Le donne dell’arte

La storica Flavia Frigeri racconta il lavoro di oltre cinquanta artiste, dal Cinquecento ai giorni nostri, per dimostrare come le donne abbiano contribuito alla storia dell’arte non solamente con il limitante ruolo di muse e modelle.

Il palinsesto di esposizioni previste per il 2020 a Palazzo Reale di Milano si intitola I talenti delle donne. Un progetto che per molti versi fa indignare nel mostrare le artiste come una specie protetta, che trova sbocchi solo grazie a eventi espressamente dedicati. Tra l’altro sembra non ne siano nemmeno state individuate a sufficienza per coprire l’intera programmazione annuale. Eppure la storia passata e contemporanea, in tutte le discipline, pullula di nomi di donne eccelse: artiste di grande talento nell’esecuzione, originali nell’ideazione della composizione, brillanti precursori di movimenti e intelligenti nel declinare stili in chiave personale. Una genialità a volte premiata, come nel caso di Artemisia Gentileschi, altre soffocata affinché non tolga visibilità ai colleghi uomini.
Do women have to be naked to get into the Met Museum?!” (le donne devono per forza essere nude per entrare al Met. Museum?) si chiedono nel 1985 le attiviste del collettivo femminista Guerrilla Girls, sfilando davanti al celebre museo newyorkese. È in quel momento in corso An international Survey of Recent Paiting and Sculpture, una mostra che su 165 autori presenti conta solamente 13 donne. Da quella protesta iniziale il collettivo si amplia sia di numero di membri sia di temi di interesse, includendo anche il razzismo, la guerra e l’aborto e si organizza seguendo le strategie messe a punto dalle proteste degli anni Settanta. Le identità dei partecipanti sono celate dietro a una maschera da gorilla e al nome di artiste leggendarie, molte delle quali protagoniste di Le donne dell’arte, un interessante libro a cura di Flavia Frigeri. In copertina al volume campeggia, non a caso, una riproduzione della serigrafia data alle stampe nel 1989 dalle Guerrilla Girls che – come viene spiegato nell’ultimo capitolo – riprende il quesito posto ai curatori del Met. Museum per estenderlo virtualmente a tutte le istituzioni che si occupano di arte moderna.
Flavia Frigeri è una curatrice di mostre con un passato alla Tate Modern e un presente all’University College di Londra dove insegna Storia dell’Arte. In Le donne dell’arte raccoglie i ritratti di quasi sessanta donne che hanno segnato indelebilmente il campo della pittura, della scultura, della fotografia, delle installazioni e delle performance multidisciplinari nell’ultimo mezzo millennio, con un’attenzione particolare all’ultimo secolo.
Le donne dell’arte sono presentate in ordine cronologico, suddivise nelle cinque sezioni che compongono il volume: Antesignane (nate fra il 1550 e il 1850), Pioniere dell’Avanguardia (nate fra il 1860 e il 1899), Trionfi e tribolazioni (nate fra il 1900 e il 1925), Sfida agli stereotipi (nate fra il 1926 e il 1940) e Visioni contemporanee (nate fra il 1942 e il 1985). Seguono poi gli apparati composti da una Cronologia che dal 1550 ai giorni nostri indica le gesta di personaggi femminili divenuti famosi in politica, nelle scienze e nelle arti insieme a grandi conquiste sociali per il genere; da un Glossario delle tecniche e dei movimenti artistici; dagli Approfondimenti ovvero da una lista di letture consigliate.
Ogni sezione si compone di una decina di capitoli, ciascuno dedicato a una specifica protagonista della propria epoca di cui Flavia Frigeri traccia la biografia professionale corredandola da fotografie a tutta pagina di una o più opere significative e da un breve elenco di altri lavori celebri.
