A Orizzonti Verticali una giornata multidisciplinare: dalla danza al monologo fino alla tragedia greca – riveduta e corretta. Di origine orientale.
Può capitare che, osservando, seduti a un tavolino la piazza vagamente trapezoidale antistante il Duomo di San Gimignano, ci si accorga che vicino a noi, dei turisti orientali si siedano con un bouquet di fiori in mano e un capiente borsone dal quale spuntano gli estremi di quello che, all’apparenza, sembra un abito da sposa – per poi scomparire nel nulla.
Stacco.
Verso sera un suono irrompe nella stessa piazza generando sorpresa, soprattutto tra i turisti, mentre alcune figure la attraversano per poi allontanarsi. Una danzatrice della Compagnia Opus Ballet vaga alla ricerca di una possibilità di contatto, che intravvede nel danzatore che le si avvicina. La difficoltà di relazione è ben evidenziata dai loro movimenti lenti e un po’ impacciati. I passi a due si affinano e la coppia lentamente prende sicurezza. Gli incontri, intervallati da ottimi momenti d’ensemble, accompagnati da un sound sempre più incalzante, permettono al gruppo di occupare con, le loro diagonali, l’intera piazza. Coppie di tutti i generi si alternano in rapporti sempre più intimi quando, improvvisamente ma in modo oltremodo discreto, una coppia di sposi orientali si materializza a latere della piazza per salire le scale che portano al Municipio. La teoria del caso sempre essere messa alla prova: il teatro si rispecchia nella realtà.
I passi di danza si fanno più appassionati, aumenta la disponibilità a mettersi in gioco, il pavimento si fa giaciglio per incontri sempre più intimi. L’esplosione di gioia finale manifesta la possibilità di superare lo scoglio dell’indifferenza, la paura di rischiare, di confrontarsi – partendo da culture anche diverse e sollecitando quella curiosità, alla base della conoscenza, che sola conduce al dialogo e al rispetto per l’altro da sé.
In serata, a lato delle antiche Mura della Chiesa di Sant’Agostino, una serie di panche metalliche funge da palcoscenico alla messa in scena di Madame Bovary, riscrittura e messa in scena di Luciano Colavero con Chiara Favero come interprete del monologo.
Un arrivo furtivo e guardingo come di chi stia sottraendo qualcosa che, per la sua pericolosità, dovrebbe rimanere sotto chiave. Un rumore, reale eppure immaginario, si diffonde nell’aria: insetti, mosche, che tutto toccano e, teoricamente, tutto potrebbero contaminare.
Da questo incipit, inizia il racconto di un’esistenza sempre alla ricerca di una motivazione, afferrata momentaneamente e persa più volte, mai completamente appagante.
Esistenze, che viaggiano parallele, che si incontrano solo fisicamente, ognuna persa nel proprio bisogno di appagamento; più facile per chi deve occuparsi degli aspetti materiali, irta di difficoltà per colei che, delegata dalla società al ruolo di presenza, tenta in tutti i modi di liberarsene. La noia, e il desiderio di ciò che non si ha, che spingono verso un baratro che fagociterà tutti e tutto.
Una vita che dovrebbe percorrere binari prestabiliti, nella loro normalità e prevedibilità, ma che, in questo caso, si scontra con la voglia del nuovo, dell’inesplorato, di una vita affrontata a muso duro, scontandone le terribili conseguenze. La scoperta di nuove relazioni, interessate però sempre e solo ad aspetti parziali della vita, che non soddisfano la sete di cambiamento ma, anzi, la ingigantiscono sino all’ossessione e alla tragica fine. Convincente l’interpretazione di Chiara Favero, pur nella semplicità della messa in scena. Lo è meno, per le problematiche portate a sostegno, la rappresentazione della donna moderna che è, per molti versi, simile a quella che tutti i giorni ci propongono i mezzi di comunicazione nelle loro varie declinazioni, piuttosto che un ritratto realistico dell’universo femminile
Più tardi, alla Rocca di Montestaffoli, su un’impalcatura tipo ponteggio Dalmine assistiamo alla messa in scena di Prometeoedio, prodotto da Fondazione Luzzati e Teatro della Tosse – testo e regia di Emanuele Conte.
Un inizio che rimanda, nell’immaginario collettivo, ai samurai ma anche alla figura cinematografica dello jedi o, sempre rimanendo in questo campo, all’ultimo immortale à la Lambert, per poi incanalarsi su un percorso sempre più in bilico tra tradizione/aderenza al testo originale e una presenza scenica al di sopra delle righe. Ma anche uno scontro tra l’autorità, conquistata con tradimenti e guerre fratricide, che conosce solo la sottomissione e la cieca obbedienza, il popolo che deve sottostare a ogni capriccio del potente e, per questo motivo, è mantenuto nell’ignoranza e, quindi, nell’impossibilità di evolversi ed eventualmente ribellarsi all’autorità costituita. E chi si ribella che, se vicino alla vetta, è punito con condanne che, nel fine pena mai, celano il castigo più pesante.
Il fuoco, simbolo di una possibile evoluzione, sarà il motivo dello scontro. Un Prometeo incatenato, un Cristo messo in croce. Dalle profondità marine giungono richieste di abiura e sottomissione in nome del perdono, per conservare i privilegi di una divinità per sua natura eterna. Anche il popolo, con la sua necessità di adorazione, è ben rappresentato nei gesti del coro, in alcuni momenti perfino sarcastico – vile nei suoi timori ma anche negli slanci di sottomissione per un essere superiore.
L’abbandono di Prometeo del suo stato divino e di condannato in quanto divinità azzererà la situazione – lasciando il dio supremo, Zeus, in balia del futuro. La discesa tra l’umanità è l’inizio di una possibile evoluzione da raggiungere attraverso la conoscenza. È un rifiuto dell’autorità e, in fondo, delle tragedie legate alla sua conquista e al suo rispetto. Con una messa in scena che strizza l’occhio ai cult cinematografici senza il coraggio di un autentico adattamento dell’intero apparato, soprattutto recitativo – il che lascia perplessi.
Luciano Uggè
Orizzonti Verticali Festival. Edizione 2017
da mercoledì 5 a domenica 9 luglio
San Gimignano, varie location
www.orizzontiverticali.netgiovedì 6 luglio
ore 19.00
piazza Duomo
Compagnia Opus Ballet presenta:
Ultimi Tacti
direzione artistica Rosanna Brocanello
coreografia Gustavo Oliveira
danzatori Boris Desplan, Camilla Bizzi, Chiara Mocci, Gianmarco Martini Zani, Gioia Martinelli e Jennifer Lavinia Rosatiore 21.00
piazza Sant’Agostino
Strutture Primarie presenta:
Madame Bovary
scritto e diretto da Luciano Colavero
con Chiara Favero
scenografia Alberto Favretto e Marcello Colavero
produzione Strutture Primarie – spettacolo vincitore STAZIONI DI EMERGENZA – Atto VIore 22.00
Rocca di Montestaffoli
Teatro della Tosse presenta:
Prometeoedio
di Emanuele Conte da Eschilo
con Gianmaria Martini, Alessia Pellegrino, Enrico Campanati, Roberto Serpi e Pietro Fabbri
regia Emanuele Conte
costumi Daniela De Blasio
luci Tiziano Scali e Matteo Selis
assistente alla regia Alessio Aronne
realizzazione costumi Umberta Burroni e Paola Ratto
direzione tecnica Roberto d’Aversa
produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse