Il trionfo del Dio Denaro

È in scena al Teatro Astra di Torino un testo firmato da Marivaux mai rappresentato prima in Italia. Beppe Navello, rispolverando la tradizione del vaudeville, dirige con garbo e ironia un delizioso  atto unico interpretato da sette giovani promesse del teatro italiano, accompagnate da musiche eseguite dal vivo da archi, ottoni e un soprano.

Beppe Navello, noto al pubblico di Artalks nella veste di direttore artistico della rassegna Teatro a Corte (leggi l’intervista), scopre per la prima volta  Le Triomphe de Plutus di Marivaux nel 1997-98 e ne resta affascinato. Da allora si spende – mai termine potrebbe essere più appropriato, visto l’argomento della commedia – per portarlo in scena. L’opera, mai rappresentata in Italia, né tantomeno tradotta, viene continuamente respinta, vuoi perché si tratta di un esile atto unico, vuoi per l’esplicita condanna di una società ormai corrotta dal denaro in cui, ahimè, si possono riscontare tante – troppe – imbarazzanti analogie con la nostra epoca.
Marivaux scrive la pièce nel 1728: in Francia è ancora vivo il ricordo di Luigi XIV, il re che ama paragonarsi ad Apollo, il dio del Sole attorno cui ruotano tutti i pianeti, morto poco più di una dozzina d’anni prima. Nella reggia di Versailles, riccamente decorata con i cicli mitologici dell’antica Grecia, nobili e funzionari, in un’insensata lotta per il potere, portano la corruzione a livelli sino ad allora impensabili, accelerando vertiginosamente il susseguirsi di vicende che culminano, pochi decenni dopo, nella rivoluzione. Navello, come racconta nella premessa de Il Trionfo del Dio Denaro, uscita in questi giorni in libreria, rimane colpito dalla «straordinaria, esemplare efficacia nel rappresentare in modo fulmineo la capacità corruttiva del denaro e, come succede spesso ai grandi classici, nel far traspirare dalle parole un’aria di sempiterna contemporaneità». La traduzione che ha consegnato alle stampe – e all’interpretazione di un giovane gruppo di attori – è filologicamente corretta, fedele al testo originale che racconta di una scommessa proposta da Plutone ad Apollo. Come sempre accade, quando due divinità dell’Olimpo si sfidano, ci vanno di mezzo gli esseri umani e, anche questa volta, le cose non saranno differenti.
Plutone (Alberto Onofrietti), offeso perché Apollo (Camillo Rossi Barattini) considera i suoi modi rozzi e assolutamente inadatti a conquistare un’innamorata, decide di vendicarsi di quella specie di biondo cicisbeo sfidandolo a chi otterrà la mano della bella Aminta (Daria Pascal Attolini). Le due divinità, sotto mentite spoglie, cercano di far breccia nel cuore della ragazza conquistando la collaborazione di Spinetta (Eleni Molos), la sua cameriera personale, e di Armida (Diego Casalis), il ricco zio. Saranno più efficaci i preziosi regali di Plutone o i raffinati componimenti di Apollo? Non vi vogliamo assolutamente svelare il finale, lasciandovi godere appieno delle astute macchinazioni del Dio Denaro, coadiuvato dal fedele Arlecchino (Stefano Moretti) che ben se ne guarda dal servire due padroni.
Il Trionfo del Dio Denaro è un delizioso atto unico, della durata di un’ora o poco più che, usando l’ancestrale espediente del racconto metaforico, seppure al momento scateni gran risate, riesce a veicolare meste considerazioni sulla nostra attualità. Non è un caso se per la scena del banchetto finale, dopo una lunga serie di auree citazioni, Beppe Navello affondi le mani nella cultura pop-trash degli anni Novanta ed evochi i fasti avidi e boccacceschi degli spettacoli del Bagaglino. In fondo, una delle battute chiave del testo è il complimento rivolto da Spinetta a Plutone, lieta delle monete ricevute da costui come incentivo per ben disporre la padrona nei suoi confronti. «Ma guarda un po’; quando vi ho visto, la vostra fisionomia mi è sembrata delle più comuni e le vostre maniere idem; ma quando ho cominciato a conoscervi, mi siete apparso tutto diverso, mi sembrate quasi piacevole, e da domani vi troverò affascinante; per lo meno, dipende da voi».
Siamo in imbarazzo nel non riuscire a classificare Il Trionfo del Dio Denaro se non con il termine riduttivo di favola, tanti sono i generi che si intrecciano sul palcoscenico, attraversando trasversalmente la storia del teatro ed evocando le compagnie dell’epoca, composte da saltimbanchi esperti in recitazione, acrobazie e prestidigitazione. Al giovane cast sul palco il regista non risparmia nemmeno l’esibizione in una prova di canto: Germano Mazzocchetti ha rispolverato per l’occasione le musiche barocche scelte da Marivaux per accompagnare la rappresentazione, conferendo loro uno scoppiettante ritmo da operetta. La bella voce di Cristiana Arcari, supportata dalle musiche eseguite dal vivo, trascina seco quelle degli attori che abbandonano il recitato per il canto. Affinché la musica non distragga il pubblico dal testo, Arlecchino si premura di srotolare il telo con le parole, invitando il pubblico, più che a cantare con gli artisti in scena, a leggerle con cura, meditando sul grottesco degrado di questa nostra modernità.
La messa in scena brilla anche per lo straordinario contributo apportato dallo staff tecnico, a iniziare dalla straordinaria scenografia ideata da Francesco Fassone ispirandosi al corpo centrale della Palazzina di Caccia di Stupinigi, capolavoro architettonico progettato da Juvarra proprio negli anni in cui Marivaux scrive Il Trionfo del Dio Denaro.
Ci sembra che la costanza dimostrata da Beppe Navello nel perseguire l’dea di portare in scena questo spettacolo, affidandolo a sette giovani talenti del teatro italiano (alcuni già ammirati, sotto la sua direzione, in precedenti spettacoli), sia stata ampiamente ricambiata dall’entusiasmo con cui il pubblico ha seguito e applaudito ogni singola battuta. Seduti in platea ci è sembrato di cogliere il frutto dei tanti anni trascorsi a sognare questo debutto, impiegati non solamente a cercare l’occasione giusta per produrre l’opera ma pure per provare nella mente, mille e mille volte, ogni battuta, ogni movimento coreografico, ogni trucco scenico sino a raggiungere il perfetto equilibrio tra cinismo e poesia.

