Ingredienti: Pisa, un flash mob, una chiesa da salvare. E un pizzico di cuore.
Un male terribile è quello che ci attanaglia. Si parla di quel morbo antico, quello furtivo che annida i propri scempi tra diamanti e bouquet. E come biasimarci? Abbiamo la fortuna di abitare uno scrigno di gemme. Tra diademi e collier. Chi avrebbe l’acume di accorgersi di un bracciale in procinto di rompersi? Ma il tempo è un santo, il tempo compie magie. E alla fine ce ne siamo resi conto. San Paolo in Ripa d’Arno, una piccola perla toscana, è a rischio.
Indagini risalenti all’inizio del 2013 sanciscono la condanna della cattedrale pisana, candida coroncina svettante verso il cielo. Allora si parlò di capriate degradate e legno macerato, di mura pericolosamente inclinate, forse a causa della falda acquifera sottostante. E tuttavia, complice la non pertinenza del Comune e una spesa ingente tutta sulle spalle della diocesi, a oggi il progetto di ristrutturazione non è ancora partito. San Paolo in Ripa d’Arno, milleduecento anni e oltre di storia italiana, minaccia di crollare sotto il proprio peso. E che la facciata – un tripudio di arcate cieche e logge a marmo bicromo, in pieno stile romanico toscano – sia scaturita dal disegno di una mente come quella di Giovanni Pisano non scongiura il pericolo.
Niente da fare, la natura non dimostra alcunché della nostra sensibilità. E poco importa che sia stata una bomba, nulla di più distante dalle sue funzioni, a causare ingenti danni alla chiesa, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Allora, alla distruzione seguì un restauro. E oggi proprio quella parte, come una protesi trascurata, lamenta le termiti del degrado.
Da allora la popolazione ha tentato di reagire. All’ottobre del 2013 risale la mobilitazione spontanea lanciata da Sergio Costanzo, scrittore pisano, che si lascia fotografare nella metaforica gabbia che sono le transenne, contrassegnate da quel cartello che ostenta lavori mai neppure accennati. All’atto appassionato di Costanzo ne seguono altri. Il web pullula di ergastolani dell’attesa. Nell’autunno del 2014 c’è il progetto pronto, ma le spese sono ingenti.
Arriviamo al giugno del 2016, quando – tra offerte di concerti e voci gospel – si ventila l’ipotesi di un crowdfunding.
E qui ci fermiamo, sull’orizzonte di ottobre, con le acque che iniziano a incresparsi. La campagna di recupero fondi, sostenuta da Unicoop Firenze, chiuderà ufficialmente il 13 ottobre. Tempo stimato per il completamento dei lavori: due anni. E sono quasi quattro che a San Paolo non si entra. Vi si troverebbe quel vuoto eloquente di monaci e pellegrini; quel ritmico susseguirsi di archi ogivali; quell’armonia del pieno, quell’armonia del vuoto. Pochi sono i luoghi in cui musica e materia possano abbracciarsi, e la chiesa è uno di essi. Vi si troverebbero gli affreschi del Buffalmacco e le maestranze bizantine di madonne scolpite e candidi oranti.
E così, via di nuovo al gioco della sommossa. L’Unicoop Firenze indice un flash mob per il 7 di ottobre, per gli ultimi ansiti di un crowdfunding che punta ai 250mila euro. L’abbraccio collettivo, proposto per la seconda volta, ebbe già luogo attorno al Battistero fiorentino.
Anche questa volta la folla scenderà in piazza. Avvolgerà il vecchio Duomo; avvolgerà il Pisano e il Buffalmacco; forse smuoverà coscenze, forse desterà consapevolezze sopite. Perché prima di Campo dei Miracoli e del suo manto pallido, c’era San Paolo in Ripa d’Arno. E sì, è una piccola perla modesta. Ma nei grandi tesori è sempre sui monili più discreti che poggiano le corone.
Sarà un lungo percorso, questa guarigione. Nel frattempo, amiamo.
Il flash mob si terrà:
San Paolo a Ripa d’Arno
piazza S. Paolo a Ripa D’Arno – Pisa
venerdì 7 ottobre, dalle ore 17.00
https://www.eppela.com/it/projects/9161-sostieni-san-paolo