In esclusiva toscana, i Naturalis Labor portano il tango a teatro. Al Verdi di Pisa continua l’innovativa Stagione di danza.
Di nuovo al Verdi. Protagonista la danza. Stasera meno classici, più impetuosi. Il palcoscenico sta bruciando, le luci si arroventano, scorre il sangue e volano le suole come in un turbine. Questa è la danza dei titani, che hanno di divino forza e ambizioni. In una parola: il tango. Giovedì 12 febbraio, ore 21.00. E stasera, signori, è di scena Romeo y Jiulieta Tango.
Fa sempre piacere vedere un classico riproposto – soprattutto un classico di questo calibro. Regia e coreografia firmate da Luciano Padovani per questi amanti di Verona che, ancora una volta alla ribalta, sono spogliati della parola shakespeariana e ridotti a pura essenza fisica. Al pubblico si offre la semplicità paradossalmente complessa del teatro-danza: un grido muto, un sussurro assordante. E in Romeo e Giulietta, dove Eros e Thanatos s’intrecciano incessantemente, il tango argentino trova il suo naturale sbocco.
Prima dello spettacolo, una felice presentazione, quella del libro di Elisa Guzzo Vaccarino, Il Tango, dedicato al ruolo sociale di questa danza passionale e dalla lunga storia. Accompagnato da una selezione di video, il convegno spiega come quest’arte sia basata sul gioco dei ruoli – ruoli dove l’elemento erotico è predominante, caratterizzati dalla forte presenza maschile e dalla capacità di seduzione muliebre. Tra aggressività e amore carnale, il tango argentino si diffonde originariamente in Europa nella versione British – più castigata, ritmica, quasi rigida, portatrice di valori connessi con la gelosia e il possesso della donna, più che la sua seduzione. A volte parodiata, questa variante da sala, maggiormente atta a descrivere battaglie piuttosto che conquiste passionali, non è stata dimenticata dall’autrice, così come le varie contaminazioni esercitate sul tango dagli altri stili; dalla danza classica, in primis, o dai vari esperimenti che hanno visto il tango rinchiuso in spazi volutamente angusti, onde evidenziare il profondo senso di claustrofobia e invasione che lo caratterizza. Presente anche uno studio sui ruoli maschio/femmina, stravolti mediante l’utilizzo di coppie unisessuali, truccando e vestendo il tanguero da donna. Interessante anche l’analisi della danza come fenomeno comunitario – quasi tribale – che vede donne e uomini muoversi in schiere compatte e coordinate, simili a squadroni militari che si fronteggino in attesa della battaglia.
Questa è anche l’atmosfera del conflitto Montecchi/Capuleti, dove regna un antagonismo ormai emblematico nella cultura occidentale – soffusa però di una sensualità che definiremmo tattile. Su di una ribalta divisa in due, il bandoneon delinea uno scontro tra Montecchi tangueri e femmine Capuleti, protagonisti di una danza crudele, a tratti marziale – come nella tradizione britannica. Quale sfondo della tragedia, i faziosi in lotta incorniciano l’amore dei ragazzi – rappresentato come una escalation erotica che, dapprincipio timida e dai tratti sognanti, culmina prima nel matrimonio consumato, e poi nella morte. E se è vero che il tango è “un pensiero triste che si balla” (Enrique Santos Discépolo), in Romeo y Jiulieta Tango, ritroviamo questa definizione decuplicata, forte di quell’implicito senso di morte e profonda agonia che accompagna l’amore – il primo, in special modo. Sotto quest’ottica, la morte di Giulietta è ben più che compresa: è dovuta – è la pagliuzza che avvampa e che non può che consumarsi; e, nel senso più autentico del termine, è un orgasmo.
Nello spettacolo, si può forse rintracciare anche la caratteristica della moltiplicazione del personaggio: talvolta, infatti, abbiamo il resto della Compagnia che si cimenta nei medesimi passi dei protagonisti – esecutori di uno stile simile, anche se non uguale. E si deve rilevare altresì la sparizione dei celebri amanti nel tumulto del gruppo – un gruppo che fagocita e separa.
Molto apprezzata la scenografia decisamente minimalista che, oltre a concentrare l’attenzione sui danzatori, scongiura l’eventualità di soluzioni pacchiane o dispersive. Unici elementi scenici, la luce e la porta, grande oggetto dinamico che segna il passaggio da una scena all’altra (è sufficiente ruotarla per mostrare allo spettatore un diverso scenario), nonché dalla vita alla morte (l’ultima scena la vede rovesciata al suolo, ridotta a maceria). La medesima porta fa anche le veci dell’ormai fin troppo famoso balcone, felicemente reinterpretato e “superato”: difatti, Giulietta tanguera scavalca il balcone e si congiunge a Romeo. Particolarmente intensa è la pantomima del matrimonio, nella quale la passione degli amanti prende un tale sopravvento da schiacciare l’officiante Frate Lorenzo, frapposto tra i due, e creare un breve gioco a tre. In forte climax ascendente anche il ballo mascherato, caratterizzato dall’azione di Mercuzio e della Balia che, entrambi ubriachi, si lasciano attrarre l’uno dall’altra, in un crescendo di tensione che porterà Romeo e Giulietta al fulminante incontro.
In sintesi, uno spettacolo affascinante, alleggerito dai classici substrati che talvolta appesantiscono l’opera del Bardo. Notevole la presenza del Tango Spleen Cuarteto e della sua musica dal vivo – che non può che migliorare una perfetta esecuzione.
Dopo lo spettacolo, in sala Titta Ruffo, si è tenuta una milonga, in collaborazione con il Centro Nagual di Pisa.
Sharon Tofanelli
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Verdi
via Palestro, 40 – Pisa
giovedì 12 febbraio, ore 21.00
www.teatrodipisa.pi.itRomeo y Julieta Tango
Compagnia Naturalis Labor
coreografie e regia di Luciano Padovani
danzatori Matteo Antonietti, Ludovica Antonietti, Marcelo Ballonzo, Tobias Bert, Jessica D’Angelo, Loredana De Brasi, Giannalberto De Filippis, Elena Garis, Silvio Grand, Elisa Mucchi, Marco Pericoli e Selene Scarpolini
musiche di tango eseguite dal vivo da Tango Spleen Cuarteto – Mariano Speranza (pianoforte e direzione), Francesco Bruno (bandoneon), Andrea Marras (violino), Gian Luca Ravaglia (contrabbasso)
musiche di tango di Piazzolla, Speranza, Calo, Mores e Quartango
musiche di Richter, Rachel’s, Sollima, Purcell e Westhoff
costumi Lucia Lapolla
scene Antonio Panzuto
luci Carlo Cerri
una produzione Naturalis Labor
con Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Verdi di Pisa, Teatro La Fenice di Sinigaglia/Amat
con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Veneto, Arco Danza, Provincia di Vicenza e Comune di Vicenza
www.naturalislabor.it