I Promessi Sposi alla prova

Andrée Ruth Shammah torna a quel Piccolo Teatro che la vede muovere i primi passi nel mondo teatrale per presentare il suo ultimo lavoro. La scelta non poteva che cadere su un’opera di Testori, l’autore che cinquant’anni fa, in occasione dell’inaugurazione del Teatro Parenti, la induce a cimentarsi nella complessa arte della regia. Arte di cui oggi è maestra indiscussa.

Andrée Ruth Shammah lo scorso giugno, alla vigilia del debutto della nuova messa in scena de I Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori al Campania Teatro Festival, annuncia che quello spettacolo sarebbe stato l’ultimo da lei diretto.
L’ultimo salvo eventuali cambi di decisione nel prossimo futuro.
La notizia coglie tutti di sorpresa e cade in coincidenza con ricorrenze importanti come il suo settantacinquesimo compleanno, i cent’anni dalla nascita di Testori ma, soprattutto, i cinquant’anni di attività del Teatro Parenti, inaugurato il 16 gennaio 1973 con la prima rappresentazione de L’Ambleto di Testori, interpretato da Franco Parenti e da lei diretto. Undici anni più tardi, il 27 gennaio 1984, in quello che ancora si chiama Salone Pier Lombardo, debutta una nuova opera di Testori: I Promessi Sposi alla prova. Una volta ancora Andrée Ruth Shammah ne cura la regia e Franco Parenti ne è il protagonista, affiancato da un giovane Giovanni Crippa nel ruolo dell’attore che fa Renzo.
L’autore utilizza infatti un escamotage narrativo metateatrale per proporre al pubblico il capolavoro di Manzoni – di cui, evento nell’evento, il 22 maggio sono trascorsi 150 anni dalla morte – immaginando uno sparuto gruppo di attori alle prese con le prove dello spettacolo tratto da I Promessi Sposi sotto l’occhio attento del maestro che pure riserva per sé i ruoli maschili più emblematici: Don Abbondio, Fra Cristoforo e l’Innominato.
A quarant’anni di distanza ritroviamo Crippa nel cast de I Promessi Sposi alla prova e questa volta è lui il maestro, ereditando il ruolo che Testori ha cucito addosso proprio a Parenti. È lui che conduce gli attori nel meraviglioso mondo della parola, della loro pronuncia, dei suoni e delle suggestioni che scatenano all’udirle. Battuta dopo battuta si assiste a “la parola che s’inossa, si incarna, si fa realtà”. Un percorso che inizia proprio da quel “Quel” con cui Manzoni, “lo sciacquatore” come confidenzialmente appellato dal maestro, inizia il proprio romanzo.
A far tesoro dei preziosi insegnamenti ci sono i giovanissimi Aurora Spreafico e Tobia Dal Corso Polzot, nei ruoli degli attori che fanno rispettivamente Renzo e Lucia, e Carlina Torta in quello dell’attrice che fa Agnese. Carlina Torta è, come Crippa, l’interprete di passati allestimenti dell’opera, sempre tutti diretti da Andrée Ruth Shammah, nel 1994 – e in quell’occasione l’attrice interpreta Perpetua, ruolo ora assegnato a Rita Pelusio – e nel 2019. La compagine intenta nelle prove si completa con Vito Vicino cui è assegnato il ruolo di Don Rodrigo e con Federica Fracassi in quello della grande diva, amante del maestro e interprete di Gertrude, la Monaca di Monza.
Se Vicino conquista per quell’aria da sbruffone che ha, sia quando si cala nel suo meschino personaggio, sia quando osserva e commenta i colleghi provare le proprie scene, le due fugaci apparizioni di Federica Fracassi sono memorabili innanzitutto per lo spettacolare ingresso dal sottopalco ove è confinata e per quel ruolo così tormentato, in cui la vita privata della diva fluisce in quella di Gertrude, fondendo in un tutt’uno le due figure femminili e facendo toccare al pathos vette inenarrabili. Un pathos così marcatamente teatrale che nel prendere e avviluppare il pubblico in sala lo induce pure al sorriso per la forzatura impressa con sapienza da Federica Fracassi. Una spettacolare prova d’attrice che tocca i vari registri teatrali, dal dramma alla commedia, con il piglio e le pose eccessive da gran diva d’altri tempi.
