Le proposte autunnali di Galleria Continua

12-_DSC9In mostra, a San Gimignano, José Antonio Suárez Londoño e Arcangelo Sassolino. Due poetiche che sembrano agli antipodi come l’Italia con la Colombia.

L’universo di Londoño è tratteggiato con disegno minuto e precisione nei particolari, con colori ad acquerello, su supporti di uso comune, come i notes – dove registra, giorno dopo giorno, le emozioni di un’esistenza vissuta sfogliando poesie, facendosi rapire da un pezzo musicale o dal testo di una canzone, immergendosi nell’arte di Van Gogh, Edgar Degas o Paul Klee. Arcangelo Sassolino, al contrario, utilizza macchinari, anche di grandi dimensioni, tecnologie industriali con un peso e una matericità potenti, in grado essi stessi di evocare suoni e rumori, fruscii e spasimi, in situazioni al limite. Una ricerca del particolare per “hacer siempre lo mismo y hacerlo siempre distinto”, che caratterizza le opere del primo; una creazione di situazioni limite e momenti unici, sempre diversi, nel secondo.
In mostra, i fogli di carta di un piccolo notes che, attraverso l’appunto quotidiano, permettono di leggere l’intero libro dell’esistenza di Londoño – che comunica il sé e l’altro da sé attraverso labirinti, barche, aeroplani, torri, corpi in equilibrio instabile, sottoposti o contrapposti a pesi o pensieri che sembrano opprimerli. Anamorfismi, corpi smembrati, sezionati, catalogati in modo maniacale – magari, all’ombra mortale di un bombardiere che li sovrasta. Un’immagine terribile sublimata da un’arte minuta. Altrove, simboli sin troppo chiari nei loro rimandi, quali la ballerina per un libro di Degas.
Un vuoto di senso che sembra invadere lo spazio, l’intero foglio di carta, laddove figure create con timbri di gomma compongono rappresentazioni articolate e complesse, avulse dalle leggi prospettiche e dal rispetto delle proporzioni, in stampe numerate con cura dall’artista stesso – e che richiamano alla mente Il Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch.

Un gemito di dolore come quello di Francesca, sospinta nell’incessante bufera del Canto V de La Divina Commedia, risuona quando si mette in funzione una specie di pressa che produce l’incurvatura di un grosso tronco – precedentemente tagliato a strati longitudinali, imbragato in tenaglie meccaniche che lo tengono bloccato e in posizione. Quella nella quale si ritrova il visitatore, più che una stanza sembra un antro, dove un mostro meccanico si accanisce contro una natura inerme. Una tortura prolungata e senza fine, che solo nei suoni subumani riporta ad angosce letterarie o primordiali.
Assolutamente in contrasto, la seconda installazione, Piccole guerre, tipica di una situazione da laboratorio, asettica e curata nei minimi particolari ove la distruzione dell’oggetto o la sua trasformazione, riporta l’oggetto alla sua dimensione primitiva di materia composta. L’accadimento (annientatore ma asettico, quasi paragonabile ai presunti bombardamenti chirurgici) sembra rimandare a tutte quelle situazioni di guerra che, dopo l’intervento, lasciano lande desolate, dove l’umanità non sembra più identificabile, e i presunti colpevoli si mescolano con gli innocenti – accumunati dall’ormai tristemente nota  definizione di danni collaterali. L’inevitabile distruzione avviene però lentamente, e si ottiene con pazienza e pervicacia. Il corpo (una bottiglia, per la precisione) immobilizzato, e senza possibilità di fuga, attende una fine ineludibile. Le mani al comando sono lontane, mani che restano pulite, che non si sporcano, non agiscono direttamente, pur segnando la sorte dell’altro da sé.
Oggetti di design che, quando in funzione, trovano la loro sublimazione artistica, acquisendo un senso etico che va aldilà del piacere estetico.

Due artisti, due modi di lavorare, tecniche e necessità differenti. Entrambi, però, accomunati da un’indagine su quanto accade intorno a loro – e a noi. La tecnologia industriale, da un lato; il foglio di carta con la matita, dall’altro. Focus della loro ricerca artistica, però, un disagio reale e poetico e, forse, il desiderio di esorcizzarlo attraverso l’arte.

Luciano Uggè

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Le mostre continuano:
Galleria Continua

via del Castello, 11 – San Gimignano (SI)
fino a domenica 15 gennaio
orari: lun/dom 10.00-13.00/14.00-19.00
www.galleriacontinua.com

José Antonio Suárez Londoño presenta:
A new Larousse
www.galleriacontinua.com/artist/113/artpieces

Arcangelo Sassolino presenta:
Canto V
Piccole Guerre
www.arcangelosassolino.it