Ho paura torero

Lino Guanciale è il drammaturgo e il protagonista della trasposizione teatrale di Ho paura torero, il romanzo di Pedro Lemebel ambientato in Cile durante la dittatura di Pinochet.

Ho paura torero, ho paura che stasera il tuo sorriso svanisca”. Inizia con queste parole cantate dalla Fata dell’angolo Ho paura torero, lo struggete romanzo di Pedro Lemebel da cui è tratto lo spettacolo in scena sino all’11 febbraio al Piccolo Teatro di via Rovello a Milano.
La storia è ambientata in Cile nel 1986, nei mesi che precedono l’attentato del 7 settembre al generale Augusto Pinochet a opera del Fronte Patriottico Manuel Rodríguez. Lemebel pone in primo piano l’amore della Fata dell’angolo per il rivoluzionario Carlos mentre sullo sfondo racconta la vita a Santiago tra continue perquisizioni, lo strazio dei parenti dei desaparecidos, la povertà dei tanti e l’ostentata ricchezza dei gerarchi del regime oltre alla denuncia della condizione di semi clandestinità in cui vivono gli omosessuali.
Ho paura torero, pubblicato nel 2001, è considerato un autentico cult nel paese sudamericano, per anni in cima alle classifiche di vendita. Lino Guanciale, imbattutosi per caso nel romanzo, se ne appassiona immediatamente e propone a Claudio Longhi di portarlo in scena al Piccolo, teatro simbolo della rinascita culturale milanese dalle tenebre della dittatura e della guerra, fondato nel 1947 nell’edificio di via Rovello adibito dopo l’armistizio a centro di detenzione e tortura dalla Legione autonoma mobile Ettore Muti, il corpo militare della Repubblica Sociale Italiana. Nasce così uno spettacolo dalla forte carica sociale e simbolica, frutto del lavoro corale di Lino Guanciale per la drammaturgia, di Alejandro Tantanian per la trasposizione teatrale e di Claudio Longhi per la regia.
Lino Guanciale è quell’“uccellina ossigenata” della Fata dell’angolo, la voce narrante che, prendendo a prestito le pagine del libro di Lemebel – inclusa la dedica iniziale – rievoca i mesi trascorsi cullando il proprio amore per Carlos: ne esce un racconto in terza persona, lasciando ai personaggi solamente lo spazio per pronunciare le proprie battute. Un racconto struggente, di una felicità immaginata e mai afferrata, di un periodo della vita ormai concluso e archiviato nei ricordi, di un’altra sé cui è dedicato un posto speciale nel cuore.
Carlos (Francesco Centorame) è un giovane anarchico conosciuto per caso dalla Fata all’emporio, bello e misterioso, sempre restio a raccontarsi. Entrano impeditamente in sintonia e Carlos trova nella casa sbilenca e diroccata della Fata un covo dove custodire casse colme di libri messi all’indice e per riunirsi a studiare con i compagni di università: lui questo le racconta e lei, pur di averlo vicino, finge di credergli. La presenza di Carlos la induce non solamente a illudersi di afferrare l’amore ma pure a maturare, scoprendosi sempre più sensibile alla causa dei movimenti di protesta giovanili, ad ascoltare Radio Cooperativa invece dei soliti programmi musicali e ad esporsi in prima persona nella rivolta. Sergio Campos, lo speaker della radio, è una sorta di alter ego dell’autore che sulle onde di Radio Tierra ha portato a lungo alla luce il Cile sommerso.
Il personaggio del travestito che si fa chiamare la Fata dell’angolo è caratterizzato da Lino Guanciale con una forte dose di romanticismo, controbilanciata da ironia e disillusione che affondano le radici in una storia punteggiata da dolore fisico e psicologico come emerge dai suoi racconti e da quelli delle amiche la Rana (Michele Dell’Utri) e la Lupe (Daniele Cavone Felicioni).
Fonte di ispirazione per dar vita alla Fata – confessa alla stampa lo stesso Guanciale – sono le fotografie di Lisetta Carmi ai travestiti che frequentavano l’antico ghetto ebraico di Genova, dalle parti di via del Campo. La Fata è una grande appassionata di cinema e nel corso dello spettacolo viene proiettato lo spezzone di Venere bionda (1932) in cui Marlene Dietrich danza travestita da gorilla: è un passaggio descritto nel romanzo e qui riproposto ma risulta pure un omaggio a Tandzo, il gorilla di Zoo, lo spettacolo scritto e diretto da Sergio Blanco, andato in scena nella primavera del 2022 al Piccolo di via Rovello con Lino Guanciale nei panni di un giovane studioso.
Co-protagonista di Ho paura torero è la coppia formata dal generale Pinochet (Mario Pirrello) e da doña Lucía (Arianna Scommegna), lui attraversato da macabri ricordi dell’infanzia e da profonda omofobia, la moglie logorroica e vanitosa.
Il cast in scena si completa con Diana Manea e Giulia Trivero che, come altri colleghi, si dividono tra più personaggi. Un cast all’altezza della storia, capace di rendere in scena la passione, il dolore e la speranza che pervade le pagine del romanzo di Lemebel.
Le tre ore dello spettacolo scorrono veloci, complice il ritmo sostenuto conferito da Longhi alla narrazione per non tagliare che pochi passaggi, secondari, del romanzo. Il pubblico applaude a lungo gli attori e ai più romantici in sala scende una lacrima di commozione: lo spettacolo, al di là dell’indiscutibile bellezza, tocca le corde più profonde dell’animo umano e riporta a galla episodi di un recente passato da cui sembra non si riesca a trarre mai sufficiente insegnamento.

Ho paura torero è accompagnato da una fitta serie di eventi: incontri, letture pubbliche del romanzo e proiezioni cinematografiche che, oltre al Piccolo, coinvolgono altre istituzioni milanesi: sul sito del teatro sono disponibili tutte le informazioni.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Grassi
via Rovello 2 – Milano
fino a domenica 11 febbraio 2024
orari: martedì, giovedì e sabato 19.30
mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16.00
www.piccoloteatro.org

Ho paura torero
di Pedro Lemebel
traduzione di M.L. Cortaldo e Giuseppe Mainolfi
trasposizione teatrale Alejandro Tantanian
regia Claudio Longhi
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
luci Max Mugnai
visual design Riccardo Frati
dramaturg Lino Guanciale
assistente alla regia Giulia Sangiorgio
con Daniele Cavone Felicioni, Francesco Centorame, Michele Dell’Utri, Lino Guanciale, Diana Manea,
Mario Pirrello, Arianna Scommegna, Giulia Trivero
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
durata: 185 minuti incluso un intervallo