A un secolo dalla Rivoluzione d’Ottobre, Ravenna festeggia uno tra i momenti più creativi nel mondo dell’arte e della società europea, con due appuntamenti imperdibili, Vittoria sul sole e 1917. Mentre Marco Martinelli ed Ermanna Montanari si incamminano nell’Inferno dantesco per condurci “a riveder le stelle”.
“Nostre armi sono le nostre canzoni./Nostro oro le voci squillanti”, scriveva nel novembre del 1917 Vladimir Majakovskij; mentre Gabo, Malevic e Tatlin rivoltavano il senso dell’arte, per trarre dai suoi segni ormai vetusti come la società che avevano rappresentato e glorificato per secoli, un nuovo linguaggio, una nuova visione del mondo e dell’essere al mondo. A Pietrogrado, tra principi e ricchi borghesi, il leoncino di Riga attendeva con impazienza la prima (e ultima replica) di Maskarad per la regia di Mejerhold. Era domenica 26 febbraio. Mentre Eisenstein applaudiva, in un Mariinskij in visibilio, la rivolta che serpeggiava ogni dove, si trasformava in rivoluzione. Il nuovo zar, sarà il signore del montaggio cinematografico.
Il 1989 ha abbattuto un Muro (per dare il via alla costruzione di altri cento). Ma con quei picconi non si può scavare per sempre la fossa a uno tra i momenti, in assoluto, più rivoluzionari della storia. Un periodo in cui si incontrarono felicemente i sogni di operai e contadini, artisti e letterati, politici e intellettuali – non più “baritoni ben nutriti, … pittori, ingrassati come cavalli…”. Era il tempo di smetterla con l’autoreferenzialità: “Sputate/sulle rime/e sulle arie/e sul cespuglio di rose/ e sulle altre malinconiucce/degli arsenali delle arti” (scriveva Valdimir Majakovskij).
A un secolo da quel 1917, in una città come Ravenna, che ospita da quasi sette lustri il Teatro delle Albe, impegnato da sempre a rendere il teatro momento d’incontro e dialogo – vivo e vibrante; calato nel suo tempo e nelle problematiche della società; insieme momento di dionisiaco stupore e realistica presa di coscienza; il Ravenna Festival punta i riflettori sul crollo dell’Impero zarista (e dei disvalori che preservava) e apre la città alla sperimentazione di un Inferno dantesco vissuto e agito da 750 cittadini in “stato di grazia”.
Vittoria sul sole è il frutto della collaborazione tra elementi di spicco di quell’avanguardia artistica: la poesia di Chlebnikov (che scrisse il prologo), la musica di Matjušin e la pittura di Malevič (che disegnò costumi e scenografie), unite per auspicare e celebrare la fine di un’epoca e l’inizio di un’avventura a quei tempi solo agognata. La versione ravennate riproporrà testi, musica e scenografie della sua prima rappresentazione – a San Pietroburgo, nel 1913. 1917 è il frutto del lavoro di EroAntEros, e sarà presentato in prima assoluta il 28 giugno. La Compagnia metterà in scena le musiche e le parole che accompagnarono le speranze per un futuro migliore, ricco di prospettive comunitarie e intimamente rivoluzionario (messi in seguito a dura prova da guerre e totalitarismi). Nel finale, anche l’Ottavo quartetto di Šostakovič.
Nel programma del Festival, ampio spazio ai giovani. Tra le molte, segnaliamo la Compagnia Carnevale che metterà in scena Ricorditi di me, che son la Pia – una ricostruzione della vita di Pia De’ Tolomei attraverso la raffigurazione degli incontri che hanno caratterizzato la sua vita. Dal celebre personaggio del Purgatorio, si passa al Viaggio sonoro di Dante – presentato dal Collettivo del Consorzio Reale dell’Aia. Mentre il Paradiso sarà evocato dai Cantieri Danza Ravenna con la performance ideata da Nicola Galli.
Il progetto laboratoriale Kepler-452 metterà in scena L’inferno sono gli altri (la frase che Sartre resa universale dal dramma A porte chiuse), ossia una serie di interviste ai cittadini di Ravenna, elaborate successivamente per ricostruire la loro idea di inferno.
Nel ricco programma di danza ricordiamo, tra gli altri, Le Ballet du Nord con Le mémories d’un seigneur, creazione di Olivier Dubois tesa a indagare le ripercussioni del potere maschile all’interno della società. E ancora, Material Men REdux di Shobana Jeyasingh Dance – una sinergia tra la tradizione della danza indiana, durante l’occupazione inglese, e le moderne danze metropolitane. Da Cuba, il Ballet Nacional porterà in scena La magia della danza – una serie di balletti coreografati dalla veterana, Alicia Alonso.
Per la musica, i Baustelle presenteranno L’estate, l’amore, la violenza, un viaggio che attinge a sonorità e linguaggi degli ultimi cinquant’anni. E ancora, il batterista Tony Allen con Film of Life riproporrà le sonorità afro intessute di rimandi alle sperimentazioni occidentali.
Roberta Gottardi presenterà Harlekin, un omaggio a Stockhausen a dieci anni dalla scomparsa – un connubio tra danza, musica e gestualità che si fondono nel percorso di crescita della celebre maschera bergamasca.
Il duo Gazzena eseguirà brani che vanno da Bach sino a compositori contemporanei quali Olivier Messiaen. E, tra le curiosità, l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, diretta da Timothy Brock, presenterà The Gold Rush, colonna musicale, composta da Charlie Chaplin, per l’indimenticabile film omonimo.
Ma molto altro resta ancora da scoprire.
Luciano Uggè e Simona M. Frigerio
Ravenna Festival 2017. XXVII edizione
25 maggio – 22 luglio
Ravenna – varie location
www.ravennafestival.org