Silvana Costa


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Lo spettacolo continua:
Teatro Astra
via Rosolino Pilo 6 – Torino
fino a giovedì 12 febbraio 2015
orari: martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 21.00 / mercoledì ore 19.00 / domenica ore 18.00
http://fondazionetpe.it
 
Trionfo del Dio Denaro
di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux
regia di Beppe Navello
con Daria Pascal Attolini, Diego Casalis, Riccardo De Leo, Eleni Molos, Stefano Moretti, Alberto Onofrietti, Camillo Rossi Barattini
musiche eseguite dal vivo da Cristiana Arcari, Andrea Bianchi, Diego Losero, Andrea Maffolini
musiche Germano Mazzocchetti
scene Francesco Fassone
costumi Augusta Tibaldeschi
coreografie Paolo Mohovich
luci Marco Burgher
assistente alla regia Andrea Borini  
assistente alle scene Alice Delorenzi  
assistente ai costumi  Alice Delfino, Roberta Vacchetta
prestidigitazione Marco Aimone
acrobatica Gabriele Giuliani
direttore di scena e tecnico luci Pietro Striano
capo elettricista Mauro Panizza  
movimenti di scena e capo macchinista Pey
tecnico di palco Paolo Raimondo
foto di scena Lorenzo Passoni  
Fondazione Teatro Piemonte Europa con il sostegno di Banca Del Piemonte

Pierre de Marivaux
Il Trionfo del Dio Denaro
traduzione di Beppe Navello
Lantana editore, 2015
pagine 65
prezzo: 10,00 Euro
www.lantanaeditore.com