Mimmo Jodice. Senza tempo

Le Gallerie d’Italia di Torino, nell’ambito di un ciclo di mostre dedicate a La Grande Fotografia Italiana, rendono omaggio al lavoro e alla poetica di Mimmo Jodice.

Intesa Sanpaolo a maggio 2022 ha inaugurato la quarta delle Gallerie d’Italia, scegliendo questa volta proprio Torino, la città dove nel 1579 la confraternita religiosa della Compagnia di San Paolo fonda il monte di pietà, il primo tassello dell’odierno gruppo bancario. Nel cortile d’ingresso di Palazzo Turinetti, sito nella centrale piazza San Carlo, lo studio di architettura Michele De Lucchi – AMDL Circle ha aperto un ampio scalone, attrezzato come luogo di sosta o incontro, che conduce agli spazi ipogei dove sono state allestite aule didattiche, sale per esposizioni temporanee e l’archivio dell’agenzia Publifoto composto da circa sette milioni di fotografie di tipo analogico, compresi negativi su vetro e pellicola, provini a contatto, stampe e diapositive, databili dall’inizio degli anni Trenta agli anni Novanta del Novecento.
La presenza dell’archivio Publifoto – e la possibilità per i visitatori di consultare quanto già digitalizzato – ha inevitabilmente influito nella scelta di dedicare questa nuova sede delle Gallerie d’Italia, dopo quelle di Milano, Napoli e Vicenza, alla fotografia. Qui sino al 7 gennaio è aperta al pubblico la mostra dedicata a colui che già quarant’anni fa si adoperava per portare anche nel nostro Paese la fotografia a una dimensione di arte contemporanea: Mimmo Jodice. Un processo di ricerca sottolineato dalla frase dell’artista riprodotta all’inizio del percorso di visita: “non ho mai pensato che la fotografia forse solo da documento ma un mezzo, uno strumento per esprimersi”.
Uno strumento esplorato nelle sue mille potenzialità prima, durante e dopo lo scatto come si può chiaramente evincere dalla prima sezione della mostra intitolata Linguaggio. La luce e il modo in cui accarezza gli oggetti (ri)modellandone le forme sono i fattori che rendono un soggetto interessate gli occhi di Mimmo Jodice, più del loro valore estetico o simbolico. Fattori su cui lavora in camera oscura, dove sviluppa personalmente le proprie fotografie, accentuando o diminuendo la quantità di luce, a enfatizzare o ridurre il contrasto e il senso di movimento del soggetto. Il movimento è infatti un ulteriore elemento che affascina Jodice che, variando i tempi della ripresa o agendo egli stesso sul soggetto, conferisce alla stampa finale un alone dal sapore marcatamente onirico. La prima sezione offre una carrellata delle sperimentazioni attuate da Jodice: i Nudi stroboscopici (1966) con i corpi in movimento, alcuni esemplari della serie Glass (1966) in cui la luce annienta la consistenza del vetro, Paesaggio interrotto n.1 (1970) e Paesaggio a colori (1978) in cui arriva a strappare le stampe per poi rimontarle a conferire loro una nuova valenza simbolica o Taglio (1977) dove il taglio reale dell’immagine su carta ricalca quello fotografato. In un simile percorso di esplorazione artistica compiuto con la fotografia rientra anche l’esperimento Ferrania (1976), una confezione ancora sigillata di dieci fogli di carta sensibile di marca Ferrania firmata e datata da Mimmo Jodice, incorniciata ad esposta ad alludere a dieci ipotesi di fotografie non ancora concretizzate.
La ricerca artistica di Jodice si incrocia giocoforza con l’arte classica che punteggia la sua terra come testimoniano le due stampe di grande formato che accolgono il pubblico all’ingresso della mostra. La prima opera, Anamnesi (1990) realizzata per la stazione Museo della metropolitana di Napoli, è una sequenza di volti di sculture e mosaici antichi allineati al livello degli occhi affinché l’osservatore, scorrendo orizzontalmente i ritratti, si ritrovi a incrociare sempre occhi che hanno visto millenni di storia. Gli occhi sono l’elemento che catalizza l’attenzione anche di chi ammira gli Atleti dalla Villa dei Papiri (1986/2000) di Ercolano e, distogliendo poi lo sguardo dal dettaglio per spostarlo all’insieme, si nota come la luce accarezzi morbidamente i corpi evidenziandone le forme e li moltiplichi a dare l’illusione di un gruppo di corridori in gara.
