Le intellettuali

Al Teatro Sala Fontana è in scena una vera chicca: il penultimo – e poco rappresentato – testo scritto da Molière, una salace commedia sviluppata attorno al tema del potere.

Parigi, 11 marzo 1672: al Palais Royal va in scena per la prima volta Les Femmes savantes. Quasi a festeggiarne l’anniversario, a oltre trecento anni di distanza, Elsinor Teatro Stabile di Innovazione porta in scena al Teatro Sala Fontana questa deliziosa commedia con la traduzione di Cesare Garboli. Si tratta di un’occasione quasi imperdibile per assistere a una tra le opere meno rappresentate del grande autore francese e, per questa ragione, poco nota al grande pubblico.
Molière, con la consueta sottile ironia, ne Le intellettuali fustiga senza pietà quei ciarlatani che riescono a far passare un forbito eloquio per competenza; a soggiogare gli sprovveduti; a prendere a prestito i versi dei classici per raffazzonare componimenti in grado di sedurre la vanità femminile o a nascondere l’avidità tra le pagine di un trattato. Perfetto esempio di tale categoria umana è Trissottani (Roberto Trifirò), un erudito cicisbeo avente come principale occupazione il deliziare le signore di buona famiglia con la propria compagnia, adducendo come unico nobile scopo l’istruirle sulle arti e sulla scienza. In breve tempo egli diviene ospite fisso di Crisalo (Miro Landoni), un ricco borghese ove conquista l’incondizionata ammirazione delle donne di casa: la moglie Filaminta (Maria Ariis), la sorella Belisa (Federica Fabiani) e la figlia Armanda (Angelica Leo). Monica Conti, la regista, inserisce una scena emblematica del clima instauratosi in quella dimora in cui Trissottani manipola, a proprio piacimento, le donne come fossero burattini. Egli riesce infatti a indurre Filaminta a promettergli in moglie Enrichetta (Carlotta Viscovo), l’altra sua figlia, innamorata di Clitandro (Marco Cacciola) e assolutamente indifferente alle lezioni cui viene obbligata a partecipare. Crisalo, succube della moglie, non riesce a opporsi ma, fortunatamente, in aiuto dei due innamorati accorre lo zio Aristo (Stefano Braschi) che, con astuti espedienti e dotti alleati, cerca di smascherare le reali ambizioni di Trissottani.
Sebbene l’azione si dipani attorno al classico tema del matrimonio ostacolato, il reale filo conduttore della commedia è la continua messa alla berlina del potere in ogni sua forma. Con sottile arguzia, Molière mina i principi su cui si regge l’esercizio del potere all’interno delle mura domestiche lasciando allo spettatore sufficienti spunti per proiettare la situazione su scala maggiore e riflettere sull’inettitudine di quanti governano lo Stato. Una successione rapida ed efficace di battute ci svela come l’uomo si proclami signore in casa propria ma soggiaccia ai capricciosi voleri della moglie; come il padrone comandi facendo proprio il buonsenso dei servi; come poche nozioni letterarie bastino a catturare l’attenzione della masse; come l’incondizionata adulazione renda le persone cieche all’evidenza dei fatti ed incapaci di distinguere l’intelligenza dall’astuzia. I personaggi in scena non si raccolgono attorno ad un protagonista indiscusso ma danno vita al un’opera corale che li vede alternarsi in rapida successione sotto la regia attenta di Monica Conti, coalizzandosi di volta in volta in differenti schieramenti contrapposti: uomini/donne; cultura/astuzia; intelletto/potere; denaro/amore. Questo costante ondeggiare tra due poli lo vediamo efficacemente riproposto anche visivamente nella scenografia progettata da Domenico Franchi. I pochi elementi collocati sul palcoscenico, uniti al sapiente gioco di luci curato da Antonio Zappalà, riescono a dar vita a ambiti spaziali definiti e contrapposti – sopra e sotto, davanti e dietro – dilatando considerevolmente lo spazio disponibile per duelli, fughe e l’immancabile inseguimento della servitù irriverente.
Se tributiamo un lungo applauso a quanti lavorano dietro le quinte e alla meticolosa direzione di Monica Conti, abbiamo invece qualche perplessità sulla composizione del cast: ci ha colpito trovare, di fianco ad attori dalla consumata esperienza e giovani dal promettente avvenire, volti immobilizzati in un imbarazzato quanto imbarazzante sorriso.
Anticipiamo infine che la prossima stagione, sempre al Teatro Sala Fontana, sarà in cartellone un altro appuntamento con un testo afferente al corpus delle cosiddette opere minori di Molière: Dispetto d’amore.

Silvana Costa

 

Lo spettacolo continua:
Teatro Sala Fontana
via Boltraffio 21– Milano
fino a domenica 29 marzo 2015
orari martedì – mercoledì – giovedì – sabato ore 20.30
venerdì  ore 19.30; domenica ore 16.00
www.teatrosalafontana.it
 
Le intellettuali
di Molière
traduzione Cesare Garboli
adattamento e regia Monica Conti
con Maria Ariis, Stefano Braschi, Marco Cacciola, Monica Conti, Federica Fabiani, Miro Landoni, Angelica Leo, Roberto Trifirò, Carlotta Viscovo
scene e costumi Domenico Franchi
disegno luci Antonio Zappalà
musiche Giancarlo Facchinetti
assistente alla regia Carlotta Viscovo
assistenti alle scene Michela Andreis, Marina Garibaldi
tecnica e fonica Rossano Siragusano
assistente volontario Giorgio Volpe
scene realizzateda Area Bianca Concept Factory – scuola di scenografia dell’Accademia Santa Giulia di Brescia
direzione artistica Rossella Lepore
prodotto da Elsinor
www.elsinor.net