Doppio appuntamento milanese per la fotografa che presenzia all’inaugurazione della mostra Sexxx & Pop alla Fabbrica del Vapore – cui partecipa con alcuni scatti – e alla libreria Hoepli per il lancio di Ana/Lisboa, l’ultima sua fatica editoriale.
Il sito Internet di Rosangela Betti è ricco di foto, situazioni e personaggi; esplorarlo è un’esperienza che permette di scoprire non solamente il lavoro ma pure la vita e i pensieri della fotografa. Da ogni sezione emergono solarità e curiosità verso il mondo, doti fondamentali per ottenere quel rapporto di complicità con i soggetti in posa che caratterizza ogni suo scatto. Doti elevate all’ennesima potenza quando la si incontra di persona e ti accoglie con un gran sorriso e il caldo accento romagnolo: Rosangela Betti infatti, sebbene originaria di Pesaro Urbino, vive a Rimini dal 1964 e da lì parte per le sue tante esplorazioni del mondo.
Ripercorriamo i punti salienti della lunga carriera lasciando alle sue parole la descrizione entusiastica di progetti passati e futuri. Non credetele – almeno a noi non riesce di farlo – quando dice di voler smettere di lavorare: fotografare è parte imprescindibile del suo essere, del suo modo per conoscere una persona e, quando ne parla, le brillano gli occhi di passione.
Una creativa a tutto tondo.
Rosangela Betti: «A Milano ho fatto molte mostre negli anni Ottanta e Novanta poi mi è venuta voglia di cercare posti nuovi dove lavorare ed esporre così mi sono spostata a Roma poi a Parigi e via dicendo. Insomma, sono andata in giro per il mondo, dove la vita mi portava. Io non sono una fotografa, io documento la mia vita. Io faccio nudo maschile, femminile, transessuale e me medesima. Racconto storie d’amore che durano sia un’ora che degli anni, ci sono pure storie infinite, tutto dipende da quello che nasce fra di noi.
Quando mi si accende la lampadina fotografo la vita ma adesso non ho più voglia: quello che dovevo dire l’ho detto, quello che dovevo fare l’ho fatto e quello che dovevo scrivere l’ho scritto. Ho scritto la mia autobiografia e ho un sito Internet che riguarda il mio percorso: se lo guardi impazzisci, ti ci vogliono ore tante cose ci sono.
Non mi fermo qua. Mi occupo di moda: guarda il mio cappotto per esempio, l’ha fatto il mio sarto di fiducia ma l’ho pensato io e ho cercato i bottoni giusti, come dicevo io. Sono anche l’architetto di casa mia – e dello studio che ho voluto avesse lo stesso stile -, un open space, senza porte, con tante librerie e la cucina arcaica della mia mamma.
Pensa che nel 2017 ho deciso di donare tutto a un museo – le mie macchine e il mio archivio – e sono partita per Lisbona».
Nuova città e vecchie abitudini.
R.B.: « Sono andata a Lisbona e non volevo più tornare, lì ho preso una casetta in una piazzetta piccola piccola ma piena di gente. C’erano tanti turisti americani con le loro macchinette analogiche che fotografavano tutto, persino me quando uscivo sul terrazzo di casa, magari a stendere una maglietta. Bada che anche se stendo i panni io lo faccio con arte: ne metto una bianca e una nera, alterno, creo un motivo.
Loro facevano sempre le foto a me e allora mi sono detta “Loro fotografano me? Bene, io fotografo loro”. Avevo con me solo la digitale – che non mi piace – e ho cominciato a fotografare tutto quello che succedeva giù nella piazzetta: i turisti e la gente del luogo che fa tutto all’aperto, addirittura una cantante lirica che ha registrato un video a casa mia».
Poi arriva lei, la sensuale protagonista di Ana/Lisboa.
R.B.: «Mancavano 20 giorni alla partenza da Lisbona quando ho conosciuto lei. Flash! Mi innamoro e le chiedo “Vuoi fare le foto per me?” “Sì” mi risponde. “Nuda?” “Sì” e così è venuta a casa mia. Ho iniziato a fare le foto: secondo me lei è San Sebastian femmina. Nel 1986 avevo infatti fotografato il San Sebastian maschio, è un lavoro stupendo: gli avevo messo persino le frecce e il sangue. Lei invece non l’ho voluta contaminare, ho lasciato mostrasse in tutta la sua bellezza il fisico un po’ androgino.
Ana/Lisboa è nato così, per caso e quasi da solo. È il mio primo libro autoprodotto, ne sono state stampate 250 copie firmate e numerate, per chi vuole sono disponibili copie con fotografie autografate. Il libro si apre con una poesia a tema di Mario Luzi. Ho inserito anche le foto che ho fatto alla gente nella piazza: per loro ho scelto il formato 10×15 cm, come fossero delle cartoline che ho messo in ordine sparso.
