La recente fatica letteraria di Stefano Zuffi mostra come i corsi e ricorsi storici accomunino sorprendentemente tra loro le vite di Raffaello e Mozart, due geni artistici universalmente noti e amati.
Stefano Zuffi è uno dei più importanti storici italiani dell’arte in attività e vanta un curriculum costellato di mostre e volumi, dedicati principalmente al periodo tra Rinascimento e Barocco. È conosciuto al grande pubblico soprattutto per la capacità di avvicinarlo a Maestri del calibro di Caravaggio, esponendo con semplicità gli esiti di meticolose analisi storiche, artistiche e scientifiche sulle loro opere più celebri, svelandone tecniche e peculiarità.
Il suo nuovo libro, Eterni ragazzi. Raffaello e Mozart due vite allo specchio, sin dal formato si presenta diverso dal solito tomo d’arte. Di dimensioni tascabili, con accattivante stile narrativo intervallato da citazioni degli stessi protagonisti, di personaggi coevi o di illustri storici, si sofferma sui sorprendenti parallelismi tra questi due indiscussi talenti “divisi da 273 anni e 759 chilometri, compreso l’attraversamento delle Alpi” (pag. 27).
Il volume, sebbene non nasca con l’intento di inserirsi nella scia delle iniziative volte a ricordare nel 2020 il cinquecentenario della morte di Raffaello, finisce tuttavia per collocarsi tra questo altisonante anniversario e la commemorazione nel 2021 dei 230 anni della scomparsa di Mozart.
L’incedere colloquiale rende Eterni ragazzi una lettura lieve e piacevole che induce a ri-scoprire opere note cogliendone nuove sfumature. Una riscoperta da cui i lettori non possono che trarre giovamento in virtù del potere consolatorio dell’arte, riconosciuto da illustri psichiatri e ribadito da Zuffi prendendo a prestito un celebre passaggio della lettera scritta da Giorgio Strehler a Mozart nel 1991: “Viviamo tempi difficili, fratello, ma grazie a te non siamo disperati, con te possiamo combattere per un mondo migliore” (pag. 121).
In copertina un montaggio dei ritratti dei protagonisti suggerisce quell’affinità che Zuffi cerca di restituire capitolo dopo capitolo, mettendo a confronto vicende personali, ambientali e storiche oltre a sfatare leggende e luoghi comuni. Sono 16 i capitoli in cui si articola Eterni ragazzi più una dettagliata Cronologia e una Nota conclusiva in cui l’autore propone testi per approfondire in modo più scientifico questi prodigi indiscussi dell’arte, morti poco più che trentenni all’apice di una straordinaria carriera. Capitoli monotematici che di volta in volta affrontano eventi biografici e aspetti caratteriali che sorprendentemente ricorrono sia in Raffaello sia in Mozart, dalla nascita alla formazione, dalle frequentazioni amorose al rapporto con il potere, dal denaro al suo impiego per progetti personali.
Raffaello Sanzio (1483/1520) e Johannes Chrisostomus Wolfgangus Theophilus Sigismundus Mozart (1756/91) sono entrambi figli d’arte il cui talento li porta ancora giovanissimi ad offuscare la fama del padre. Nati rispettivamente a Urbino e Salisburgo, città all’epoca piccole ma culturalmente vivaci, sviluppate attorno a una corte umanista che incentiva l’arte in ogni sua forma, i due giovani artisti partono ben presto alla conquista del mondo, seducendo i governanti e la nobiltà con il genio ma pure con i modi raffinati ed eleganti.
“Raffaello e Mozart lavoravano producendo capolavori quasi di getto, senza errori, ripensamenti, cancellatura; questa immediatezza, però, si fonda sulla grande padronanza delle tecniche nelle rispettive arti, acquisita fin da bambini ma costantemente esercitata e approfondita” (pag. 123). Dotati infatti dalla natura di capacità eccezionali, sono persone curiose del mondo, che si dedicano allo studio dell’antico e alla conoscenza dei contemporanei – e delle mode che cavalcano per incrementare la propria notorietà – amando più la compagnia di letterati e intellettuali della vita da cortigiano così ben descritta da Baldassar Castiglione, amico del pittore urbinate.
Raffaello e Mozart si trovano catapultati ancora giovanissimi nei centri nevralgici del potere delle rispettive epoche: il primo artista prediletto di papa Giulio II e del suo successore Leone X, il secondo apprezzato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Una condizione che ha innumerevoli pregi ma pure sgradevoli inconvenienti tant’è che Mozart – racconta Zuffi – discute sovente con il padre della necessità di lasciare il ruolo di violinista nell’orchestra del principe vescovo, che lo tratta sprezzantemente da inferiore, e mettere a frutto le proprie doti per ottenere gli onori che merita. Raffaello invece propugna la svolta sociale per gli artisti del disegno – pittori, scultori e architetti – che devono elevarsi da artigiani “al rango di attività “liberali”, in cui la manualità e la conoscenza delle tecniche vengono dopo il valore intrinseco dell’Idea, della mente creatrice. Per ottenere questo risultato, tuttavia, bisogna essere del tutto inattaccabili sotto gli aspetti tecnici e culturali delle rispettive discipline” (pag. 124).
Un’inattaccabile maestria che non viene meno neppure sul letto di morte dove, dilaniati da febbre, spasmi e tosse, trovano le forze per lasciare un ultimo capolavoro, inestimabile per quanto incompiuto: la Trasfigurazione collocata quale testata del letto su cui è composta la salma di Raffaello – poi completata da Giulio Romano, il più talentuoso dei suoi allievi – e il Requiem, eseguito durante la cerimonia commemorativa di Mozart organizzata il 10 dicembre 1791 nella chiesa di San Michele a Vienna.
Silvana Costa
Eterni ragazzi
Raffaello e Mozart due vite allo specchio
di Stefano Zuffi
Enrico Damiani Editore, 2020
208 pagine
prezzo: 16,00 Euro
www.enricodamianieditore.com