Giunge alla quarta edizione il Festival Internazionale della fotografia, diretto da Luca Venturi.
C’è il bianco e ci sono gli occhi. Occhi angosciati, scrutanti, alle volte svagati. Sono gli occhi del mondo – affacciato alla parete, schiacciato il naso sulla demarcazione che chiude l’immagine in se stessa. C’è il mondo impresso e noi che lo guardiamo. E il bianco di un muro che non concede sentimentalismi.
Siena, ex Distilleria. Una novità, si legge sul comunicato stampa. Un contesto rigoroso, pallido, industriale, se è vero che, per sintetizzare al meglio una rappresentazione così variegata, lo spazio non poteva avere altra scelta che l’annullamento di se stesso. Questa è Beyond the Lens, la mostra principale. Il SIPA (Siena International Photo Awards) espone qui i centoquarantatré fiori del suo prezioso bouquet; parliamo di quarantotto fotografi dalle sedi più disparate, con l’obbiettivo su dieci temi diversi – ognuno coi suoi primi tre classificati; parliamo di una cernita complessa, per una giuria alle prese con quarantottomila soggetti rappresentati, che spaziano dalla fascinazione per l’umanità, Sport in azione, Persone e volti accattivanti…, a quella per le meraviglie naturali, Animali nel loro ambiente naturale, Viaggi & avventure…; tutto ciò nel segno di un occhio che, tradendo la freddezza della macchina, palesa sempre un’indole curiosa e incantata. Così è la fotografia: si diventa l’obbiettivo e lo si combatte al contempo.
Opere come Every breath you take, di Klaus Lenzen, primo classificato nella categoria Libero colore – paradossalmente grigia: la giustapposizione di trentacinque scatti rende l’avanzata sofferente di un gruppo di nuotatori, immortalati dall’alto nel corso di una competizione sportiva. Una sofferenza implicita, come il senso di sconsolatezza che pervade i bruni di Ethiopia, in cui David Nam Lip Lee imprime i lineamenti di un bambino Suri, preso tra i bracciali delle donne come nelle sbarre di una cella consunta. Ed è forte la preoccupazione per la sopravvivenza di una cultura variegata, ma minacciata e fragile. Cultura, poi natura: realtà incantevoli che il fotografo cattura, siano esse divampanti di colore o filtrate dal monocromo – per il quale esiste una categoria a parte, alla pari con gli Under 20, anche loro ospitati in uno spazio personale.
Avanzando da immagine a immagine, si arriva presto alla stanza d’appendice, dedicata allo story-telling. Espresse in decine di scatti, le vicende di singoli individui o popoli interi si dispiegano sulla parete: il dramma delle mezze vedove del Kashmir, segregate nelle proprie dimore e depauperate di qualsiasi valore; il viaggio di Tariq Zaidi tra le notti della Corea del Nord, cercando di scoprirne il viso artefatto, celato allo sguardo degli stranieri; e le baracche di Kinshasa e Brazzaville, dove a rinfrancare dalla povertà è il movimento dei sapeur, lavoratori di giorno e dandy al calar del sole.
La vittoria va a David Chancellor. Trophy hunting – Should we kill animals to save them? è la sua riflessione sul controverso fenomeno della caccia e del bracconaggio. E se grottesco è lo stridore tra l’animale straziato e la gioia composta del cacciatore, costretti insieme nella medesima immagine, non vi è proprio alcuna incoerenza nel pianto di Battle Victim, una memoria del Bangladesh ricondotta a riva dallo scatto di K. M. Asad, che s’impone nella mostra come Photographer of the Year. E dopo tanto colore, sugli occhi della piccola profuga lo spettro cromatico si raggela. Il grigio centrato dell’iride trattiene il visitatore sull’ultimo passo, rendendo difficile andarsene.
Interviste su schermo affondano nella poetica dei fotografi, in una stanza a parte. Per chi lo volesse, l’esposizione continua al Liceo Duccio di Buoninsegna, con la prospettiva aerea di Ski’s the limit; o alle Logge del Papa, dove il focus è sull’umanità di Tariq Zaidi con Capturing the human spirit. E se Siena, scrive Venturi, può fregiarsi del titolo di “città della fotografia”, ancora una volta ci è dato di constatare l’ovvio: non c’è patria per l’obbiettivo; non c’è patria per la più completa definizione di libertà.
Sharon Tofanelli
L’esposizione continua:
SIPA – Siena International Photo Awards 2018
Siena, varie location
fino a domenica 2 dicembre
https://sipacontest.com/Beyond the Lens
Ex-distilleria “Lo Stellino”
via Fiorentina, 95
orari: ven, dalle 15.00 alle 19.00; sab, dom e festivi, dalle 10.00 alle 19.00
Sky’s the Limit
Liceo Artistico “Duccio di Buoninsegna”
piazza Madre Teresa di Calcutta, 2
orari: ven, dalle 15.00 alle 19.00; sab, dom e festivi, dalle 10.00 alle 19.00
Capturing the Human Spirit
Le Logge del Papa
orari: ven, dalle 15.00 alle 19.00; sab, dom e festivi, dalle 10.00 alle 19.00
ingresso gratuito