Nell’anno del centenario della nascita di Primo Levi (31 luglio 1919) Gioele Dix legge e commenta stralci degli scritti dell’autore, spaziando attraverso gli argomenti e i generi, per ripercorrerne la coraggiosa biografia.
Quali fan dei Giovedix letterari al Teatro Parenti di Milano, lo scorso mercoledì 6 marzo non potevamo certamente perderci l’appuntamento straordinario dedicato all’Omaggio a Primo Levi nel centenario della nascita.
Gioele Dix – anche lui di origini ebraiche – presta la propria sapienza di performer all’interpretare interviste, articoli per periodici, racconti brevi e passaggi di opere più complesse di Primo Levi, restituendo un ritratto vibrante e sfaccettato dell’autore. Testi noti sono affiancati ad altri minori al fine di far risaltare la molteplicità di interessi e la duttilità di scrittura di Primo Levi che si spinge sin oltre i confini della fantascienza.
Levi, pur coltivando da sempre la passione per la letteratura, all’università affronta studi scientifici e intraprende la carriera di chimico: tale competenza, insieme a rudimentali nozioni di tedesco, probabilmente gli salva la vita nel lager dove viene destinato alla Buna, fabbrica di gomma sintetica. Per lui scrivere è un’attività ri-creativa che mal si sposa con incarichi e scadenze, cui dedicare il solo tempo libero salvo finire per chiedere il prepensionamento nel 1975 per potervisi cimentare con più agio. Egli si sente avvantaggiato rispetto agli altri autori proprio per la formazione da chimico ricevuta: come nel lavoro in laboratorio anche nella scrittura egli non si sofferma all’apparenza superficiale delle vicende ma indaga forma e struttura, separando, pesando e distinguendo le componenti delle cose tra loro.
Gioele Dix opta per non leggere alcun brano di Se questo è un uomo (1947) ma tuttavia ricorda come Primo Levi inizialmente si sia cimentato con il foglio bianco per affidargli denuncia di quanto vissuto e guadagnare l’attenzione di un pubblico il più vasto possibile, sfatando i crudeli ammonimenti dei carcerieri. Nella prefazione de I sommersi e i salvati (1984) egli infatti ricorda come “i militi delle S.S. si divertivano ad ammonire cinicamente i prigionieri: «In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l’abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perché noi distruggeremo le prove insieme con voi. E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti: dirà che sono esagerazioni della propaganda alleata, e crederà a noi, che negheremo tutto, e non a voi. La storia dei Lager, saremo noi a dettarla»”.
Tra i volumi scelti da Dix per la serata compare anche Il sistema periodico (1975) – una raccolta di racconti definita nel 2006 dalla Royal Institution del Regno Unito “Miglior libro di scienza mai scritto” – quale sublime sintesi di letteratura e chimica. Levi parte infatti dalle caratteristiche di ventuno degli elementi della tavola periodica per indugiare su eventi del suo passato, dai primi esperimenti al campo di concentramento di Monowitz dove, con l’amico Alberto Dalla Volta, lavora il cerio trafugato dal laboratorio per ricavarne pietrine per accendini da scambiare con pane.
Con il continuo intercalare episodi autobiografici a parti della fantasia Dix asseconda la costante tensione verso il cielo di Primo Levi, il bisogno impellente di quest’uomo di volare alto come Isabella, la protagonista di La grande mutazione (1983), sollevandosi dal dolore vissuto in terra che, come una polvere impalpabile, gli si insinua dentro, nella mente e nel cuore.
“Del resto, si consoli: anche fra noi uomini ci sono quelli che saprebbero volare e nuotare, ma che invece, per mala sorte o per poco coraggio, girano per gli immondezzai a raccogliere sudiciume. Bisognerà dare a loro, e a voi, l’occasione di restaurare la loro dignità. La prego, non dimentichi il mare”. Con questa esortazione Levi chiude L’intervista al gabbiano di Chivasso – e Dix la serata dedicata allo scrittore piemontese – realizzata negli anni Ottanta per il periodico Airone. È un testo divertente e arguto, perfettamente in linea con la filosofia ambientalista della rivista, che invita a non scordare le cose belle della vita e da queste trarre forza per superare i momenti bui.
Il pubblico, commosso ma al contempo anche divertito, tributa un lungo applauso a Giole Dix per l’emozionante semplicità con cui ha letto i testi di un autore molto amato e lungamente evocato in questi tempi in cui, dimentichi del passato, sembra essere ripresa la caccia al diverso.
Silvana Costa
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
mercoledì 6 marzo, ore 19.45
www.teatrofrancoparenti.it
Omaggio a Primo Levi
nel centenario della nascita
pagine scelte e lette da Gioele Dix
durata: 1 ora e 15 minuti