Lo schema è analogo a quello di 50 momenti che cambiarono l’arte a cura di Lee Cheshire, afferente alla stessa collana Art Essentials pubblicata da 24 ORE Cultura, una piacevole introduzione ai fatti e agli esponenti di spicco della storia dell’arte mondiale. Come Cheshire anche Frigeri lascia ampio spazio alle attrici di spicco della scena artistica britannica contemporanea, a volte trovandosi a raccontare le sue stesse sperimentazioni ma da un punto di vista complementare. Tra le protagoniste di Visioni contemporanee infatti troviamo Amalia Pica (1978) interessata alle interazioni tra le persone; i ritratti in stile impressionista di Lynette Yiadom-Boakye (1977); le installazioni autobiografiche per cui Tracey Emin (1963) recupera le tecniche decorative della tradizione e i fantasmi architettonici di Rachel Whiteread (1963).
Nell’arco dell’intero volume si rincorrono nomi celeberrimi come le impressioniste Berthe Morisot (1841/95) e Mary Cassatt (1844/1926); la fiamminga Clara Peeters (1594/1621) che nasconde minuscoli autoritratti nei suoi dipinti per sfidare la condizione delle artiste del tempo; Angelika Kauffmann (1741/1807) pittrice di soggetti storici e cofondatrice della Royal Academy of Arts di Londra (1768); Hilma af Klint (1862/1944) e Louise Nevelson (1899/1988) pioniere rispettivamente dell’astrattismo e della scultura modernista. E ancora Benedetta Cappa Marinetti (1897/1977) legata al futurismo e principale esponente dell’aeropittura; Gego (1912/94) i cui studi di architettura hanno un impatto fondamentale sull’esplorazione dello spazio attraverso le luci e le strutture flessibili delle sue installazioni; Amrita Sher-Gil (1913/41) araldo dell’arte moderna indiana.
Non manca la fotografa Julia Margaret Cameron (1815/79), consegnata alla storia per le enfatiche e minuziose rappresentazioni di opere letterarie che l’accostano al lavoro degli amici preraffaelliti, insieme alla nipote Vanessa Bell (1879/1961), pittrice, sorella della scrittrice Virginia Woolf e fondatrice del Bloomsbury Group, un ritrovo informale di artisti, scrittori e intellettuali. Citiamo quindi Sonia Delaunay (1885/1979) e Ljubov’ Popova (1889/1924) che, come la Bell, sono artiste multidisciplinari che non disdegnano di trasferire il proprio talento dalla pittura alle arti applicate e alla moda, riscuotendo pari se non maggior successo; Judy Chicago (1939) e Miriam Schapiro (1970) che organizzano alla California State University di Fresno il primo corso di arte femminista degli Stati Uniti.
Se parlando del XX secolo non si può prescindere da Frida Kahlo (1907/54), Carol Rama (1918/2015), Yoko Ono (1933), Martha Rosler (1943) o Marina Abramović (1946), le età manierista e barocca sono rappresentate dalle italiane Lavinia Fontana (1552/1614) – considerata la prima artista donna a costruirsi una carriera indipendente – e Artemisia Gentileschi (1593/1652). In riferimento a quest’ultimo periodo artistico, solleviamo un’obiezione alla rassegna proposta da Flavia Frigeri lamentando l’assenza di Sofonisba Anguissola (1532/1625), dal 1559 al 1568 pittrice alla corte di Filippo II di Spagna e ammirata come ritrattista persino da Antoon van Dyck che ci tiene a incontrarla personalmente e ritrarla nel 1624 a Palermo.
A prescindere dalle personali passioni, Le donne dell’arte rappresenta un valido punto di partenza per scoprire il nome e il lavoro di tante artiste, sovente messe in ombra da compagni di vita e creazione ritenuti più meritevoli solo perché uomini. Cerchiamole alla prossima visita a un museo e compariamo le loro opere con quelle dei colleghi e rimarremo piacevolmente sorpresi dal loro talento.

Silvana Costa

Le donne dell’arte
a cura di Flavia Frigeri
24 ORE Cultura, 2020
14 x 21,5 cm, 176 pagine,100 illustrazioni
prezzo 14,90 Euro
www.24orecultura.com