Per il malato “le parole altrui sono segni che vanno decifrati a uno a uno, anziché essere, come nel soggetto normale, l’involucro trasparente di un senso nel quale egli potrebbe vivere. …l’altro non gli dice nulla, e i fantasmi che gli si offrono sono privi non già di quel significato intellettuale che si ottiene con l’analisi, ma di quel significato primordiale che si ottiene con la coesistenza” (Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione).
Le parole. Ecco il fulcro intorno al quale Luca Ricci e Lucia Franchi hanno voluto costruire l’edizione 2016 di Kilowatt, il Festival che animerà il borgo di Sansepolcro dal 15 al 23 luglio prossimo. Le parole come perle che si infilano in collane di poesia e bellezza; che intessono dialoghi. Ma le parole anche quali creatrici di immagini – come insegna ancora oggi il Bardo, a 400 anni dalla sua morte – e trombe, foriere d’azioni. Le parole, quindi, come elementi intrinsecamente connessi con il fare teatro.
Quest’edizione di Kilowatt si presenta come particolarmente interessante, non tanto per i numeri (del tutto riguardevoli con 50 Compagnie, 150 artisti in scena e 21 tra prime e anteprime nazionali), quanto per le parole – grazie alle quali è possibile superare i tempi bui di crisi economica e valoriale, di chiusura nei confronti dell’altro da sé e della diversità, di incupimento, arroccamento, perfino arretramento, che si respirano. Tempi che soffocano, oltre alla parola, persino il desiderio di pronunciarla.
Sansepolcro, al contrario, per una decina di giorni sarà un luogo dove l’incontro e il confronto tra culture, saperi, opinioni e poetiche, forme teatrali e linguaggi espressivi, saranno di casa; il clima europeo tornerà a essere mite; e la casa comune, accogliente.
Il fil rouge che unisce le proposte è, del resto, evidente. Così se la voce di Mariangela Gualtieri, tutte le sere durante il Festival, inonderà vicoli e piazze con la poesia diEcco che è tempo di risplendere; venerdì 15 sarà Piergiorgio Odifreddi a raccontarci Come stanno le cose; mentre Angela Dematté, sabato 16, vagherà in questa nostra waste land, Mad in Europe.
Sulla stessa scia, è facile vedere il rispecchiamento di senso, il bisogno di raccontare un’Europa altra – dei popoli – nella lotta ecologista messa in scena da Harry Wilson in Playing Identities – This home is not for sale; o nella migrazione, come necessità o come scelta, di Mădălina Iulia Timofte nel suo Playing Identities – Walk in my shoes.
Il viaggio non è però solo fuga ma può diventare scoperta dell’altro da sé, o può librarsi sulle ali della fantasia proprie del grande romanzo d’avventura ottocentesco. In questo filone, ecco collocarsi con la precisione di un orologio svizzero, I quattro moschettieri in America de I Sacchi di Sabbia (sabato 23) – tra Dumas e la graphic novel – e Il giro del mondo in ottanta giorni di Sotterraneo (mercoledì 20) – tra Verne e i giochi da tavolo.
E ancora, non possiamo dimenticare le nuove proposte, scelte dai Visionari, gli incontri e i laboratori. Un mix effervescente che si spera rimetterà in circolo la voglia di dialogo culturale e sociale, che molti di noi sentono – con timore – venir meno.
Simona M. Frigerio e Luciano Uggè
Il Festival di svolgerà a:
Sansepolcro
varie sedi
da venerdì 15 a sabato 23 luglio 2016
www.kilowattfestival.itKilowatt 2016
14° edizione
ideazione Lucia Franchi, Luca Ricci
direzione artistica Luca Ricci
direzione amministrativa e contabile Lucia Franchi
direzione organizzativa e fundraising Massimo Dottorini
direzione tecnica Luca Giovagnoli
responsabile segreteria organizzativa e biglietteria Michele Rossi
responsabile promozione, volontari e social-media Gianluca Cheli
curatore Kilow’Art Saverio Verini
direzione musicale Paco Mengozzi
in collaborazione con Luca Garrò
fotografi del festival Luca Del Pia, Andrea Settanni
videomakers Nicola Mancini, Marco Buzzini, Lorenzo Lombardi
grafica e web Umberto Daina
immagine del festival Mario Giacomelli, per gentile concessione di Simone Giacomelliprogramma completo sul sito del festival