(Rompere il) religioso silenzio

Al Cinema Teatro Lux di Pisa, un’anteprima nazionale del Circo della Fogna.

Stasera abbiamo scelto di tenerci lontani dal classico teatro che conosciamo bene. Lasciamoci precipitare nel vivo fermento della città, tra le piazze notturne e le osterie discrete. Ed è laggiù, in quel brulichio, che prende vita il Cinema Teatro Lux.
Giunto alla nostra generazione dopo una lunga serie di trasformazioni e riadattamenti, questo spazio si caratterizza innanzi tutto come punto d’incontro e comunicazione, capace di calare il visitatore in un ambiente profondamente amichevole e familiare: al Lux non si avverte il noto senso di straniamento nel quale si incorre spesso negli edifici teatrali canonici. Eppure, cosa non indifferente, la struttura del luogo ha cambiato il proprio aspetto, adattandosi alla tipologia di spettacolo che si trovava a mettere in scena. In pratica, è come se lo stesso Lux si atteggiasse a manifestazione artistica. Si poggia un piede sul primo gradino, si pensa: “Sto andando a teatro” e, senza rendersene neppure conto, si è già sul palcoscenico.
Una premessa che occorreva. Adesso, i fatti.
Sabato 17 gennaio. Dice la Bibbia che il buon osservatore della legge divina ha da astenersi dal lavoro. Ebbene, quale momento migliore per impegnarsi in un’anteprima teatrale, per giunta incentrata sulla figura del Messia? Tutto ciò è perfettamente in tema, tanto con lo spettacolo, quanto con il luogo che, devastato nel recente passato dalla dittatura fascista, è ora percepibile come uno spazio liberato, privo di dogmi.
L’opera si intitola In religioso silenzio. Produzione del Circo della Fogna, in collaborazione con The Thing Promozione Eventi, questa prosa rompe con foga dissacratoria il silenzio che cita nel titolo, producendo una satira che è come un fiore carnivoro, apparentemente ingenua ma profondamente mordace.
Siamo in un’epoca che può dirsi contemporanea, o semplicemente fuori dalla cronologia umana. Già prima che lo spettacolo abbia inizio la quarta parete è sfondata, ma all’inverso: non è lo spettacolo a invadere il piano reale, ma il pubblico a essere preso per un braccio e trascinato nella finzione – dato che su ogni sedia della tribuna c’è un foglio e su ogni foglio il medesimo messaggio, anonimo. L’oggetto? “Waiting for the resurrection of the flesh“. Il telegramma avverte: “[…] rubare per un futuro migliore […] andate al camposanto, le guardie dormiranno […] prendete il cadavere […] in cambio del corrispondente denaro“.
L’obiettivo è il furto, il furto del Messia. Tito e Dodo, i disoccupati, interpretati da Alberto Ierardi e Giorgio Vierda, sono gli incaricati del crimine. Rubare per inscenare una resurrezione: se così fosse andata realmente, come lo stesso Vangelo suggerisce in certi passi (ma liquidando il tutto come voci di increduli), non significherebbe altro che: “La più grande storia che sia mai stata raccontata è in realtà una menzogna”, come dichiara gravemente Sir Leigh Teabing nel Codice Da Vinci.
Ma In religioso silenzio non è una semplice manciata di sabbia negli occhi del credente. Se il Circo della Fogna si limitasse a questo non avrebbe conseguito il Premio Spirito Fringe 2013. In questa rappresentazione artistica si satirizza un intero sistema che pretende di associare alla religione una forma di potere sociale ed economico: e, difatti, il corpo di Cristo deve essere venduto, venduto a peso d’oro. L’Agnello di Dio, più che sacrificato, è anche macellato e riposto nel freezer.
Eppure, qualcosa va storto: il corpo non c’è più. E, contrariamente a quanto ciascuno si aspetterebbe, nessuno suppone un’effettiva resurrezione: qualcuno deve aver saccheggiato il corpo per primo. Gli unici a concepire l’eventualità del miracolo sono i media, che cercano costantemente l’evento succulento che venda pubblicità all’audience. Eppure, si vede da lontano che neppure costoro credono nella resurrezione. E, mentre Tito e Dodo progettano il suicidio per risparmiarsi l’annunciata “morte per crocefissione” (del messaggio anonimo) che spetterebbe loro in caso di fallimento, un incidente uccide Tito, mentre una soluzione si profila per Dodo: consegnare il cadavere dell’amico in vece di quello del Messia. E pochi colpi di rossetto sono più che sufficienti per simularne le stigmate e la ferita al costato.
A commentare la storia, una sorta di play within the play (letteralmente “finzione dentro la finzione”), i due narratori, autentici alter-ego di Tito e Dodo, con i quali si scambiano le parti e i costumi, giocando irriverentemente alla costruzione di una favola velenosa.
La vicenda è arricchita dalla presenza di due sequenze video, una a rappresentare l’universo onirico dei personaggi dormienti (i due che si riparano sotto ombrelli dalla incessante pioggia di banconote); l’altra, meno surreale, per parodiare  un servizio mediatico sulla sparizione di Cristo, nel quale si citano anche gli immancabili commenti di iloti, farisei e Pilati vari su Facebook e Twitter.
Quanto alla forma comunicativa, tutto lo spettacolo è sostenuto da dialoghi e gag, come già detto, apparentemente ingenui, rappresentando personaggi semplici, goffi, meno profondi o intelligenti di quanto effettivamente siano. Così il messaggio critico e potenzialmente rabbioso scivola sotto una rappresentazione più delicata, che non intacca la dignità dell’affermazione chiave (quanto i nostri credo tornino a vantaggio di coloro che esercitano il potere) e getta sull’intero spettacolo quell’idea di verità sussurrata che fa di un’opera una bella manifestazione artistica.
Concludendo, In religioso silenzio è uno spettacolo in grado di distinguersi per la freschezza e l‘irriverenza ben dosata che lo caratterizzano, senza scivolare mai nel banale. Una fiducia in più da riporre nelle nuove generazioni di artisti.
Spettacolo concluso.
Torneremo.

Sharon Tofanelli

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Cinema Teatro Lux

Pisa
sabato 17, ore 21.00 e domenica 18 gennaio, ore 17.30

In religioso silenzio
da una collaborazione tra The Thing Promozione Eventi e il Circo della Fogna (Alberto Ierardi e Giorgio Vierda)