale, ciascuna dedicata a un differente capitolo del lavoro di Giulio Piscitelli: la prima espone le testimonianze raccolte in Nord Africa, nel corso dei servizi realizzati in Libia, Egitto, Tunisia e nell’enclave spagnola di Melilla; il viaggio del 2014 nella porzione di Sahara tra Sudan e Libia, un non-luogo che non compare nemmeno sulle mappe GPS. La seconda sala è dedicata in gran parte all’Italia: i lavoratori nelle campagne, il recupero delle salme in mare e i centri d’accoglienza. Su una parete sono illustrati i CIE – Centri di Identificazione ed Espulsione, di cui Giulia Tornari ha scelto di mostrare solo le architetture e non le persone costrette a soggiornarvi, quasi a forzare il pubblico a una riflessione sul significato profondo di tali luoghi. Di fronte sono esposte le fotografie scattate nel campo profughi informale di Calais, in cui i migranti si arrangiano per sopravvivere, riparandosi in tende di fortuna e creando negozi, locali e luoghi di ritrovo in modo da dar vita a un piccolo centro autonomo, lontano dall’ufficialità e dagli occhi di chi non vuol sapere. Nell’ultima sala sono esposti i reportage più recenti, realizzati in Spagna e nell’Europa orientale, in Iraq, nel 2016 durante gli aspri combattimenti con i militanti dell’ISIS, e in Grecia.
La parola chiave, ripetuta più volte da Giulio Piscitelli durante la presentazione della mostra, è “capire”. Capire rende quasi impossibile dimenticare. Per tale motivo, ogni singola fotografia è accompagnata da una dettagliata didascalia mentre, nelle sale, sono collocate mappe che illustrano le direttrici e le portate dei flussi migratori per meglio contestualizzare le immagini esposte.
Ad Harraga è accostata una seconda mostra: John Berger e Jean Mohr. Il settimo uomo. Una narrazione di immagini e parole sull’esperienza dei lavoratori migranti in Europa. Quaranta riproduzioni tratte dalla riedizione del volume Il settimo uomo, stampato per la prima volta quarant’anni fa, per ricordare, come lo stesso autore afferma, “come, nel corso degli anni Sessanta del secolo scorso, l’economia delle nazioni ricche d’Europa fosse diventata dipendente dalla manodopera di varie nazioni più povere”.
L’attualità delle fotografie di Giulio Piscitelli dialoga con il recente passato immortalato da Jean Mohr e noi ci domandiamo come sia possibile che il processo evolutivo abbia ridotto così drasticamente la memoria dell’essere umano.

Silvana Costa

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Le mostre continuano:
Forma Meravigli
via Meravigli 5 – Milano
fino a domenica 26 marzo 2017
orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00
giovedì dalle 12.00 alle 23.00
lunedì e martedì chiuso
www.formafoto.it

Harraga
Fotografie di Giulio Piscitelli
a cura di Giulia Tornari
vincitore della 13esima edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, istituito dal GRIN (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale)
https://giuliopiscitelli.viewbook.com/

John Berger e Jean Mohr
Il settimo uomo
Una narrazione di immagini e parole sull’esperienza dei lavoratori migranti in Europa
testi di John Berger
fotografie di Jean Mohr

Pubblicazioni:
Harraga.
On the road, burning borders
Giulio Piscitelli

20x26cm; 182 pagine; 130 fotografie a colori; copertina rigida
prezzo 39,00 Euro

Il settimo uomo
John Berger, Jean Mohr

traduzione di Maria Nadotti
16×22,4cm; 248 pagine; 100 fotografie in b/n; cartonato con dorso telato
prezzo 24,90 Euro
www.contrastobooks.com

Eventi in programma:
venerdì 24 febbraio ore 18.30
Visita guidata alla mostra con Giulio Piscitelli.

giovedì 2 marzo, ore 18.30
Lo sguardo di John Berger.
intervengono Maria Nadotti e Gianluigi Colin.
omaggio all’autore in occasione della pubblicazione de Il settimo uomo (Contrasto).
nel corso della serata verranno proiettati contributi video.

giovedì 23 marzo, ore 18.30
Sulla strada. Migranti e senza dimora nello sguardo di tre generazioni di fotografi.
Mariateresa Cerretelli, presidente del Grin e Andrea Bellardinelli, responsabile del programma Italia di Emergency, dialogano con Alessandro Grassani, Uliano Lucas, Rocco Rorandelli e Luca Rotondo in una serata dedicata al fotogiornalismo.
durante l’evento verrà annunciato il bando della prossima edizione del Premio Ponchielli.