I tre moschettieri

Moschettieri 2Al Teatro Astra di Torino va in scena un’edizione kolossal del capolavoro di Dumas: 8 puntate e altrettanti registi, 56 repliche, 11.400 spettatori attesi, 5 autori, 38 attori ma, soprattutto, 30 spade per più di 25 duelli.

Nel 1844 il quotidiano francese Le Siècle inizia la pubblicazione a puntate de I tre moschettieri di Alexandre Dumas. Gli episodi, successivamente raccolti in un volume, divengono la prima parte di una trilogia che da oltre un secolo e mezzo non conosce flessioni nelle curve di gradimento del pubblico di ogni età. Le imprese di D’Artagnan, con i fedeli compagni Athos, Porthos e Aramis, sono talmente avvincenti che quando a metà degli anni Ottanta Beppe Navello progetta una trasposizione teatrale del romanzo per il Teatro Stabile dell’Aquila avverte la necessità di non eliminare nemmeno un duello. Ispirandosi alle modalità di pubblicazione originaria del romanzo, Navello propone uno sceneggiato in dodici puntate, rappresentate per quasi quattro mesi consecutivi, dando così vita al “primo caso di spettacolo seriale nella storia del teatro italiano”.
A distanza di trent’anni, al Teatro Astra di Torino, I tre moschettieri tornano in scena, in una versione più snella di “sole” otto puntate, ciascuna affidata a un regista diverso: a Beppe Navello, Gigi Proietti, Ugo Gregoretti e Piero Maccarinelli che fecero parte del progetto aquilano oggi si aggiungono Emiliano Bronzino, Myriam Tanat, Andrea Baracco e Robert Talarczyk. Il cast conta un gran numero di giovani attori che, per nulla intimoriti dai ritmi serrati di prove/rappresentazioni imposti dalla produzione, e dal sold out costante, si rivelano coinvolgenti come non mai. Largo ai giovani attori – ma con un solido background formativo e diretti da un sapiente team di registi provenienti da tutta Europa – e pure ai bambini che, tutti compiti nel loro ruolo, assaporano per la prima volta in vita loro il piacere dei meritati applausi.
La scelta ad alto coefficiente scenografico di sbarazzarsi della rigida suddivisione tra palcoscenico e platea, eliminando le poltroncine per far accomodare gli spettatori nello stesso spazio ove si svolge l’azione, rende il pubblico ancor più coinvolto. Quando Athos (Alberto Onofrietti), Porthos (Diego Casalis) e Aramis (Matteo Romoli), coadiuvati dal giovane D’Artagnan (Luca Terracciano), incrociano le spade con le guardie del Cardinale, in molti sono infatti tentati di lasciare il proprio posto per duellare al loro fianco o, poco dopo, per cantare e ballare per le strade di Parigi, tra nobiluomini ed accattoni, trasportati dalle musiche suonate dal vivo da Alessandro Panatteri. Le scenografie realizzate in collaborazione con Teatro Regio di Torino avvolgono l’azione a 360 gradi, enfatizzando ulteriormente il coinvolgimento emotivo. Il pavimento a rombi bianchi e blu, al termine del quale è schierata la Corte di Francia al gran completo, strizza l’occhio alla maestosa galleria della Reggia di Venaria in un gioco di rimandi tra realtà e finzione che stuzzica la fantasia. Ogni dettaglio è curato con cura estrema, dagli attrezzi di scena ai costumi disegnati da Luigi Perego: quando Milady (Daria Pascal Attolini) sbuca dalla carrozza, fasciata nell’abito da viaggio dai forti bagliori dorati che fanno splendere il viso cinto da riccioli biondo platino, è una visione celestiale che suggestiona gli astanti più di una divinità pagana.
Otto puntate sulla carta possono sembrar molte eppure in scena il ritmo è serratissimo, degno di un telefilm d’azione dove, nel momento di massima tensione, la narrazione sapientemente si interrompe, rimandando il pubblico alla puntata successiva. Spetta ogni volta a Lia Tomatis, nei panni della popolana pettegola, il compito di riallacciare le fila della storia, consentendo anche a chi si fosse malauguratamente perso una parte delle avventure di D’Artagnan e dei suoi amici di comprendere quanto andrà in scena quella sera. Per non cadere nella monotonia, ai duelli si alternano numeri musicali degni dei vecchi sceneggiati RAI con il Quartetto Cetra e, a corollario, oggi come nei Caroselli di allora, è previsto un siparietto pubblicitario ove si elogia in rima la superba qualità dei prodotti dello sponsor della puntata.
Se l’assolo del giovane D’Artagnan che cavalca alla volta di Parigi, con il cuore pieno di sogni e speranze, è un vero distillato di poesia, la scelta di portare in scena suo padre (Sergio Troiano) a dar corpo alla voce della coscienza si rivela un riuscitissimo espediente comico. In realtà tutto il copione è una scoppiettante sequenza di battute e pungente ironia che, muovendosi sul sottile filo dei doppi sensi senza mai scivolare nel triviale, dimostra come si possa far ridere senza scadere nel volgare. I tre Moschettieri si conferma anche in questa occasione un’opera particolarmente indicata per famiglie, uno spettacolo che fa riscoprire il piacere di fare cose tutti insieme in allegria ad un prezzo che, approfittando dell’abbonamento, può competere con quello di una proiezione cinematografica (ma lì non c’è D’Artagnan che ti saluta con un inchino, facendo volteggiare nell’aria il suo bel cappello piumato).
Un copione educato e lieve nelle forme ma non per questo leggero nei contenuti: sorprendono tra l’altro le straordinarie doti divinatorie degli autori che già nella prima stesura del copione, nel lontano 1986, anni prima delle rivelazioni di Tangentopoli, sbeffeggiano l’uso della raccomandazione, la regina dei malcostumi italici. È infatti davvero imperdonabile che il giovane D’Artagnan non abbia difeso a costo della vita la lettera di presentazione scritta dal padre al suo conoscente, Monsieur De Tréville, capitano dei Moschettieri: a quanto pare, sia agli albori del XVII secolo, sia all’alba del nuovo millennio, senza una lettera di raccomandazioni è impossibile farsi strada nel lavoro e nella società.
Silvana Costa

