Safari pomodoro

La stand-up tragedy portata in scena da Michele Costabile conduce in un viaggio nell’orrore di uno stabilimento dedicato alla trasformazione dei pomodori, tra lavoratori sottopagati, misure di sicurezza opinabili e condizioni igieniche deplorevoli. Una storia di fantasia che affonda saldamente le radici nella realtà come sperimentato in prima persona dall’attore.

Davanti a una pizza appena sfornata in quanti si interrogano sulle origini degli ingredienti? Quanti, per esempio, si chiedono che percorso compia il pomodoro dal campo alla tavola e cosa ci sia dietro? Se siano state rispettate tutte le norme igieniche nel ciclo di lavorazione? Se siano stati tutelati gli operai?
La risposta è: in pochissimi. È tuttavia per rispondere a questi pochi e per rendere partecipi anche coloro che tali domande non se le pongono che Nicolò Sordo scrive Safari pomodoro. Una stand-up tragedy. Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale lo scorso 8 ottobre al Teatro Elfo Puccini di Milano e le repliche proseguiranno per un mese intero, sino a domenica 8 dicembre.
In scena, diretto da Elio De Capitani e Alessandro Frigerio, Michele Costabile veste i panni di uno dei tanti operai generici assunti da una grande industria conserviera della pianura padana per la stagione estiva. Lo spettacolo è spietatamente crudo e brutale nel descrivere metodi di produzione che, alla pari dei pomodori, spremono la forza lavoro in nome del profitto. Brutale come nella migliore tradizione della stand up comedy; brutale come la verità che si finge sempre di non sapere.
La drammaturgia è sviluppata da Nicolò Sordo a partire dagli appunti dello stesso Costabile che nell’estate 2020 lavora in un conservificio del Nord Italia come operaio generico addetto al ciclo di produzione della passata di pomodoro. L’attore, assunto come il protagonista di Safari pomodoro nonostante non abbia alcuna esperienza lavorativa nel settore, ricopre diverse mansioni all’interno dello stabilimento, prendendo atto di tutte le fasi del processo produttivo e delle problematicità connesse a ciascuna di esse.
Problematicità è – come facilmente intuibile – un educato eufemismo per alludere a ritmi di lavoro pressanti, mansioni pesanti e pericolose, svolte con dispositivi di protezione insufficienti a tutelare l’incolumità dell’operaio, condizioni igieniche precarie e l’opinabile consuetudine di mischiare materia prima locale con altra di origine estera.
La narrazione è sincopata, a richiamare la veloce successione delle fasi di un ciclo produttivo che non si deve mai interrompere o inceppare, per garantire che dal momento della raccolta dei pomodori al confezionamento del prodotto finito non trascorrano che poche ore. Il tono di Michele Costabile trasuda tutta la rabbia per l’esperienza vissuta, per lo squallore di un sistema produttivo che dovrebbe essere uno dei vanti del made in Italy e, soprattutto, per lo sfruttamento della manodopera stagionale.
Costabile fa rivivere attraverso il racconto i colleghi incontrati in quelle settimane di lavoro, persone umili, per cui i pochi soldi guadagnati in cambio di tanta fatica costituiscono una boccata d’ossigeno, o ambigui individui che al bullizzare gli altri operai associano loschi traffici. La fabbrica può dunque essere paragonata alla savana dove convivono animali mansueti e feroci predatori, come osservato dal protagonista nel vantarsi di aver compiuto tempo prima un safari con la famiglia. È un ambiente dove vige una rigida catena di comando tra le cui maglie il personaggio di Michele Costabile impara ben presto a muoversi, salendo velocemente i gradini della scala gerarchica grazie a una serie di bugie ben raccontate. Bugie raccontate tanto ai colleghi quanto a chi lo aspetta a casa interrogandosi su cosa lo abbia spinto a compiere siffatta esperienza.
È bravo a raccontare Michele Costabile, trascinando il pubblico all’interno tra i vari reparti produttivi, obbligandolo ad aprire gli occhi sulle moderne forme di schiavitù praticate a due passi da casa. Un sistema che, nel momento in cui la forza lavoro dovesse ribellarsi, rischia di saltare in aria e bloccarsi. L’attore è inarrestabile in scena, quasi mosso dalle stesse scariche di adrenalina del protagonista della storia – e ci si ferma qui, non volendo disquisire su quali “vizi” lo abbiano spinto a cercare questo lavoro per pagarli invece di andare in ferie. Resta invece al pubblico stabilire a fine rappresentazione se sia il coraggio o la disperazione a indurlo a trovare dentro di sé la spinta  necessaria per smuovere i pesanti sacchi di sale, per sopportare il caldo delle tute protettive – dalla dubbia efficacia – o per avventurarsi a mani nude tra gli ingranaggi delle macchine per rimuovere i residui di pomodoro che le inceppano.
Nessun dubbio invece sulla bravura di Michele Costabile che per oltre un’ora racconta la storia con quel tono sospeso tra la feroce denuncia del sistema capitalistico e il cinismo della stand-up comedy.
L’invito è sicuramente quello di prenotare immediatamente i biglietti per Safari pomodoro ma pure a raccontarci sui social di Artalks se, dopo aver assistito allo spettacolo, sia ancora possibile mangiare una pizza con la serenità di sempre.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini Sala Bausch
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 8 dicembre 2024
www.elfo.org

Safari pomodoro
Una stand-up tragedy
di Nicolò Sordo
regia Elio De Capitani, Alessandro Frigerio
con Michele Costabile
luci Nando Frigerio
suono Emanuele Martina

produzione Teatro dell’Elfo
con il sostegno del MiC e di SIAE
nell’ambito del programma Per chi crea

durata: 1 ora e 15 minuti
prima nazionale