La mostra, dopo l’iniziale sezione dedicata al linguaggio di Mimmo Jodice, procede con esempi delle tematiche ricorrenti nel suo lavoro a iniziare da Napoli, la sua città, qui rappresentata dall’epocale serie Vedute di Napoli realizzata nel 1980. L’obiettivo della macchina fotografica si muove tra piazze note e vicoli secondari restituendo l’inconsueta immagine di una Napoli silenziosa e deserta, spaziando dal campo largo al dettaglio a coglierne elementi curiosi e presenze oniriche. Vedute di Napoli segna uno spartiacque nella poetica di Jodice che imprime una svolta in chiave metafisica al proprio lavoro, sintomo, come egli stesso afferma, di come “una realtà senza speranza diventa anche un panorama indecifrabile e, quindi, enigmatico. Queste fotografie raccolgono il malessere che provo rispetto alle cose che vedo e sento. Vivo in questa maniera, portandomi dietro una forte inquietudine che trasformo in immagini”.
Le visioni di Napoli fluiscono con naturalezza in Città, la sezione successiva dove sono allineate gigantografie di Roma, Milano, Torino, Venezia, Parigi, Boston e Montréal, tutte oggetto in anni passati di esposizioni monografiche e pubblicazioni, tutte parimenti caratterizzate da quell’alone di inquietante mistero dato dall’assoluta assenza di persone. Una peculiarità che le avvicina anche alle due sezioni successive, Natura e Mari, per quanto in questo caso la scelta possa non apparire così inconsueta.
Mari offre uno scenografico assaggio di una tematica che da sempre affascina Mimmo Jodice per l’opportunità di sfidare con l’obiettivo la violenza delle onde che si infrangono sugli scogli o il senso di infinito infuso dalla contemplazione del mare calmo che si fonde con il cielo. I soggetti della sezione Natura sono invece immobili e ieratici in tutta la loro imponenza, soggetti la cui vista – come da intenzione dell’autore – infonde un senso di quiete e serenità, sia si tratti di piante reali sia di loro riproduzioni pittoriche.
Le fotografie esposte sono tutte in bianco e nero a sottolineare la cifra stilistica prediletta da Jodice anche per la possibilità di stamparle personalmente nel proprio laboratorio: ampia parte delle stampe di Senza tempo sono infatti da lui realizzate. È in bianco e nero anche l’allestimento minimalista ideato da Loredana Iacopino volto a valorizzare le fotografie esposte e non a prevaricarle.
Il percorso di mostra si conclude con la proiezione in prima assoluta del documentario-intervista del regista Mario Martone a Mimmo Jodice, suo amico e concittadino, per indagarne l’approccio alla fotografia come forma d’arte e di espressione di sé e l’evoluzione della ricerca nel corso della lunga carriera.
La monografica Mimmo Jodice. Senza tempo a cura di Roberto Koch e realizzata con la supervisione di Angela e Barbara Jodice è parte di La Grande Fotografia Italiana, un progetto pluriennale ideato da Koch per raccontare i maestri del Novecento: lo scorso anno si è svolta Lisetta Carmi. Suonare Forte mentre per il 2024 è previsto un omaggio a Mario Giacomelli e Antonio Biasiucci.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Gallerie d’Italia

piazza San Carlo 156 – Torino
fino a domenica 7 gennaio 2024
orari martedì-domenica 9.30-19.30
mercoledì chiusura alle 22.30
lunedì chiuso
ultimo ingresso un’ora e mezza prima della chiusura
https://gallerieditalia.com/it/torino/

Mimmo Jodice
Senza tempo
a cura di Roberto Koch
con la supervisione di Angela Jodice e Barbara Jodice
con il contributo di Mario Martone
progetto di allestimento Loredana Iacopino
con Silvia Bellomo
visuale progetto grafico Saglietti

Catalogo:
Mimmo Jodice
Senza tempo
a cura di Roberto Koch
Edizioni Gallerie d’Italia | Skira, 2023
16,5 × 24 cm, 126 pagine, 95 colori, cartonato
prezzo: 24,00 euro
www.skira.net