Al Teatro Parenti di Milano, per la gran chiusura di Stagione, va in scena l’ultima opera scritta e interpretata da Vittorio Franceschi in cui le dinamiche del lavoro di un domatore di leoni si fanno metafora di vita.
Il 13 luglio 2022 è approvata dalla Camera in via definitiva la legge di riforma dello spettacolo dal vivo, un provvedimento che, tra le mille disposizioni riferite a un ambito vario e articolato, impone entro il 18 maggio 2023 – scadenza poi slittata di un anno – il “superamento dell’uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti“. Da questa legge prende spunto Vittorio Franceschi per una nuova opera teatrale, Il Domatore, che debutta quello stesso anno ed è in scena sino a sabato 17 giugno al Teatro Franco Parenti di Milano a chiuderne la Stagione 2022/23.
Il sipario si apre svelando l’angolo della pista di un circo dove sono accatastati gli strumenti utilizzati dal domatore nel corso della propria esibizione con i leoni: il cerchio da attraversare con un balzo, i podi su cui sedere compostamente e una grossa palla a strisce. La penombra ammanta di mestizia la visione di questi oggetti destinati o a nuovi usi creativi o allo smaltimento a causa della nuova normativa.
In lontananza si odono le voci di un uomo e una donna che man mano si avvicinano e fanno il loro ingresso sotto il tendone. Si tratta di Cadabra, il celeberrimo domatore che non teme di inserire la propria testa nella bocca dei suoi leoni, e la giornalista venuta a intervistarlo su questa svolta epocale per il mondo circense. Giunto al centro del palcoscenico, accomodato su uno scranno dalle proporzioni di un trono, Cadabra dà il via al suo ultimo spettacolo, a un numero in cui a essere ammaestrata dai suoi modi a tratti galanti, a tratti eleganti e altre volte sbruffoni è la giornalista e non il solito Solferino. Solferino è l’ultimo dei suoi leoni, tutti chiamati con nomi di epiche battaglie della storia, e il suo ruggito fa da sottofondo all’intervista o forse no: probabilmente è solo il temporale.
L’uomo racconta come gli sia stato concesso di entrare per la prima volta nella gabbia dei grandi felini quale regalo per il suo settimo compleanno, degli insegnamenti appresi dallo zio e del padre domatore di tigri. Riflette sulla sorte del circo senza gli animali, soffermandosi a elencare quali numeri preferisca e quali proprio non apprezzi, magari perché influenzato da sue personali idiosincrasie.
Parallelamente lancia domande apparentemente casuali all’intervistatrice che, anche quando laconica nelle risposte, lascia pian piano trasparire la persona sotto la rigida corteccia della professionista, aprendosi man mano sino a cedere alle pressioni del proprio interlocutore e, grazie a questo, ad assorbire la fitta sequenza di colpi di scena finali.
Il Domatore è una storia dolce-amara grazie alla perfetta combinazione della realtà con la poesia sprigionata da un mondo incantato come è quello del circo; di cavalleria vecchio stampo e rifiuto di convenzioni sociali o frasi fatte che celino dietro l’apparente interesse per il prossimo solo ipocrisia; di paura per le belve feroci e grande fiducia nella loro indole; di un dolore – tanto dolore alla base di entrambe le storie personali – capace di fortificare gli animi e dar loro la spinta per crescere.
Ammirare recitare Vittorio Franceschi è sempre una grande emozione, enfatizzata – se possibile – dal vederlo cimentarsi con un suo testo originale, sublimandone con sorriso sornione l’agra ironia delle situazioni che la vita sa porci dinnanzi: il microcosmo del circo è in fondo una sofisticata allegoria della vita umana, sempre spettacolare, sia nel momento del successo sia nella tragedia.
Un’emozione enfatizzata dalla presenza al fianco dell’artista del figlio Matteo nella complessa combinazione dei ruoli di regista, scenografo e costumista de Il Domatore.
In scena invece, al fianco di Vittorio Franceschi recita Chiara Degani nel ruolo della giornalista. L’attrice da un lato è magistrale nel rendere il freddo distacco professionale della donna, una rigidità a livello recitativo di cui non riuscirà mai a liberarsi del tutto nel corso della fase evolutiva del rapporto tra il suo personaggio e il domatore. Un’evoluzione che, come accennato, porta a una grande complicità tra i due da indurre a confessioni tali da stravolgere il senso di quanto andato in scena sino ad allora. Cosa si siano detti lasciamo tuttavia lo si scopra a teatro.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a sabato 17 giugno 2023
www.teatrofrancoparenti.itIl Domatore
di e con Vittorio Franceschi
e con Chiara Degani
regia, scene, costumi Matteo Soltanto
musica, sound design Guido Sodo
light design Luca Bronzo
assistente alla regia Francesco Lanfranchi
produzione Fondazione Teatro Due, CTB Centro Teatrale Bresciano
spettacolo vincitore del
Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2022 come Migliore Novità
Premio Nazionale Franco Enriquez come Nuova Drammaturgia nella sezione Teatro Contemporaneo
durata: 1 h e 40 minuti