Magritte. La Ligne de vie

La mostra dal sapore autobiografico, in corso al Museo d’arte della Svizzera italiana, offre al pubblico una strepitosa rassegna di opere iconiche del Maestro emblema del Surrealismo. Un evento utile per indagare l’evolversi di una visione dell’arte che trae ispirazione dal lavoro di Giorgio De Chirico.

Le piogge di omini con bombetta, le soffici nuvole che punteggiano il cielo celeste, le pipe – che non sono pipe – e le mele verdi hanno trasformato il pittore surrealista René Magritte in un autentico fenomeno Pop, in un artista amato a scala mondiale immediatamente riconoscibile anche a chi non ha mia avuto l’opportunità di vedere tali opere dal vero. Opere oniriche, dall’alto coefficiente poetico, che raccontano il bizzarro universo parallelo che alloggia nella mente di ciascun essere umano, in una parola: surreali.
Magritte preferisce evitare di parlare del proprio lavoro, del percorso creativo, delle esplorazioni del subconscio da cui scaturiscono le visioni che riversa su tela, lasciando all’osservatore il piacere di leggervi ciò che preferisce. Egli deroga alla regola in alcune rare occasioni come per La Ligne de vie, la conferenza tenuta al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, il 20 novembre 1938.
Da quell’evento straordinario Xavier Canonne – direttore del Musée de la Photographie di Charleroi e membro della Fondation Magritte – e Julie Waseige – ex collaboratrice scientifica del Musée Magritte – in collaborazione con Guido Comis – curatore del MASI di Lugano – a mezzo secolo dalla morte dell’artista belga sono partiti per dar vita all’omonima mostra dalla straordinaria connotazione autobiografica. Con La Ligne de vie si propone al pubblico, fino a domenica 6 gennaio, una strepitosa selezione di pezzi iconici tra cui alcuni capolavori appartenenti a collezioni private non esposti al pubblico da anni come Les Grands voyages (1926), un nudo femminile fluttuante nel cielo attraverso cui si intravede il paesaggio, frutto del primo periodo surrealista magrittiano.
La frequenza con cui ci si imbatte in citazioni e riproduzioni delle visioni di Magritte ci induce a considerare il pittore con familiarità eppure bombetta e cappotto scuro altro non sono che una divisa convenzionale borghese dietro cui si nasconde una personalità inquieta. Una personalità che trova nella trasgressività del Surrealismo un’adeguata cifra espressiva. Non è infatti casuale la scelta dei curatori di proporre ai visitatori subito all’ingresso della mostra Le Retour de flamme (1943), una rilettura su tela della locandina di Fantômas (1913), la prima trasposizione cinematografica dei romanzi del maestro del crimine le cui gesta affascinano Magritte sin dall’infanzia e che, come lui, cela la vera identità dietro un costume.
Attraverso le sezioni in cui fluisce la mostra, nell’ampio open space del MASI affacciato sul Lago di Lugano, i curatori lasciano che Magritte si tolga la maschera e racconti di sé: come ha sviluppato il suo percorso, quali artisti lo hanno interessato, come ha raggiunto l’effetto poetico e sconvolgente che caratterizza le sue composizioni. L’esito è sorprendente e, a tratti, inatteso.
Nella sezione Le opere presurrealiste 1920-1924 sono esposte le testimonianze delle diverse influenze estetiche che stimolano Magritte neo diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles. Oltre alla più scontata corrente modernista belga ci sono esempi di pittura futurista e metafisica poste in dialogo con sperimentazioni magrittiane: Testa (1913) di Mario Sironi con un Autoritratto (1923), Color Plastico (1918) di Giacomo Balla con Notturno (1923), I piaceri del poeta (1912) di Giorgio De Chirico con La Traversée difficile (1926) e  Le Groupe silencieux (1926) in cui lo spaesamento degli oggetti conferisce un’allure di mistero alla composizione. Il percorso di ricerca, iniziato seguendo le orme di De Chirico, ha un approdo quasi consequenziale nel cenacolo surrealista di Bruxelles diretto dal poeta Paul Nougé di cui nel 1927 realizza il ritratto che troneggia nella sezione Prime opere surrealiste 1925-1930. Nougé nel libro Les Images défendues esamina la produzione del giovane Magritte analizzando la sua consuetudine a decontestualizzare oggetti famigliari trasformando i materiali con cui sono realizzati, assemblandoli tra loro o, semplicemente, posizionandoli in un contesto desueto. Egli “osserva inoltre che i titoli dei miei quadri sono argomenti di conversazione e non spiegazione. I titoli sono scelti in modo tale da impedire ai miei dipinti di entrare in quella zona confortevole dove lo svolgersi automatico del pensiero li porterebbe per sottovalutarn .
Sul controverso rapporto tra Parole e immagini 1927-1930 si sviluppa la sezione dedicata al soggiorno parigino di Magritte durante il quale stringe rapporti con il locale gruppo surrealista e, particolarmente ispirato, realizza quasi un quarto della sua intera produzione tra cui, appunto, le peintures-mots. Parole ma anche note musicali si rincorrono su fogli vergati a penna, su dipinti a olio e collage, dalla celeberrima Ceci n’est pas une pipe (1948) alle riflessioni de Les Mots et les images (1928) in cui esordisce sostenendo che “un objet ne tient pas tellement à son nom qu’on ne puisse lui en trouver un autre qui lui convienne mieux” (un oggetto non è così vicino al proprio nome da non poterne trovare un altro che gli si addica meglio). Ovvero filosofeggia su come un oggetto tridimensionale e la sua rappresentazione, per quanto somiglianti, non siano la stessa cosa.
