Madre

Le Albe a Fuori Luogo con Maryam. Montanari e Martinelli presentano a La Spezia il nuovo lavoro dedicato alla figura di Maria, da una prospettiva insolita, in tutta la sua portata universale.

Quello di Maryam è un testo originale, di Luca Doninelli, scritto appositamente per Ermanna Montanari. Interessato da molti anni a scrivere un lavoro sulla figura di Maria, Doninelli ha messo a frutto un’esperienza molto forte, fatta nella Basilica dell’Annunciazione di Nazareth, dove anni addietro era rimasto colpito dalla vista delle molte donne musulmane che attendevano in fila di poter entrare e pregare la Madonna – Maryam nella tradizione islamica.
Nasce così il testo: raccogliendo tre preghiere, che raccontano le vicende di altrettante donne; storie in parte ascoltate, in parte lette, e poi rielaborate dalla mano dello scrittore, che ne ha tratto figure vive, emblematiche.
La messinscena elaborata da Martinelli e Montanari, cui appartiene l’ideazione dello spazio e la regia, è incisiva ed essenziale. Lo spazio, racchiuso fra un semplice fondale e da un velatino, sul fronte, si fa ambiente delimitato, silenzioso e composto. Non ci sono oggetti, niente lo occupa, tranne il microfono che utilizza l’attrice. È spazio neutro, pronto ad accogliere le varie connotazioni offerte dagli elementi visivi. Sui due supporti (fondale e velatino) si stagliano le immagini – il velatino, ovviamente, è più o meno trasparente a seconda della luce. Riflettori, teste mobili e proiezione video definiscono i luoghi, i contesti o le atmosfere. Agli effetti visivi si sommano le musiche, anch’esse volte a definire un’atmosfera culturale e spirituale.
Con la prima scena si è immediatamente catapultati nella Basilica dell’Annunciazione di Nazareth. Sul pavimento e sul fondale si staglia il disegno di finestre traforate. Una donna prega.
L’insieme degli elementi, la loro composizione, la prospettiva del testo (ovvero il fatto che si tratti di una preghiera) e l’impostazione stessa di recitazione della Montanari, generano una sottile aria di astrazione. Sarà anche questo che contribuisce a rendere lo spettacolo tanto efficace da un punto di vista empatico? Empatia: parola che balza alla mente durante la performance e che, non a caso, risuona anche nelle discussioni che la seguono – ed è, in effetti, parola chiave. Sono i sentimenti a risaltare: disperazione, dolore, e le richieste fondamentali – di giustizia, di senso, di ascolto. Bisogni basilari che tutti condividono, e rendono possibile la comprensione profonda della sofferenza.
Il rischio di un’operazione dai forti connotati retorici, patetici, o vagamente demagogici, è felicemente evitato. È come se gli artisti fossero riusciti a cogliere l’aspetto essenziale, universale, e quindi a parlare da cuore a cuore. È la vita che si dispiega davanti allo spettatore.
Oltre a ciò, viene restituito molto chiaramente un sentimento sincero e profondo di devozione popolare. A questo rimanda anche l’apparizione di Maryam: alla rappresentazione di una fede genuina e tenace, cui la Madonna risponde, manifestandosi. La risposta che offre alle donne è sorprendentemente più laica che strettamente religiosa. Non c’è in lei l’abbandonarsi ai piani divini, con speranza e fiducia. No. Il dolore di quelle donne non ha senso e ragione ultima, così come non aveva senso il suo. Maryam non ha consolazione da offrire se non la comprensione e la condivisione di questo dolore.
Sebbene sia molto importante ricordare che, in quanto testo italiano, potrebbe mostrare più le nostre proiezioni che un’effettiva realtà dell’altro, va riconsociuto che grazie allo spettacolo si crea effettivamente una forma di vicinanza fra culture, e una simile operazione è sicuramente apprezzabile e lodevole. Si realizza l’auspicato ponte fra due mondi, sia nella figura di Maryam che nel carattere empatico di cui si è detto.
Aldilà degli aspetti pregevoli di Maryam, emergono però alcune problematiche.
A partire dal terzo quadro circa, ovvero dalla terza preghiera, il meccanismo sembra perdere la sua potenza. Si rimane sicuramente avvinti e affascinati dall’impianto scenico e dalla composizione degli elementi, combinati con cura e organicità, al punto da far pensare a una realizzazione contemporanea di un’opera d’arte totale di ricordo wagneriano. Eppure, al terzo quadro l’incanto non stupisce più, ci si è abituati al meccanismo, al punto da domandarsi se non si tratti di una costruzione troppo estetizzante, ricercata formalmente, un insieme di effetti notevoli e poco più. Anche la recitazione, l’andamento e la gestione vocale della Montanari risulta alla lunga stancante, paradossalmente anch’essa monotona.

Mailè Orsi

Lo spettacolo è andato in scena:
Centro Dialma Ruggiero
via Monteverdi, 117 – La Spezia (SP)
venerdì 2 febbraio, ore 21.15

Maryam
testo Luca Doninelli
in scena Ermanna Montanari
musica Luigi Ceccarelli
regia del suono Marco Olivieri
disegno luci Francesco Catacchio
direzione tecnica Fagio
assistente spazio e costumi Roberto Magnani
consulenza e traduzione in arabo Tahar Lamri
in video Khadija Assoulaimani
voce e percussioni in audio Marzouk Mejri
realizzazione video Alessandro Renda
realizzazione musiche Edisonstudio Roma
fotografie dello spettacolo Enrico Fedrigoli
ideazione, spazio, costumi e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari
produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro in collaborazione con Teatro de gli Incamminati/deSidera