L’immersione in Lus continua fino a domenica 27 novembre al Teatro Fabbricone di Prato, un incontro felice tra musica, parole e grande teatro.
“Fuggite, fuggite, finché siete in tempo. Correte là nelle terre sterminate, strofinatevi gli occhi con la guazza del mattino, strofinatevi, prima di diventare ciechi del tutto.”
Una lingua ipnotica, inconoscibile, più un insieme di puri suoni che di significati, e dunque immersione in una materia fluida e rocciosa, senza età, quella in cui si staglia tenera e maestosa Ermanna Montanari, meravigliosa attrice del Teatro delle Albe di Ravenna – una realtà preziosa nel campo della ricerca teatrale italiana.
Ingoiando lo spazio scenico (oscurato e poi esondato di colori in continua evoluzione) con movimenti impeccabili, fermi e dalla mobilità eterna dei quadri rinascimentali, dove lo sguardo si concentra sì, sulle sue mani che parlano melodiose e taglienti, ma anche sui contorni – ai lati il contrabbassista Daniele Roccato e il musicista elettronico Luigi Ceccarelli, che campiona la voce e la amplifica e stravolge in presa diretta – dilatando e restringendo, quindi, il palco; la “sciamana del teatro” inizia il suo rituale, Lus, piccolo capolavoro di musica e, soprattutto, interpretazione. Poema scritto appositamente per lei in lingua romagnola dal poeta Nevio Spadoni, storia della donna più infelice di tutte, quella che tutti temono e allontanano, ma a cui tutti si rivolgono strisciando, la notte, per risolvere i mali che li attanagliano. Storia di Bêlda, la guaritrice, la veggente vissuta agli inizi del Novecento, schifata dalla società alla luce del giorno, implorata e riverita con le tenebre; l’orfana che da bambina impara i segreti delle erbe, e come “il mondo sia pieno di bugie, tutto un ingarbuglio, e far finta di niente degli uomini ti ammazza“.
Un testo breve ed essenziale, scolpito e in divenire, dagli attraversamenti medievali, gotici, fantastici, quasi celtici (questi ultimi suggeriti anche da una lingua che, senza i sovratitoli, sarebbe stata per noi misteriosa). Un testo che sembra perdere gocce di sangue e fili di una luce incantata, grazie a una Ermanna Montanari in stato di grazia che lo incarna con la sua voce devastante, in una possessione vocale che non frana, non cede, e sempre si rigenera dalle sue stesse ceneri sussurrate, per tornare più potente di prima, in una stregoneria teatrale che attanaglia l’anima del pubblico.
Il grande teatro non ha bisogno di rimandi quotidiani, ma si nutre di frequenze come le sue, mistiche e terrene, veloci e rallentate, dalla vita alla pena di morte, dalla rabbia all’impotenza, fino allo slancio verso il divino e alla pietà per se stessa e per il mondo. Un concerto che si fa teatrale, e una voce che si fa orchestra, Lus, dove il male e il bene sono ormai gemelli siamesi, impressi sul bianco abito da bambolina, con cerchi rossi, della grande interprete.
Tessa Granato
Lo spettacolo continua:
Teatro Fabbricone
via Ferdinando Targetti, 10/12 – Prato
fino a domenica 27 novembre
orari: feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30
www.metastasio.itTeatro delle Albe-Ravenna Teatro/Emilia Romagna Teatro Fondazione presentano:
Lus
concerto spettacolo
di Ermanna Montanari, Luigi Ceccarelli e Daniele Roccato
testo Nevio Spadoni
spazio scenico e costumi Margherita Manzelli ed Ermanna Montanari
regia Marco Martinelli
live electronics Luigi Ceccarelli
contrabbasso Daniele Roccato
disegno abito di Bêlda Margherita Manzelli
animazione dello sfondo con opere originali di Margherita Manzelli
a cura di Margherita Manzelli, Alessandro Tedde e Francesco Tedde
regia del suono Marco Olivieri
disegno luci Francesco Catacchio
direzione tecnica Fagio
elaborazione e tecnica video Alessandro Tedde, Francesco Tedde Antropotopia
elementi di scena realizzati dalla squadra tecnica del Teatro delle Albe: Alessandro Bonoli, Fabio Ceroni, Enrico Isola, Dennis Masotti e Francesca Pambianco sartoria Laura Graziani Alta Moda