Il ring dell’inferno

Il ring dell'inferno_Simposio_IMG-20015Passato e presente, amore e morte, il dramma dell’evento più tragico del XX secolo e il bagliore delle luci della ribalta si rincorrono nella nuova produzione di Teatro del Simposio.

Ancora oggi, a distanza di settant’anni dalla caduta del regime nazista, vengono alla luce racconti inediti di prigionieri dei lager. Sono storie custodite per anni con dolore, riposte nel profondo del cuore sperando di sopire l’esperienza vissuta; sono storie di orrore, morte, disperazione e, al contempo, grandi esempi di coraggio e determinazione. Storie di lotta contro il freddo, la fame e i soprusi; del bisogno di continuare a preservare la propria dignità di essere umano; della speranza di sopravvivere per tornare ad abbracciare i propri cari. Storie come quella di Hertzko Haft, il protagonista de Il ring dell’inferno, un ragazzo ebreo di origini polacche, sopravvissuto alla prigionia perché atleta in grado di vincere tutti gli incontri di pugilato organizzati dalle SS quale intrattenimento domenicale per gli ufficiali. Incontri in cui solo il vincitore ha diritto alla vita, insieme al tormento di sapere l’avversario condannato alla camera a gas.
Riconquistata la libertà Hertzko, come molti sui compagni di sventura, torna a casa ma non trova nessuno ad attenderlo: amici e famigliari sono morti o fuggiti, facendo perdere le tracce nella speranza di salvarsi dalla deportazione. Hertzko, non avendo più alcun legame con il paese natio, decide di imbarcarsi per l’America per intraprendere una nuova vita. Nella terra delle grandi speranze ha modo di mettere a frutto il talento scoperto in campo di concentramento: egli intraprende la carriera di pugile professionista e l’ininterrotta collezione di vittorie gli consente di sfidare la grande star dell’epoca, Rocky Marciano.
La distanza dalla terra d’origine, il successo e la nuova famiglia basteranno a Hertzko Haft per spegnere le angosce che lo perseguitano, a soffocare il dolore delle persone perse e la drammaticità della prigionia? Il silenzio e l’oblio sembrano essere il balsamo scelto da Hertzko per lenire le ferite dell’anima: solamente all’età di 78 anni egli trova la forza di condividere il peso dei ricordi. Ricordi che, sotto forma della biografia scritta dal figlio Alan Scott e dell’accattivante graphic novel firmata da Reinhard Kleist, ispirano al sempre più affiatato gruppo creativo di Teatro del Simposio la trasposizione teatrale di tale esperienza.
Il ring dell’inferno si presenta sin dalle prime battute come un’opera collettiva: Antonello Antinolfi e Giulia Pes, lavorando con tutto il rispetto che un simile tema esige, riescono egregiamente nella stesura di una drammaturgia sospesa tra fantasia e realtà, creando così un’intercapedine dove la speranza possa insinuarsi. Sul palcoscenico, a commentare l’azione, si alternano le voci soliste di Hertzko, dell’amata Leah, di Alan ignaro di un simile passato eppure turbato dalla tempesta emotiva che intravede dietro i lunghi silenzi paterni e l’ufficiale delle SS che intuisce il talento pugilistico del giovane polacco, salvandogli così la vita. Dietro le quinte, lo staff tecnico contribuisce ad esaltare la già eccellente prova di recitazione con una raffinata combinazione di luci, videoproiezioni e musiche.
Come un pugile sul ring, il testo di Antonello Antinolfi e Giulia Pes colpisce violentemente: una raffica di diretti e montanti  che aumenta sempre più il ritmo sino alla schiacciante vittoria per ko. Fuori dal campo di concentramento, come lo stesso Hertzko ha modo di scoprire, pugilare non è una lotta all’ultimo sangue ma un’arte raffinata, giocata più sulla strategia che sulla forza. Lo scambio epistolare tra Hertzko e Leah, i ricordi dell’infanzia, il difficile rapporto con il figlio sono momenti in cui gli autori seducono il pubblico con la poesia, facendogli abbassare la guardia e assestare il colpo decisivo.
A bordo ring Francesco Leschiera, ormai esperto allenatore del team di Teatro del Simposio, sfrutta al meglio le potenzialità dei singoli atleti per dirigere un grande spettacolo. Va tributato un grande elogio al cast intero: a Ermanno Rovella calato nel ruolo del giovane Hertzko (ma anche del di lui figlio) e capace di spaziare con naturalezza attraverso tutta la gamma dei sentimenti umani; alla già citata Giulia Pes, più dolce che mai; e ad Ettore Distasio che riesce a far intuire un briciolo di umanità dietro lo sguardo gelido dei personaggi più duri dello spettacolo, lasciando margine alla speranza.
Poche volte in sala abbiamo visto un pubblico tanto partecipe: ben vengano allora lavori come Il ring dell’inferno che, senza inutili sovrastrutture, tengano desta la coscienza sociale.

Silvana Costa

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Lo spettacolo continua:
Teatro Libero
via Savona, 10 – Milano

fino a domenica 5 marzo 2017
orari: da lunedì a sabato ore 21.00; domenica ore 16.00
www.teatrolibero.it

Il ring dell’inferno
liberamente ispirato a una storia vera
drammaturgia Antonello Antinolfi, Giulia Pes
regia Francesco Leschiera
scene e costumi Francesco Leschiera, Paola Ghiano
con Ettore Distasio, Giulia Pes, Ermanno Rovella
luci Luca Lombardi
elaborazioni sonore Antonello Antinolfi
assistente regia Alessandro Macchi
scenografie digitali Dora Visual Art
grafica Valter Minelli
produzione Teatro del Simposio
prima nazionale
http://teatrodelsimposio.wixsite.com/teatrodelsimposio