La crisi economica del 1929 obbliga Magritte al rientro a Bruxelles. Qui approfondisce le riflessioni parigine e dà vita a una serie di opere proposte dai curatori al pubblico con il titolo Affinità elettive 1933-1940. In questi dipinti Magritte accosta oggetti che, nella zona più recondita della mente, considera legati tra loro: il piede e la scarpa, l’uovo e la gabbia, l’albero e la foglia, sovente ambientandoli in paesaggi dal sapore primordiale, in cui la natura si manifesta nella sua ruvida essenza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, come reazione al clima di violenza e distruzione che lo circonda, Magritte cambia drasticamente stile appropriandosi dei colori delicati e della pennellata a macchia degli impressionisti. Nel Periodo Renoir 1943-1947 – in realtà Magritte tornerà a questo stile evasivo più volte nel corso della vita – le tele si popolano di personaggi fiabeschi: l’unicorno rosa di La Belle idée (1963/64), Shéhérazade (1947) o Alice au pays des merveilles (1946).
Ripristinata la pace, nel 1948, invitato finalmente ad esporre in una galleria di Parigi, Magritte si fa beffa di cotal tardivo interesse dei francesi verso la propria produzione e realizza un gruppo di opere dal tono fumettistico, con ampie pennellate e colori sgargianti. Lo stile umoristico e dissacrante, inquadrabile quale discendente dei Fauves piuttosto che apripista della Pop Art, è definito dallo stesso Magritte Période vache – e ci sembra che nessuna traduzione sia necessaria – ed è efficacemente rappresentato in mostra da Le Contenu pictural (1948) piuttosto che dalla lasciva protagonista di Les Voies et les moyens (1948).
Si approda così all’ultima tappa della mostra e del percorso artistico di Magritte intitolata Il successo internazionale 1948-1967 e caratterizzata dal ritorno allo stile pittorico a lui peculiare. Osservando i soggetti delle tele esposte si coglie un’evoluzione rispetto al passato: per sottrarsi con maggior vigore alla banalità del quotidiano le cose si collocano a testa in giù come in Le Réveille-matin (1957), fluttuano nell’aria leggere come Le château des Pyrénées (1962), si combinano con il loro opposto o si ingrandiscono a dismisura come la mela ne La chambre d’écoute (1958). La visita si conclude con la sontuosa versione in bronzo de La Joconde (1967) in cui le nuvole del dipinto originale lasciano il posto al panorama lacustre luganese.
A corollario delle sette sezioni principali sono presentati due approfondimenti. Il primo, Affiches pubblicitarie e politiche, è dedicato all’epoca in cui Magritte, non ancora famoso, si mantiene con lavori di grafica. È qui esposta una ricca carrellata di poster in stile Art Deco, manifesti a supporto delle battaglie dei lavoratori, copertine di spartiti musicali, cataloghi di mostre, francobolli e le diapositive originali proiettate durante La Ligne de vie corredate dal programma-introduzione alla conferenza.
Nel secondo si assiste alla proiezione di alcune delle pellicole realizzate da Magritte stesso a partire dal 1956. Sono film amatoriali con protagonisti gli amici e la moglie – la modella e musa Georgette Berger – che restituiscono un’idea della creatività del gruppo dei surrealisti e degli intellettuali frequentati a Bruxelles dal pittore.
Tuttavia, se vorrete addentrarvi ancor più nella vita e nel pensiero di Magritte vi suggeriamo l’acquisto del catalogo edito da Skira: oltre alla riproduzione dei capolavori in mostra, in chiusura è riportata l’intervista della curatrice Julie Waseige a Suzi Gablick. L’artista newyorkese, ormai ottuagenaria, ricorda quando nel 1960 si reca in Belgio per scrivere un saggio su Magritte. Con gesto di grande generosità il Maestro la invita a soggiornare otto mesi in casa propria, coinvolgendola attivamente nei processi creativi, illuminandola sull’impegno politico e introducendola nelle riunioni con gli amici più intimi.  Suzi Gablick restituisce un ritratto a tratti inatteso dell’uomo che “indossava la bombetta assai spesso e il completo quotidianamente, perfino mentre dipingeva” (pag 188).

Silvana Costa

La mostra continua a:
LAC – Lugano Arte e Cultura
MASI- Museo d’arte della Svizzera italiana
piazza Bernardino Luini 6 – Lugano
fino a domenica 6 gennaio 2019
orari: martedì – domenica 10–18
giovedì aperto fino alle 20
lunedì chiuso
ingresso gratuito ogni primo giovedì del mese 17- 20
www.masilugano.ch
 
Magritte
La Ligne de vie
a cura di Xavier Canonne, Julie Waseige, Guido Comis
realizzata con il sostegno della Fondazione Magritte
in collaborazione con Amos Rex di Helsinki

Catalogo:
Magritte
La linea della vita
a cura di Xavier Canonne, Julie Waseige
in collaborazione con Guido Comis
Skira, 2018
22 x 28 cm; 200 pagine; 162 illustrazioni a colori; 33 illustrazioni in b/n; cartonato
lingua: italiano
prezzo: 35,00 Euro
www.skira.net

Prossima tappa:
Amos Rex Museum
Helsinki
8 febbraio – 19 maggio 2019
https://amosrex.fi