Ho pronte le stampe di tutto, attendo solo di avere il posto giusto per organizzare una mostra o, meglio, un’installazione».
Gli esordi come fotografa.
R.B.: «Ci tengo a ripetere che le mie fotografie raccontano storie di vita, d’amore e di sesso. Io non chiamo la modella, le faccio le foto e la pago.
Ho iniziato fotografando amici e amiche: quando entravano a casa mia gli dicevo “Spogliati che ti faccio le foto!” e poi usavo quei ritratti per dipingere. Io sono nata come pittrice e scultrice negli anni Settanta: facevo nudi, girati da tutte le parti. Allora come adesso però dietro i nudi c’è un gran lavoro psicologico e spero si capisca.
Sono partita con la fotografia negli anni Ottanta, anche prima avevo una macchina professionale ma la usavo solamente per fare le foto ai miei quadri, ai miei amici nudi o a me nel letto in mezzo a loro. Cosa credi, il selfie non è nato oggi. Le facevo stampare 10×15 poi mettevo in una scatola quelle che mi piacevano e buttavo via le altre e i negativi. Ti rendi conto?! Oggi varrebbero oro, erano le più interessanti».
I ritratti ai personaggi famosi.
R.B.: «I personaggi famosi li ho fotografati perché li ho incontrati. Io non vado a casa loro e toc toc “Scusi si fa fare una foto?”. Per esempio Pino Insegno l’ho conosciuto a Roma a una mostra. Portava i capelli pepe e sale – a me il bianco e nero fa flash – e gli ho detto “Ti voglio fare delle foto!” ma non sapevo che lui era lui. Quando mi hanno spiegato chi fosse mi sono detta “L’è li stess!”
Il 15 agosto 1998 – non dimenticherò mai questa data – ho conosciuto Isabella Santacroce e mi ha tramortito da subito. Un connubio d’amore: lei che scrive io che faccio le foto. 15 anni. Indimenticabili. Lei l’altra me. Quella libera trasgressiva bellissima immagine della sua e mia visione, la sua pubblica la mia privata. I ritratti che le ho fatto sono il perfetto esempio di cosa intendo quando dico che io fotografo la mia vita. Io vivo nel romanticismo e nel sogno, l’immagine è tutto perché, come dice Nietzsche, “Un artista non sopporta nessuna realtà”.
Lei è protagonista dei rari ritratti a colori che ho realizzato ed Isabella compare anche nelle fotografie che ho fatto a Erri De Luca a casa sua: è uno scrittore che mi piace tantissimo. Lui ha poi utilizzato quei ritratti per i suoi lavori.
Marina Ripa di Meana è una donna che ho sempre ammirato mentre con Mario Luzi ho invece fatto un libro.
Sul sito ci sono le fotografie a Lory Del Santo a 17 anni, quando non era ancora il personaggio famoso che tutti conosciamo. Le ho fatte a casa mia ma lei non si è spogliata: si è messa in costume leopardato.
Hai capito? Le foto nascono quando si creano queste situazioni qui. Io credo molto nel destino».
La mostra Sexxx & Pop. L’immaginario erotico in Italia dalla rivoluzione sessuale al porno digitale alla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 25 maggio 2020.
R.B.: «Ringrazio Giampiero Mughini che mi ha presentato a Pier Giorgio Carizzoni, il curatore della mostra.
Non è un’esposizione molto ampia – di mio ci sono solamente 2 fotografie – però risveglia bei ricordi e obbliga a riflettere seriamente sulla piega che hanno preso i rapporti tra le persone in questi ultimi anni. Non c’è più erotismo, la gente si scambia fotine col telefono o col computer e stop; non c’è più il vedersi, il parlarsi, il piacersi e poi il giocare.
A me, che ho vissuto appieno la libertà gli anni Settanta, pare di essere tornata nel Medioevo. Era un periodo meraviglioso, era caduta la repressione e noi d’un tratto eravamo liberi, eravamo di tutti, non eravamo gelosi di nessuno, facevamo tutto quello che potevamo fare. Vuoi mettere poi le conseguenze sull’arte di quegli anni? Era tutta una sperimentazione, è stato bellissimo ma adesso la situazione pare essere tornata perfino peggio di prima e non capisco come sia potuto accadere».
Silvana Costa
Il libro:
Ana/Lisboa
di Rosangela Betti
Officina Betti Edizioni, 2019
tiratura firmata e numerata
disponibile anche edizione con fotografia autografata