Rembrandt. Incidere la luce

L’esposizione presenta la produzione grafica del grande artista olandese, celebre pittore, ma anche e soprattutto geniale incisore che, attraverso una grande varietà di soggetti, una straordinaria perizia tecnica e un inconsueto uso della luce, realizzò circa trecento stampe di forte impatto emotivo.
La mostra in corso alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia è finalizzata alla valorizzazione del patrimonio museale locale ed è stata allestita attingendo unicamente al fondo lasciato in eredità dal marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835) alla città. Questa collezione, composta da oltre 5.000 stampe è una delle più importanti a livello mondiale per qualità, consistenza e sistematicità, organizzata sin dalle origini dal marchese con un progetto meticoloso; nel 1824 pubblicò persino il Catalogo di una raccolta di stampe antiche che comprende l’elenco di quanto posseduto con un’appendice dedicata alle opere “accessorie” ovvero disegni, lastre, dipinti che possano aiutare a comprendere il percorso creativo degli artisti collezionati. Attingendo dal corpus dei fogli conservati ai Musei Civici, in passato sono state organizzate mostre importanti, l’ultima delle quali nel 2003 sulle incisioni di Andrea Mantegna; per questo nuovo appuntamento la scelta è caduta su un artista dal nome altisonante, con un approccio alla professione che lo avvicini molto ai moderni ed una forte personalità: Rembrandt Harmenszoon van Rijn.
La prima missione della curatrice della mostra è consistita nel dividere le opere impresse personalmente dal maestro da quelle postume piuttosto che dalle riproduzioni per mano di artisti anonimi: lo stesso marchese Malaspina, non riuscendo ad ottenere l’originale, in alcune occasioni si affidò a copisti per avere in collezione un esemplare dell’incisione desiderata. Lungo il percorso espositivo è pertanto possibile confrontare quanto prodotto personalmente da Rembrandt con le copie piuttosto che con le opere prese come modelli di riferimento, in primis quelle di Albrecht Dürer (1471-1528): il maestro olandese era solito frequentare le aste ed acquistare serie complete di autori delle epoche precedenti per collezionarle e studiarle. In realtà Rembrandt comprava anche i propri fogli per ridurre il numero degli esemplari numerati in circolazione e, quindi, farne aumentare il prezzo; all’epoca, a prescindere da questo escamotage, era un artista dalla fama indiscussa, conteso dai collezionisti e dai mecenati, sia per i suoi dipinti che per le sue incisioni di cui controllava personalmente le fasi di stampa, cronometrando i tempi di immersione negli acidi ed intervenendo poi con puntasecca e bulino per conseguire un prodotto finale che al tradizionale bianco e nero unisse tutta la gamma dei grigi per ottenere quel sublime gioco di ombre che lo hanno reso celebre. La sua perizia come grafico è, se possibile, superiore a quella di pittore, come le tavole in mostra chiaramente denunciano, a iniziare dallo spettacolare autoritratto con la sciarpa al collo del 1633 col viso in completa ombra su cui spicca il bianco degli occhi. Gli autoritratti ci accompagnano nelle varie fasi della sua vita, consentendoci di leggergli in volto la fortuna dell’inizio carriera piuttosto che la stanchezza dell’età matura che lo trova ancora indefessamente al lavoro dopo lutti e sventure finanziarie.
Nutrito è il corpus dei ritratti a personaggi di spicco della società borghese, dove il soggetto compare circondato dagli strumenti della professione e con le insegne del suo status sociale; in questa sezione è maggiormente evidente il fenomeno delle copie di epoche successive.
Intense le rappresentazioni di episodi biblici, nel caso della composizione Gesù caccia i mercanti dal tempio è possibile confrontare la rappresentazione del Cristo – postura ed espressione – con quella che ne fece Dürer un secolo prima e con la copia eseguita pochi anni dopo di cui è presente anche la lastra in rame da cui è stata ottenuta. Ammutolisce infine il livello di raffinatezza raggiunto, sia nei tratti che nella qualità del chiaroscuro, l’acquaforte Cristo guarisce gli infermi altrimenti nota come La stampa da cento fiorini, datata 1649, che da sola vale la visita.
L’allestimento è essenziale e discreto per permettere di far risaltare l’architettura voltata delle Scuderie che si trovano sotto il Castello Visconteo; i due colori scelti per i pannelli espositivi, unitamente al loro diverso orientamento, evidenziano le diverse sezioni della mostra e scandiscono il percorso di visita. Risulta divertente l’utilizzo, per l’illuminazione puntuale di ogni singolo foglio, della Tolomeo, la lampada da tavolo disegnata da Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, premiata nel 1989 col Compasso d’Oro: sembra alludere in maniera dissacratoria alla bottega d’artista.

Silvana Costa

La mostra continua:
Scuderie del Castello Visconteo di Pavia
Viale XI febbraio 35 – Pavia
Orari: Martedì, mercoledì, venerdì: 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
Sabato, domenica: 10.00 – 13.00 e 14.00 – 20.00
Giovedì: 10.00 – 13.00 e 15.00 – 21.00
Lunedì chiuso
www.scuderiepavia.com

Rembrandt. Incidere la luce. I capolavori della grafica
aperta sino a domenica 1 luglio 2012
A cura di Laura Aldovini
Promossa da Comune di Pavia
Partnership istituzionale Provincia di Pavia
Produzione e organizzazione Alef – cultural project management
Catalogo Silvana Editoriale
Biglietti intero 7,00 euro – ridotto 5,00 euro – convenzionati 6,00 euro
Prevendita: vivaticket

Prossima tappa della mostra:
Scuderie del Castello di Miramare di Trieste
Da sabato 7 luglio a domenica 7 ottobre 2012

Didascalie:
Autoritratto con la sciarpa al collo , 1633 – Acquaforte, mm 122×103
Cristo guarisce gli infermi o La stampa da cento fiorini , 1649 ca. – Acquaforte, puntasecca e bulino, mm 284×399
La resurrezione di Lazzaro , 1632 ca. – Acquaforte e bulino, mm 379×261