In Triennale, in occasione della Milano Arch Week, è stata inaugurata un’eccezionale mostra su Luigi Ghirri a cura di Michele Nastasi. Una gran quantità di materiali inediti, provenienti dagli archivi di Lotus, racconta l’intesa intellettuale e professionale tra il fotografo e Pierluigi Nicolin, il direttore – allora come oggi – della celebre rivista di architettura.
Sono molti i fotografi che hanno messo il proprio talento a disposizione di Lotus per ritrarre le opere architettoniche più significative del panorama italiano ed estero. La collaborazione con Luigi Ghirri ha tardato forse più di altre a concretizzarsi perché, al di là dell’innato talento e dell’incessante lavoro di ricerca sul paesaggio, non è un fotografo professionista di architettura nel senso contemporaneo della definizione, basato su un ben preciso codice di rappresentazione che spesso esclude una visione reale del mondo.
Ghirri debutta sulle pagine del periodico solamente nel 1983 con il Cimitero di San Cataldo a Modena di Aldo Rossi: è un servizio di rottura che sposta l’attenzione dei lettori dall’edificio, inteso quale oggetto singolo, a come questo si rapporti con la molteplicità di elementi del contesto. Un servizio complesso che da un lato spoglia la creazione rossiana dell’allure di mito, per consegnarla alla routine quotidiana di quanti frequentano quei luoghi, e dall’altro cattura immagini surreali – divenute iconiche – capaci di ammantare il cimitero di struggente poesia.
In un decennio di collaborazione Ghirri sottopone all’architetto Nicolin centinaia di scatti, alcuni realizzati su commissione, altri prodotti di sua iniziativa nel suo lungo peregrinare per l’Italia con la macchina fotografica al collo. Ampi servizi cui la redazione attinge tutt’ora, smontandoli e rimontandoli in sequenze diverse o contaminandoli con altri lavori. Michele Nastasi – fotografo egli stesso oltre che redattore di Lotus – ha esaminato con cura siffatto patrimonio selezionando gli oltre trecentocinquanta pezzi esposti sino al 26 agosto nella mostra Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura. Le ricerche iconografiche presso l’archivio della rivista sono state estese poi alla fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia dove è conservato l’archivio di negativi di Luigi Ghirri e alla stessa Triennale.
Il titolo scelto per l’esposizione richiama quello del volume 11 (1989) dei Quaderni di Lotus: Paesaggio italiano, un caposaldo dell’architettura, della sociologia e, anche, della fotografia italiana. Un lavoro che guarda alle indagini territoriali compiute Oltreoceano, frutto non di un pensiero concettuale ma di una concreta presenza nello spazio: Ghirri usa infatti macchine leggere che gli consentano di spostarsi agevolmente, per riprendere il paesaggio muovendosi ad ampi passi tra i differenti punti di osservazione. Ghirri è affascinato anche dalle mutazioni che nel tempo trasfigurano la percezione della realtà: il cambio di luce nell’arco della giornata o delle stagioni o con le diverse condizioni metereologiche o, ancora, le stratificazioni della storia che in Italia sono più evidenti che altrove. In mostra la nebbia che avvolge piazza Sordello a Mantova, conferendole un aspetto metafisico, si alterna al sole che inonda di luce i campi presso Melfi; la bellezza naturale dell’isola di Ponza cede il campo ai differenti elementi costruttivi che si contano nel Pantheon a Roma.
L’allestimento ideato da Sonia Calzoni, essenziale nelle linee e povero nei materiali, mette una gran allegria perché evoca le fiere di paese di quel Mondo Piccolo che si distende tra Emilia e Lombardia da cui lo stesso Ghirri proviene. L’architetto colloca all’ingresso della mostra una pedana da cui il pubblico esplora il paesaggio espositivo sottostante, sostanzialmente ripartito in quattro blocchi in costante dialogo tra loro. La sala è saturata, con apparente disordine, da tavoli e da steli su cui sono posate ad altezza degli occhi le stampe di piccolo formato delle fotografie, ciascuna circondata da una cornice di spessore sufficiente a mantenerla in posizione verticale. Le didascalie sono vergate a mano direttamente sulle steli, obbligando così il visitatore ad avvicinarsi per leggere e a stabilire un contatto ancor più intimo con l’immagine. Sul retro delle steli sono riportate riflessioni dell’autore sulla fotografia e sul paesaggio, evocando così l’abitudine di Luigi Ghirri di appuntare dietro le stampe indicazioni per la sequenza del reportage e l’eventuale impaginazione. Sui tavoli, come accade in una redazione, sono disposte copie di libri e riviste, appunti, menabò, lettere e altri materiali di lavoro.
Sul fondo della sala, in asse con l’ingresso si erge un totem in rete metallica, alto sino al soffitto, su cui sono disposte le fotografie scattate – leggenda vuole nell’arco di una sola notte – nel 1986 alle installazioni della XVII Triennale di Milano curata da Mario Bellini. Quell’edizione, intitolata Il progetto domestico, raccoglie le interpretazioni dei diversi modi dell’abitare messi in scena da artisti, designer e architetti tra cui Achille Castiglioni che con Sei persone per 72 m3 ha chiaramente ispirato il lavoro di Sonia Calzoni.
Al soffitto sono sospese scritte al neon colorate, ideate da Pierluigi Cerri, elencanti elementi e principi della poetica di Ghirri. I neon scandiscono la sala in lunghezza e i loro colori vengono amplificati dai materassini rivestiti di alluminio, fissati con semplici graffe alla parete a sinistra dell’ingresso.
Dal lato opposto della sala, una rete metallica, montata su una rustica intelaiatura di legno, separa l’area espositiva dallo spazio destinato alla proiezione, in simultanea, di cinque raccolte di diapositive, destinate a ripercorrere idealmente il decennio della collaborazione di Luigi Ghirri con Lotus. Nastasi apre infatti la sequenza con il già citato servizio sul Cimitero di San Cataldo e la conclude con le immagini selezionate per Atlante metropolitano pubblicato nel 1991 nella collana dei Quaderni di Lotus, un volume corale cui Ghirri collabora sia in veste di fotografo sia col ruolo di curatore, coordinando altri celeberrimi colleghi.
È trascorso ormai un quarto di secolo dalla morte di Luigi Ghirri ma, al termine della mostra, ci si rende conto di quanto il realismo imposto dal Maestro reggiano alla fotografia di architettura sia oggi più necessario che mai. Il grande potere della fotografia risiede secondo Ghirri nella possibilità di porre in dialogo tra loro voci, stili e punti di vista diversi, dal progettista a quanti fruiscono con differenti modalità dell’opera. È strategico dunque il contributo di questa disciplina per valutare le conseguenze territoriali – fisiche e sociali – di ogni nuovo gesto architettonico su un equilibrio consolidato, al di là dell’estro delle forme e delle intenzioni progettuali.
Silvana Costa
La mostra continua:
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 26 agosto 2018
orari: martedì – domenica 10.30 – 20.30
lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre
www.triennale.orgLuigi Ghirri
Il paesaggio dell’architettura
a cura di Michele Nastasi
allestimento di Sonia Calzoni
grafica di Pierluigi CerriCatalogo:
Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura
a cura di Michele Nastasi
testi di David Campany, Elio Grazioli, Angelo Maggi, Michele Nastasi, Pierluigi Nicolin
Electa, 2018
28×37,5 cm; 184 pagine; 375 illustrazioni a colori
prezzo: 30,00 Euro
www.electa.it