A Sansepolcro un incontro con il teatro delle Albe e Luigi Ceccarelli, le esperienze teatrali di Daniele Bartolini, e Ascanio Celestini nello studio di Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo?
Verso le 16.00, alla Biblioteca comunale, il pubblico incontra Luigi Ceccarelli, Marco Martinelli, Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi – quest’ultimo in video – per un approfondimento, in occasione della pubblicazione del libro Acusma, dello stesso Pitozzi, sull’importanza del connubio voce/suono nel teatro di Ermanna Montanari.
È proprio quest’ultima a iniziare il racconto rammentando l’imbarazzo che provava da bambina per la sua voce – quasi che il suo nome spiccatamente maschile ne fosse un segnale premonitore. Da qui la necessità di conviverci e, con l’aiuto di Marco Martinelli, di raggiungere la consapevolezza su come usarla – anche in quanto parte del proprio corpo.
A questo punto interviene Luigi Ceccarelli – che cura la parte elettroacustica degli spettacoli del Teatro delle Albe – per parlare della difficoltà di compenetrare voce e suono nello stesso piano, avendo presente che le gamme dinamiche del suono sono molto più estese rispetto a quelle vocali. È da questa necessità che deriva l’uso di microfonare la Montanari per facilitarne il connubio.
Pitozzi, in video, si concentra sul ruolo del teatro contemporaneo teso a radiografare la parola sino a renderla qualcosa di diverso, per arrivare a definire nuove forme teatrali. Riallacciandosi a questo, Ermanna suggerisce che quando sale su un palcoscenico vuoto, dove tutto è stato consumato, bruciato, può far nascere qualcosa da quelle ceneri se è frutto anche delle voci e delle memorie di coloro, in quel luogo, sono passati prima di lei.
Cambiando argomento, Enrico Pitozzi chiede agli artisti presenti cosa significhi, per loro, la parola trasmissione. Ed è la Montanari a rispondere raccontando la sua visione etica, quella che sta alla base della nascita delle Albe, e che li ha portati a formare una comunità che condivida e trasmetta, appunto – attraverso le opere prodotte – quel senso comunitario, di partecipazione e di condivisione di un progetto.
Nel complesso, un incontro che ha rivelato le difficoltà di operare in campi nuovi, quasi sperimentali, e la necessità di guardare al mondo con occhi indagatori, mantenendo nei rapporti interpersonali quella sensibilità e onestà intellettuale senza la quale la convivenza e la ricerca di nuove esperienze risulterebbero impossibili.
In serata, ecco il nuovo spettacolo di Daniele Bartolini, The Invisible City, ideato per cinque spettatori alla volta che, a un orario prestabilito, sono invitati, via whatsapp, a recarsi – ignari l’uno dell’altro – in luoghi specifici.
Il gioco, che tenta di analizzare i comportamenti e la capacità di mettersi in gioco, si basa sulla casualità degli incontri e delle reazioni individuali a essi conseguenti, soprattutto vista la scomodità degli spazi dove si è costretti ad agire. Capita persino di non capire il gioco e ritrovarsi a doverselo inventare sul momento, oppure di sentirsi in balia di suoni e voci – nell’oscurità più totale.
L’incertezza e la diffidenza iniziale, però, pian piano svaniscono e può capitare di ritrovarsi ad ascoltare o a condividere momenti importanti di persone sino a quel momento sconosciute. La capacità, ma forse ancor di più la voglia di lasciarsi andare può rendere più interessante l’esperienza. La casualità, inoltre, è un elemento importante perché è la voglia complessiva del gruppo di mettersi in gioco che può far fallire o meno l’esperienza.
Molto diverso e, per certi versi, meno coinvolgente emotivamente rispetto a quello proposto l’anno scorso, sempre Kilowatt, The Invisible City è comunque un modo per conoscersi e diventare, poi, complici costruttivi nell’ultima parte del gioco.
A tarda sera, nella piazza Torre di Berta, Ascanio Celestini presenta uno studio del suo nuovo spettacolo, Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo? Storia provvisoria di un giorno di pioggia. Un racconto sugli ultimi, quelli lontani dai mezzi di comunicazione di massa che vivono storie e vite che, a malapena, ci sfiorano.
Un viaggio anche voyeuristico che prende spunto da quanto potremmo scorgere da una comune finestra – in modo superficiale, e ristretto a un campo visivo ovviamente limitato. Uomini e donne che, per sopravvivere, devono funzionare come dei robot per interminabili giorni, mesi, anni. Altri, che vediamo o incontriamo nella loro attuale situazione e che classifichiamo al primo sguardo: barboni, zingari, venditori ambulanti. Una classificazione che impedisce qualsiasi possibilità di conoscenza.
Celestini racconta perché essere nati in un certo ambiente ti obblighi al furto, e innamorarsi della persona sbagliata aggiungerà sfruttamento allo sfruttamento. Mentre le istituzioni, in luoghi gestiti da cattolicissime suore (del tipo Case Magdalene irlandesi), ti assoggetteranno ai peggiori soprusi – ovviamente, per il tuo bene. Ferendoti nell’animo, minando la tua personalità. Da tutto ciò ti salvi solo se mantieni viva la speranza di avere, un giorno, una vita che sia tutta tua o di decidere la fine con dignità, in una splendida giornata di sole. L’aiuto degli altri, quando arriva, è solo nel momento in cui non lo desideri e senza riguardo per una tua libera scelta. Ma la vita riserva sempre delle sorprese: l’amore può regalartelo colui che meno te lo aspetti, così come l’aiuto che ti permette di sopravvivere in attesa del ritorno tanto promesso.
Domenica, una donna, morta di giovedì, è il limpido percorso di un’esistenza trascorsa tra i soprusi e l’indifferenza di chi passa accanto e non si sofferma mai – ma che riesce a riscattarsi attraverso tante piccole cose. Mentre la ruota dell’eterno ritorno la condurrà a un vecchio taschino, tra gli spiccioli, e i fantasmi che ci portiamo addosso e che, in quella situazione, ci daranno finalmente ciò che in vita non hanno potuto.
Luciano Uggè
Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Kilowatt Festival 2017:
Sansepolcro – varie location
www.kilowattfestival.itsabato 15 luglio:
dalle ore 16.00 alle 18.00
Laudi
Enrico Pitozzi, Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Luigi Ceccarelli in:
Acusma
incontroore 20.30
Casermarcheologica DLT
Daniele Bartolini (CAN) presenta:
The Invisible City
teatro – per cinque spettatori alla volta, su prenotazione da farsi almeno il giorno precedenteore 22.05
Torre di Berta
Ascanio Celestini in:
Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo? Storia provvisoria di un giorno di pioggia
teatro – studio