Tre proposte molto diverse per contenuti e forma, ospiti del Festival diretto da Luca Ricci a Sansepolcro.
Quella del gioco/performance interattivo era una tra le curiosità degli ultimi anni di Kilowatt. L’imprevedibilità dello stesso e la possibilità di visitare luoghi a volte sconosciuti di Sansepolcro erano condizioni ideali. L’incontro tra persone che, casualmente, avevano scelto la stessa ora per aderirvi era un ulteriore punto di forza dell’esperienza. Come va a pezzi il tempo, di Alessandra Crocco e Alessandro Miele, di queste peculiarità conserva ben poco. Manca l’interazione con lo spettatore, dato che si assiste quasi sempre immobili, seduti su sedie, alle vicende di una coppia – che non è più tale. Rinchiusi in poche stanze, ci si trova di fronte a una recitazione lenta che non convince per l’incapacità di creare un coinvolgimento emotivo. Il risultato è lo sguardo dell’estraneo verso la messa in scena di una specie de I fatti vostri in diretta – ovvero, di un reality o di quella tv del dolore tanto in voga nelle programmazioni del piccolo schermo.
L’ammiccamento ai giochi con il pubblico è alla base anche di Docile, l’ultimo lavoro dei Menoventi – scritto da Gianni Farina e Consuelo Battiston. La Compagnia pur presentando temi interessanti quali la precarietà, il difficile rapporto con la malattia e le difficoltà nel costruire relazioni soddisfacenti, si basa – nelle fasi iniziale e finale – sul coinvolgimento del pubblico che, però, risulta fittizio e volto esclusivamente allo spettacolo – anche qui mancando dell’interazione autentica. Il meccanismo d’indagine rimanda ai test di Scientology, alla ricerca di adepti, così come il richiamo alla responsabilità personale e al giusto atteggiamento da tenere di fronte alle varie problematiche della vita. Bello, al contrario, l’incontro con l’ufficio di collocamento – la cui funzione rimane oscura anche nella realtà quotidiana. La malattia, sempre più cronicizzata per mancanza di interventi risolutivi, porta alla conclusione simbolica della trasformazione della malata in una gallina dalle uova d’oro per il professore di turno. Graffiante anche la smitizzazione dell’animale, evidenziata dal racconto del comportamento della crudeltà delle galline allevate a terra, causato anche dall’attività dei militari durante le esercitazioni – fatto peraltro estendibile a tutto il territorio nazionale e senza nessuna assunzione di responsabilità da parte dell’esercito.
Quello che convince meno è un linguaggio basato su cliché che fanno il verso alla televisione, soprattutto nella parte finale – che non tocca la vena grottesca e scade nello zuccheroso. Una ricerca, quella dei Menoventi, che pare ormai molto lontana dalla precisione e dal fascino che emanava L’uomo di sabbia.
Il terzo spettacolo, all’Auditorium Santa Chiara, scritto e diretto da Magdalena Barile, è Api regine – un lavoro sorprendente nelle conclusioni che sembra porgere.
Facciamo una premessa. Il comportamento dell’ape regina, quando ne nasce una nuova, è quello di lasciarla andare con una parte dello sciame per costituire un suo proprio alveare. Nello spettacolo, al contrario, sembra di trovarsi di fronte a più galli nello stesso pollaio. I fuchi, ritenuti inoperosi, sono romanticamente – si fa per dire – eliminati, ma da questo assunto puramente biologico derivare che una società umana al femminile avrebbe le stesse valenze e peculiarità di quelle maschili pare un’affermazione abbastanza provocatoria e arbitraria.
La scenografia risulta interessante con l’alveare, ben rappresentato da un paravento, che diventa, di volta in volta, alcova, luogo di rigenerazione, spunto per momenti di riflessione su un futuro che, una parte delle api, vorrebbe immutabile. L’idea del pungiglione, con tutti i sottintesi e usi che ne derivano, è a volte di dubbio gusto.
La mascolinizzazione del pensiero femminile (e femminista) e del rapporto capo/subordinato non convince in un testo un po’ troppo pesante e ripetitivo, sia nei concetti sia nella resa. Da notare il buon uso delle luci e del sonoro.
Luciano Uggè
Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di
Kilowatt Festival 2018:
Sansepolcro, varie location
da venerdì 13 a sabato 21 luglio
www.kilowattfestival.it
lunedì 16 luglio, ore18.00
Abitazione privata
Progetto Demoni presenta:
Come va a pezzi il tempo
4 spettatori a replicaore 20.10
Teatro della Misericordia
Menoventi presentano:
Docile
prima assolutaore 21.45
Auditorium Santa Chiara
AttoDue/Murmuris presentano:
Api regine – Commedia fantascientifica sull’eliminazione del maschio
anteprima