Prima Nazionale de L’uomo dal sottosuolo al Teatro Era di Pontedera. Una confessione intensa e tormentata firmata Roberto Bacci.
Tratto da Memorie del Sottosuolo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, L’uomo dal sottosuolo, sfida lo spettatore a seguire il protagonista nelle sue riflessioni e rivelazioni, a solidalizzare con lui, a comprenderlo – e, bisogna ammetterlo, non è difficile farlo, all’inizio. La filosofia che espone è precisa e coerente anche se intimamente dolorosa, essendo una sorta di ontologia del fallimento. La verità che sembra emergere è che solo coloro che riescono a trovare un fondamento alle proprie azioni e al proprio essere riescono a partecipare al gioco della vita e a vincere. Chi è consapevole (dell’inconsistenza del fondamento) non riuscirà mai a trovare pace e non sarà in grado di fare e diventare niente. Inadatto alla vita in superficie, il protagonista trova quindi dimora nel sottosuolo. Dalla sua finestra osserva la vita scorrere al di fuori, e gli altri esseri umani passare oltre: può accadere che siano peggiori di lui, ma loro sanno giocare e procedono sicuri nelle loro grandi o piccole vittorie quotidiane.
Mano a mano che la confessione si approfondisce ed emergono sempre maggiori dettagli, però, il sistema filosofico tende a creparsi e il dolore che ne è a fondamento compare in superficie. L’uomo che vive nel sottosuolo è infelice, e guarda gli altri con gelosia e tristezza. A questo punto il pubblico comincia a prendere le distanze e aumentano l’imbarazzo e il rifiuto: vorremmo essere superiori a simili sentimenti. L’orgoglio ferito e il senso di offesa non sono che dolore: essere esclusi, non essere desiderati, sono esperienze paralizzanti e incomprensibili. Le relazioni umane prevedono non tanto l’indifferenza, quanto il disgusto e il disprezzo, e in esse anche le parole gentili o la pietà partecipano ai giochi di potere, quali strumenti di umiliazione. Non c’è parità, non c’è compassione, umanità o vicinanza, ma il potere e il concedere – da un lato – e l’impotenza e l’anelare – dall’altro. Affrontare il dolore si traduce così in elaborata e virtuosistica arte del lamento mentre l’impossibilità di trovare una via di uscita si trasforma in accanimento silente verso se stessi.
In scena vediamo rappresentati i meandri nascosti di ciò che proviamo verso il mondo e verso noi stessi, la delusione e la rabbia di non essere. Si tratta di una riflessione profonda, che offre allo spettatore sia un momento di respiro e di riposo dall’ansia di realizzarsi, dalla paura e dal dolore della vita di relazione, ma anche di panico al pensiero di cadere nel sottosuolo – come il protagonista – e non riuscire a uscirne più.
In questo spettacolo tale pensiero e la consapevolezza che ne consegue aprono un abisso senza fondo, rendendo impossibile il procedere razionalmente seguendo i propri obiettivi. La formula del titolo, 2×2=5, è l’enunciazione di ciò che accade quando un elemento estraneo e prepotente interferisce con il calcolo, quando nel perseguire il proprio vantaggio si cade in balia della forza che scardina tutti i nostri piani: ossia la fantasia, una volontà ostinata di fare di testa propria. Tuttavia che 2×2 sia uguale a 5 è un lusso che ci viene regalato e che possiamo concederci solo noi spettatori perché il protagonista non sembra poter sfuggire al buco nero dei suoi pensieri.
L’unico dubbio di uno spettacolo peraltro riuscito riguarda la lunghezza (forse eccessiva per l’impegno richiesto al pubblico). Testo denso e importante in una trasposizione drammaturgica impeccabile, e un bravissimo Cacá Carvalho, interprete di gran classe.
Mailè Orsi
Lo spettacolo continua:
Teatro Era
parco Jerzy Grotowski – Pontedera, Pisa
domenica 15 febbraio, ore 18
www.pontederateatro.it
2×2=5
L’uomo dal sottosuolo
da Memorie del Sottosuolo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij
drammaturgia Stefano Geraci
con Cacá Carvalho
regia Roberto Bacci
aiuto regia Silvia Tufano
spazio scenico Roberto Bacci
scena e costumi Marcio Medina
allestimento e luci Stefano Franzoni
direzione tecnica Sergio Zagaglia
produzione Angela Colucci, Manuela Pennini, Eleonora Fiori
musiche Ares Tavolazzi
staff brasiliano
scenografia e costumi Marcio Medina
assistente scenografia Maristela Tetzlaf
luci Fábio Retti
montagem e operação técnica Vinicius Dadamo
produção e administração Iza Marie Miceli
Tradução para o Português Anna Mantovani
si ringraziano Davide Congionti, Maria Lisomar Silva, Francesca Cuono, Marcos Aidar
produzione Fondazione Pontedera Teatro