Il Camposanto Monumentale di Pisa è la location d’eccezione per Un Inferno, la performance ideata da Dario Marconcini e Massimo Salvianti, che unisce le terzine poetiche di Dante all’ottava rima dei Maggianti di Buti.
Tra sarcofaghi e affreschi, arcate a sesto acuto, che sembrano lambire il cielo blu cobalto, ed esili colonne traforate, che paiono muoversi nella brezza leggera della sera, i cinque interpreti di Arca Azzurra entrano ed escono da una serie di personaggi che l’Alighieri tratteggiò con mano felice nella sua Commedia.
La struttura drammaturgica è essenziale. I monologhi di Francesca, Farinata, Ulisse e il conte Ugolino sprofondano sempre più lo spettatore nei meandri autorali dei cerchi danteschi. A far procedere l’azione e, a volte, a spiegare il contesto in cui si svolge la scena, i Maggianti di Buti eseguono con grazia i loro canti in ottava rima – che intervallano e movimentano i grandi monologhi.
Sagace e preciso il lavoro per piegare la terzina incatenata in ottava rima, trasponendo la poesia in forma discorsiva così da permettere anche ai meno avvezzi allo stile dantesco di godere del viaggio nel regno luciferino. Viaggio suggestivo e coinvolgente, che tocca due momenti di climax nella splendida interpretazione di Ulisse e del Conte Ugolino.
Al contrario, il ruolo di Farinata risente dell’essere un dialogo, più che un monologo; e di rimandi alla storia fiorentina che a molti possono sembrare oscuri. Forse la scelta di un altro personaggio avrebbe dato una migliore resa – si pensi, ad esempio, a Pier della Vigna.
Nonostante il procedere sia incalzante e renda lo spettatore compartecipe, diversi passaggi (per chi non abbia letto la Commedia) appaiono altrettanto oscuri. Ad esempio, il salto pindarico dal bosco delle arpie (Canto XIII), dove dimorano le anime dei suicidi, alle invettive contro i simoniaci (Canto XIX). Oppure, la spiegazione che i dannati non vedono gli eventi futuri quando si avvicinano temporalmente (spiegazione che fornirà Farinata dopo il qui pro quo tra Dante e Cavalcante Cavalcanti sulla morte del figlio Guido). Anche l’identità dei tre personaggi maciullati da Lucifero non è rivelata, lasciando il dispiegarsi del verso decisamente tronco.
Il finale reca un po’ l’amaro in bocca. Invece della famosa: “E quindi uscimmo a rivedere le stelle”, si chiude sul ben più tragico: “la via è lunga e ‘l cammino è malvagio”.
Restiamo in attesa che il viaggio prosegua.
Lo spettacolo è andato in scena
nell’ambito della manifestazione Dante Posticipato:
Camposanto Monumentale
piazza dei Miracoli – Pisa
sabato 28 maggio, ore 21.30Arca Azzurra Teatro presenta:
Un Inferno
un viaggio intorno all’Inferno di Dante Alighieri
un progetto di Dario Marconcini e Massimo Salvianti
scrittura scenica e regia Dario Marconcini
ottave del Maggio Enrico Pelosini
con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Lucia Socci
e con i Cantori del Maggio di Buti (Pisa)
www.arca-azzurra.itla manifestazione Dante Posticipato, ideata da Marco Santagata, è sostenuta da Comune di Pisa, in collaborazione con Università di Pisa, Fondazione Teatro di Pisa, Regione Toscana, Fondazione Blu e Museo della Grafica