Alla Tenuta dello Scompiglio di Vorno, tagliati i nastri di partenza per una kermesse che proseguirà fino a dicembre del 2019, con concerti, installazioni e performance dedicati a uno tra i temi più spinosi della nostra edonistica contemporaneità.
“La morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo più”, così scriveva Epicuro nell’epistola a Meneceo. E se l’uomo non avesse continuato a covare in segreto il desiderio dell’immortalità, i miti religiosi non avrebbero avuto tanta fortuna e il corso naturale dell’esistenza umana e di quella animale di sarebbero riconciliati di fronte alla ciclicità della natura e alle leggi dell’evoluzionismo.
Ma, come ben sappiamo, è andata diversamente. L’epicureismo ha avuto poco successo (o è stato frainteso in chiave edonistica) e nella nostra società ufficialmente e, soprattutto, politicamente religiosa, il pensiero laico (per non dire ateo) – seppure ormai consolidato in varie fasce di popolazione e culture – ha faticato a elaborare propri rituali (all’infuori forse della catarsi teatrale) per esorcizzare l’idea della morte e, soprattutto, per accettarne l’ineluttabilità, con la relativa privazione dell’io, che i più tendono a voler rivendicare eterno (disgiungendo pensiero e mente che lo concepisce, e prevaricando l’obiettività scientifica con la fede che, in quanto tale, non avrebbe bisogno di prove).
La teiera celeste di Russell resta il paradigma che sposterebbe l’onere della prova sui teisti, ma le paure individuali e le coercizioni socio-politiche sono tali e tante che, nella nostra contemporaneità, si è arrivati a voler negare l’esistenza stessa della morte – sia come evento in sé, nella sua fattualità, sia come esito non esperibile in quanto antitesi della vita. Si è persa l’idea dell’“esserci nel mondo”, e dell’importanza della morte in quanto renderebbe evidente la storicità e temporalità dell’esserci (come Heidegger insegnava).
In questa continua negazione della morte e della malattia, che ci porterà a morire tutti eternamente giovani e sani – o dementi imbelli – l’iniziativa della Tenuta dello Scompiglio di provare a ragionare sulla morte (in sé) e sul morire (quale attesa, o processo) attraverso le arti pare quanto mai opportuna – perché, come Gadamer insegnava, l’arte è uno dei modi in cui può avvenire l’esperienza di verità (ossia, in quanto soggetti si è toccati dall’oggetto e da esso modificati).
Ecco quindi, tre installazioni (in mostra fino al 23 dicembre) di cui una, Krajany di Christian Fogarolli, ci sembra di grande interesse in quanto lega il tema della morte a un processo del morire tra i più dolorosi e laceranti, ovvero quello della perdita – della libertà, ma forse anche della capacità di discernere e giudicare – vissuta dai cosiddetti malati di mente rinchiusi negli ospedali psichiatrici.
La situazione tragica di questi malati provenienti da Trento, ricoverati tra il 1916 e il 1917, e deceduti nell’ospedale psichiatrico di Bohnice (a Praga) nel giro di uno o due anni, è esemplarmente ricostruita attraverso le schede d’archivio che riportano – asetticamente e atrocemente – nomi, età, presunta demenza (da quella senile attribuita a una poco più che ventenne alla malinconia fino alla freudiana isteria), date di trasferimento da altre strutture e di decesso. La semplice presa visione di questa realtà, cristallizzata sotto il vetro delle teche, restituisce proprio nella sua burocratica inalterabilità tutto l’orrore per una struttura e un modo di trattare la malattia mentale che, in Repubblica Ceca, non appartengono solo alla storia passata – viste anche le morti recenti di pazienti costretti in letti/gabbie di contenimento. Meno cogente il video, che accompagna la scarna esposizione delle schede, e che dovrebbe documentare la presenza dei corpi dei pazienti deceduti al di sotto del tappeto d’edera che ricopre i giardini intorno all’ospedale.
In esposizione anche Columbarium di Alejandro Gómez de Tuddo che documenta, attraverso una serie di foto, lapidi di varie epoche, culture e Paesi. Sebbene a livello documentale possa sembrare un’operazione interessante – e lo sia – a livello artistico manca di quella sublimazione, o trasposizione, e di un nocciolo contenutistico che ne giustifichino l’essenza poetica. In questo stesso filone, molto più pregnante, ad esempio, il lavoro di Łukasz Baksik che ha fotografato, tra il 2008 e il 2012, le lapidi ebree presenti in Polonia, ma per documentare attraverso i suoi splendidi bianchi e neri, e proprio in contrapposizione alla bellezza dei suoi scatti (con inquadrature perfette, diagonali seducenti e chiaroscuri di tagliente necessità), l’utilizzo delle pietre tombali ebraiche quali materiali da costruzione. Uso che non si è limitato agli anni dell’occupazione nazista, ma che è continuato fino ai nostri giorni in molti villaggi polacchi.
Dal punto di vista performativo, la giornata del 27 ottobre, ha dato modo al folto pubblico presente di vedere le restituzioni di due residenze di quindici giorni, svoltesi all’interno della Tenuta dello Scompiglio. Mentre il lavoro di Carolina Balucani, ES, ci è sembrato ancora molto acerbo e privo di un nocciolo tematico forte che giustifichi la performance (al momento, essenzialmente, il testo, troppo frammentario e non corroborato da supporti tecnici indispensabili, quali luci e scelte musicali o sonore); Instabili vaganti hanno presentato gli spunti di quello che potrà essere un lavoro sul tema dell’assenza, il cui fulcro sembra ben esemplificato nel loop finale che pone l’accento sul fatto che l’assenza stessa, la mancanza, non siano vuoto, bensì “saturazione del ricordo”. Un tema, questo, che nel discorso sul morire, sul processo fisico e mentale ma anche sul limite dell’esserci e del compartecipare, di cui scrivevamo più sopra, potrebbe portare a una performance di indubbio interesse – non solamente teatrale ma anche per chi, nel rito laico del teatro, può e vuole trovare rispondenze, quello scambio che Gadamer insegnava può modificarci.
Simona M. Frigerio
Le performance e le installazioni
fanno parte della manifestazione
Della morte e del morire:
Tenuta Dello Scompiglio
Via di Vorno 67/b – Vorno
(Capannori, Lucca)
www.delloscompiglio.orgsabato 27 ottobre, ore 18.00
Il Canto dell’Assenza
performance di Instabili Vaganti
di e con Anna Dora Dorno
con Nicola Pianzolaore 19.00
ES
di e con Carolina Balucaniin mostra
fino a domenica 23 dicembre
Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello) presentano
Il lanternistaChristian Fogarolli presenta
KrajanyAlejandro Gómez de Tuddo presenta
Columbarium