MoschettieriMoschettieri 2

Lo spettacolo continua:
Teatro Astra
via Rosolino Pilo 6 – Torino
fino a domenica 1 maggio 2016
www.fondazionetpe.it
 
I tre Moschettieri
da Alexandre Dumas
liberamente tratto dal progetto di Beppe Navello per il Teatro Stabile dell’Aquila nel 1986/87
testi Aldo Trionfo, Ghigo De Chiara, Aldo Nicolaj, Ettore Capriolo, Renato Nicolini
coordinamento drammaturgico Andrea Borini
regia Beppe Navello, Gigi Proietti, Piero Maccarinelli, Myriam Tanant, Andrea Baracco, Robert Talarczyk, Ugo Gregoretti, Emiliano Bronzino
registi assistenti Beata Dudek, Lia Tomatis
con Luca Terracciano, Matteo Romoli, Alberto Onofrietti, Diego Casalis, Franco Mescolini, Maria Alberta Navello, Daria Pascal Attolini, Marcella Favilla, Gianluigi Pizzetti, Antonio Sarasso, Fabrizio Martorelli, Stefano Moretti, Alessandro Meringolo, Riccardo Ripani, Beata Dudek, Riccardo De Leo, Maria José Revert, Lia Tomatis, Eleni Molos, Andrea Romero, Gianluca Guastella, Francesco Gargiulo, Assunta Occhionero, Michela Di Martino, Vincenzo Paterna, Valeria Tardivo e attori in via di definizione
scene e costumi Luigi Perego
scenografo collaboratore Francesco Fassone
costumista collaboratrice Augusta Tibaldeschi
musiche Germano Mazzocchetti
pianista Alessandro Panatteri
allestimento scenografico realizzato in collaborazione con Teatro Regio Torino
una produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa

Le puntate:

18-24 febbraio 2016
I puntata – regia di Beppe Navello

27 febbraio-4 marzo 2016
II puntata – regia di Gigi Proietti

8-13 marzo 2016
III puntata – regia di Piero Maccarinelli

17-23 marzo 2016
IV puntata – regia di Myriam Tanant

29 marzo-3 aprile 2016
V puntata – regia di Andrea Baracco

6-12 aprile 2016
VI puntata – regia di Robert Talarczyk

15-21 aprile 2016
VII puntata – regia di Ugo Gregoretti

26 aprile-1 maggio 2016
VIII ed ultima puntata – regia di Emiliano Bronzino