Tutto in realtà nell’allestimento è un omaggio ad altri tempi, alla storia del Teatro Parenti, a chi lo ha fondato e lo ha reso, grazie al duro lavoro e tanta ricerca sul linguaggio e sulla forma, un centro imprescindibile di cultura a Milano.
Andrée Ruth Shammah omaggia i suoi compagni in questo straordinario viaggio portando I Promessi Sposi alla prova là dove li ha incontrati, al Piccolo Teatro di Milano. La regista è dunque arrivata al Teatro Studio Melato e ha aperto la valigia dei ricordi estraendo la scenografia ideata da Gianmaurizio Fercioni agli inizi degli anni Ottanta, il celeberrimo tavolino che fa capolino in tanti altri allestimenti ed eventi del Parenti, gli attori legati a doppio filo alla produzione testoriana – e a questo testo in particolare – cui affianca giovani leve affinché prosegua il virtuoso processo di tramandare l’arte e la passione del fare teatro – e soprattutto i preziosi insegnamenti di Franco Parenti – di generazione in generazione.
Un processo di apprendimento che idealmente si ritrova nel corso della rappresentazione: si pensi all’attrice che fa Lucia, inizialmente timida e silenziosa ben più del suo personaggio, si fa sicura sino a riempire di sé la scena nella parte conclusiva dello spettacolo. Le scarpette rosse calzate da Aurora Spreafico per un bizzarro gioco di associazione di idee strizzano l’occhio a quelle di Dorothy ne Il Mago di Oz e la strada segnata dal drappo rosso del sipario steso a terra che Lucia percorre uscendo dal convento rievoca il sentiero in mattoni rossi che conduce al palazzo del Mago. È un’analogia irriverente, ne siamo consci, ma è innegabile la presa di coscienza delle proprie capacità man mano le ragazze avanzano letteralmente passo dopo passo lungo il percorso, siano Dorothy, Lucia o l’attrice che ne prova la parte.
Al di là di questa nostra boutade, il costante lavoro compiuto da Andrée Ruth Shammah sui testi testoriani è motivato dalla grande capacità dell’autore di aiutare il pubblico a comprendere le proprie dinamiche interiori e il tempo in cui sta vivendo, inducendolo così a prendervi parte attiva. Spiega la regista: “Testori ha accolto, tradito o tradotto le parole di Manzoni in una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno. Con questo spettacolo, non solo si vuole restituire al pubblico uno dei capisaldi della letteratura italiana e far conoscere e amare la riscrittura di Testori, ma si intende esortare a camminare con una nuova consapevolezza nel nostro tempo e a riscoprire i fondamenti del Teatro, come lo intendo io, ancora e sempre di più”.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Studio Melato
via Rivoli 6 – Milano
fino a domenica 22 ottobre 2023
orari: martedì – sabato 19.30
domenica 16.00
lunedì riposo
www.piccoloteatro.org

I Promessi Sposi alla prova
di Giovanni Testori

adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Giovanni Crippa, Federica Fracassi
e con Tobia Dal Corso Polzot, Rita Pelusio, Aurora Spreafico, Vito Vicino
e la partecipazione di Carlina Torta
scena Gianmaurizio Fercioni
costumi Andrée Ruth Shammah
luci Camilla Piccioni
musiche Michele Tadini, Paolo Ciarchi
produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Campania dei Festival
con la collaborazione di Fondazione Teatro della Toscana, Associazione Giovanni Testori
evento parte del palinsesto del centenario di Giovanni Testori del Teatro Franco Parenti
durata 2 ore e 50 minuti

In tour:
25 – 29 ottobre
Teatro Sociale – Brescia