Gli articoli su Raffaello scritti da Marco Carminati e pubblicati dalla Domenica de Il Sole 24 Ore sono ora raccolti in un unico volume che si configura come un viaggio nelle vicissitudini dei dipinti più noti del grande artista urbinate.
Mentre si avviano alla conclusione gli eventi organizzati nel 2019 per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, in questo 2020 ci si accinge a celebrare analogo anniversario anche per Raffaello Sanzio, deceduto il 6 aprile 1520. Si tratta di commemorazioni importanti che offrono agli storici l’opportunità di fare il punto sugli studi dell’opera dell’artista, sottolineandone l’importanza nel panorama rinascimentale e nel complesso della storia dell’arte. Egli, non a caso, per secoli è stato definito “il pittore divino”.
In vista del nutrito numero di iniziative in programma meglio dunque arrivare preparati e il libro Raffaello pugnalato di Marco Carminati può rivelarsi un valido alleato. La firma de Il Sole 24 Ore che dal 1990 scrive sull’inserto culturale Domenica di cui ora è caposervizio della sezione arte, architettura, design e beni culturali, ha riunito in questo volume le recensioni e gli articoli dedicati negli anni all’artista urbinate. Ha poi aggiunto interventi provenienti da pubblicazioni collettive; ha all’occorrenza aggiornato e adattato i testi, armonizzandoli tra loro a comporre Raffaello pugnalato.
I capitoli scorrono piacevoli e via via si dipana un racconto avvincente, pieno di colpi di scena che restituiscono “il pittore divino” al mondo reale, attraversato da furti, menzogne e delitti. Come ogni mostra d’arte che si rispetti anche il libro si apre con un ritratto del protagonista. Carminati, traendo informazioni dalle fruttuose ricerche d’archivio compiute da Francesca Mochi Onori in occasione dell’esposizione Raffaello e Urbino (Urbino, 4 aprile/12 luglio 2009), dà notizia delle vicende domestiche di Raffaello, del padre Giovanni Santi e degli avi, spaziando lungo l’intero albero genealogico.
È nei capitoli successivi tuttavia che l’azione prende vigore con aneddoti legati ai suoi dipinti più celebri che “‘miracolosamente’ sopravvissuti sino a noi, hanno conosciuto danni e traversie di ogni tipo, viaggi rocamboleschi, calamità naturali, furti, guerre e anche errori di lettura e interpretazione” (pag.VII). Non è infatti l’artista a essere pugnalato quanto lo Sposalizio della Vergine (1504), esposto alla Pinacoteca di Brera di Milano, colpito ripetutamente a fine giugno 1958 da un uomo con evidenti segni di squilibri psichici.
Nove capitoli di Raffaello pugnalato sono incentrati su altrettanti capolavori. A tal proposito ringraziamo la casa editrice per aver avuto il buonsenso di riprodurre tutti quelli citati nella sezione finale del libro, evitando di farci interrompere la lettura per cercarne la foto su Internet o sui volumi di storia dell’arte. A queste immagini, preziose per focalizzare i dettagli descritti da Marco Carminati, si aggiungono alcune illustrazioni d’epoca eseguite per raccontare episodi che vedono coinvolti, oltre al già citato Sposalizio della Vergine (1504), San Giorgio e il drago (1505), la Madonna del Cardellino (1506 circa), la Madonna Sistina (1513/14) e la Madonna Esterházy (1508), giunta in prestito da Budapest a Milano in occasione del Natale 2014.
Il capitolo Quel pasticcione di Raffaello rimanda invece a Verità nascoste sui muri dei Maestri. Michelangelo, Raffaello, Perugino, Pintoricchio e gli altri in Vaticano (Artemide, Roma, 2016), il libro scritto da Michele De Luca, Ispettore e Capo restauratore dei Laboratori di Restauro dei Musei Vaticani dal 1995 al 2010. Carminati estrapola dal corposo volume illustrato gli aneddoti sui pasticci occorsi in fase di realizzazione degli affreschi cui l’artista, anche in prima persona, deve – in modo più o meno riuscito – porre riparo.
Nella sterminata serie di riferimenti allegorici, figure misteriose ed elementi dalla dubbia interpretazione disseminati nei lavori di Raffaello, Marco Carminati viene in soccorso del pubblico e spiega i simboli presenti nella Madonna di Foligno (1511/12); dissipa senza pietà il mito alimentato in età neoclassica da un’ampia serie di dipinti a tema che vede ne La Fornarina (1520 circa) il ritratto dell’amante del pittore; fornisce la chiave per porre in relazione tra loro le due parti di cui si compone la Trasfigurazione, l’imponente tavola – misura 410×279 cm – cui Raffaello sta lavorando al momento della morte.
La Trasfigurazione viene esposta a guisa di testata del letto su cui è composto il cadavere di Raffaello a ricordo dell’alto livello di perizia raggiunto dal giovane artista, morto non ancora quarantenne, e il capitolo ad essa dedicato chiude la carrellata proposta da Carminati. Nessuno dei collaboratori che alla morte dell’artista urbinate ne ereditano la bottega e le commesse in corso ha l’ardire di portare a termine l’opera.
Dostoevskij nel sentenziare che “La bellezza salverà il mondo” si rivela un inguaribile romantico o, più probabilmente, ignora le vicende vissute dalle opere raffaellesche. Sin dal momento in cui vengono commissionati, per il prestigio del nome e la sicurezza di un risultato insuperabile, i dipinti sono destinati ad ammonire l’osservatore con messaggi allegorici o a divenire prestigiosa merce di scambio diplomatico. Il loro possesso è esso stesso simbolo di potere e prestigio e per essi persino regnanti e alti prelati sono disposti all’occorrenza a corrompere, rubare, mentire e uccidere. La realtà dei fatti supera l’immaginazione e Carminati si dimostra un ottimo reporter destreggiandosi tra perigliose avventure del passato e la cronaca dei giorni nostri.
Silvana Costa
Raffaello pugnalato
di Marco Carminati
Il Sole 24 Ore, 2019
14×21 cm, 192 pagine, brossura con alette
prezzo 14,90 Euro
www.ilsole24ore.com